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Le città Perdute, recensione del primo libro della trilogia Luna Nera di Tiziana Triana, presto anche su Netflix

Le città Perdute, il primo libro della trilogia Luna Nera di Tiziana Triana, edito da Sonzogno Editori, è un libro insolito che ammicca alla magia, ma, soprattutto, che racconta le differenze di genere in una chiave fantastica assolutamente inedita. Nell’Italia fatta di piccoli borghi del diciassettesimo secolo vive la giovane, appena sedicenne, Adelaide, per tutti Ade, la sua vita non è mai stata facile, tra la povertà sempre alle porte, il timoroso pregiudizio che accompagna l’unico adulto che si sia mai occupato di lei, nonna Antalia e il dramma di dover proteggere il piccolo e fragile fratellino Valente. La situazione già precaria degenera con la morte di nonna Antalia e l’inasprimento delle dinamiche tipiche di paese portano Ade ad una scelta drastica, dettata più dalla necessità di proteggere Valente e il suo segreto che dalla paura per la propria incolumità.

Il viaggio di Ade in un mondo ignoto, ma a cui la saggia nonna l’aveva già iniziata, comincia in una notte oscura preceduta da giorni ancora più oscuri in cui Torre Rossa, il suo villaggio, ha cominciato una radicalizzazione sempre più opprimente, soprattutto per chi come Ade è una ragazza sola e indipendente, così si affida alla guida delle Città Perdute, mistiche figure ribelli e indomabili.

Anche la grande Serra, un borgo medievale alle porte della Roma ecclesiastica, però, non è più il luogo sicuro in cui Ade poteva sperare di barattare il frutto del proprio lavoro con cibo per lei e Valente. Una scoperta amara anche per Pietro che, dopo aver trascorso del tempo all’università di Roma, rientra a Serra per scoprire un mondo ancora più chiuso e avviluppato in una mentalità retrograda e pericolosa in grado di incendiare gli animi dei suoi concittadini. A fomentare questo cambiamento è proprio il padre di Pietro, Sante, il quale non desidera altro che il figlio abbandoni gli studi di medicina e diventi il suo legittimo erede entrando nella compagnia dei Benandanti, retti e pii combattenti al servizio della volontà del Signore. Così s’incontrano Ade e Pietro, due giovani brillanti e caparbi, rifiutati dal loro paese natio proprio per la loro natura. Un bosco fa da culla a questo amore delicato e pericoloso, un amore fatto di messaggi segreti e paura sbocciato sullo sfondo di una Roma decadente, in cui il clero domina anime e politica.

L’ambientazione è proprio uno dei punti di forza di questo romanzo, in particolare colpisce la minuzia di dettagli con cui viene descritto il panorama ecclesiastico dell’epoca, dalla sua struttura piramidale alle più tetre ambizioni dei singoli prelati. Tiziana Traiana non si limita a descrivere un quadro sinistramente realistico delle dinamiche di potere, ma ne tratteggia con critica finezza anche gli intrighi più oscuri, che siano essi torbide storie di amanti o eresie fanatiche. La scrittura è fluida e precisa, soprattutto quando si tratta di descrivere tratti peculiari del tempo. Alcuni intrecci risultano un po’ forzati e annacquati, ma l’entusiasmo narrativo, la velocità con cui si svolgono le vicende e il tema centrale fanno passare questo piccolo neo in secondo piano. Il pregio maggiore è proprio il tema di fondo, l’oppressione delle donne che viene raccontato con cruda onestà dando l’idea dell’ingiustizia sfruttando proprio i personaggi che per primi la perpetrano.

Spesso i libri si dividono in libri sul passato, sul presente o libri sul futuro, Tiziana Triana in questo primo libro riesce a raccontare la Roma dell’inquisizione tratteggiando la realtà odierna e parlando a una generazione che deve ancora disegnare il proprio futuro.

Da questo libro Netflix ha girato una serie tv in uscita il 31 gennaio 2020 diretta da Francesca Comencini (già sceneggiatrice di Gomorra), Susanna Nicchiarelli e Paola Randi.

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