Cinema

L’Evenement un’esperienza che si fa libro, un libro che diventa un film premiato a Venezia. Recensione

L’Evenement è il film tratto dal romanzo omonimo di Annie Ernaux e diretto da Audrey Diwan premiato con il Leone d’Oro alla 78a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e interpretato da Anamaria Vartolomei.

Il film è approdato al festival Venezia a Napoli – il cinema esteso che vede, come ogni anno, una rassegna di alcuni film dell’ultima Mostra del Cinema, alcuni in anteprima rispetto all’uscita in sala.
L’Evenement ha chiuso la rassegna con una sala, quella dello storico cinema Astra, al 100% della capienza, esattamente un anno dopo le ultime chiusure delle sale causa Covid.

Chi ha già letto le opere di Ernaux sa bene che spesso l’autrice attinge dalla propria esperienza e che molte volte le storie che racconta sono autobiografiche o quantomeno si tratta di eventi di cui in qualche maniera è stata testimone.

Qual è dunque l’Evento di cui si parla nel titolo?

In italiano L’Evenement titola La scelta di Anne, già più chiaro, e si riferisce a un aborto. Siamo negli anni cinquanta, ma a giudicare dagli ultimi eventi storici potremmo anche essere nel 2021 e Anne, appunto, studentessa di letteratura all’Università scopre di essere incinta.
Non vuole tenerlo, vuole continuare a studiare e vuole diventare una scrittrice, un bambino la porterebbe fuori strada. Peccato che l’aborto sia una pratica illegale e che la maggior parte dei medici a cui si rivolge le dice chiaramente che non ha intenzione di aiutarla.
Da questo momento inizia per Anne un incubo che sembra non avere fine, fino a quando la ragazza attraverso un compagno di corso non arriva a un’altra ragazza che ha avuto lo stesso problema e può dirle a chi rivolgersi.

Se si pensa alla libertà di scelta che ogni donna dovrebbe avere, nonché alla libertà di gestione del proprio corpo, pensare che un tempo l’aborto era illegale e pensare che oggi stiamo purtroppo andando nella stessa direzione con gli obiettori di coscienza e certi fanatici religiosi, è qualcosa che gela il sangue nelle vene.
Per questa ragione il film di Audrey Diwan dovrebbe essere visto da tutti, sia dagli uomini che dalle donne, dovrebbe essere proiettato nelle scuole e dovrebbe diventare manifesto della libertà della persona.

Venendo al prodotto cinematografico, il film è diretto, crudo, senza fronzoli proprio come la scrittura di Ernaux e per questo motivo non vi sono filtri o avvenimenti collaterali, tutto si concentra sull’obiettivo di Anne, sulle visite mediche e sulla paura di non fare in tempo.
A fare da corollario alla vicenda della protagonista c’è l’Università con lo studio, le lezioni e la vita sessuale dei ragazzi, quest’ultima a fare da sfondo della storia, in sordina, appena accennata ma presente.

Vartolomei è in tutte le inquadrature, è la protagonista assoluta, la seguiamo in ogni momento, osservandone gli sguardi, i pensieri e i movimenti. La sua paura è la nostra, il suo dolore è il nostro, la sua liberazione sarà la nostra così come la sua libertà.
Questo sentimento di soffocamento e di paura di perdere ogni cosa non è qualcosa in cui si identificheranno solo le donne ma credo anche gli uomini.

Si tratta di un film per certi versi claustrofobico che porta a riflessioni importanti e in cui l'”evento” viene osservato molto da vicino, in maniera chirurgica.

Il film uscirà nelle sale il prossimo 4 novembre e sicuramente farà discutere molto in quanto opera femminista e votata alla libertà della persona.

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