Ceres c’è e non molla, contro l’omofobia bisogno essere uniti

È facile scrivere belle parole contro l’omofobia, battersi con la penna affilata per fare una pacifica guerra a difesa dei diritti che tutti devono avere. Ci si batte per arrivare ad avere un paese più civile, più tollerante meno discriminante e poi, due giorni dopo la grande festa per la giustizia a Roma, leggo questo titolo “Roma, due ventenni pestati dopo il Gay Pride: «colpevoli» di indossare t-shirt arcobaleno”.
Questo è scoraggiante ragazzi miei, gli aggressori erano quattro coetanei, ragazzi incapaci di capire cos è la tolleranza, il rispetto e soprattutto la civiltà.
Fa venire da pensare che forse non succederà mai niente di buono, che tutto rimarrà invariato e che i pregiudizi delle persone sono talmente radicati dentro il loro essere che non si arriverà mai a diventare CIVILI. Perché essere civili non centra niente con “chi te la fai” ma per essere civili alla base bisogna “rispettare il prossimo”.

Nonostante lo sconforto iniziale per la brutta notizia appresa, ho poi pensato che dall’altra parte della medaglia ci sono ancora tantissime persone che invece continuano a essere innamorate della vita e della giustizia e amano la libertà, amano le persone tutte, amano far parte di un mondo in cui nessuno è chiamato fuori.
Allora a tutte queste persone io faccio un brindisi! E lo faccio con una Ceres che continua a sostenere la battaglia contro l’omofobia facendomi riflettere sul fatto che è essenziale non gettare mai la spugna, ma gettare le etichette. Ceres si è spogliata da ogni etichetta per inviare un messaggio diretto “Me la faccio con chi mi pare”!
Una strategia di maketing ironica ma al contempo pungente che arriva dritta al punto e non le manda a dire a nessuno.

Oggi ancora di più sostengo l’iniziativa di Ceres che con questa semplice immagine densa di significato, vuole non solo dimostrare la sua presa di posizione netta e chiara ma dare anche una scossa a tutti coloro che vivono di pregiudizi! #cerespride

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