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Serena Grandi: tra la carne fresca, pensieri piccanti e la fede

Serena Grandi: qual è la prima immagine che vi si apre nella mente quanto sentite questo nome?

Quel cognome, Grandi, è uno pseudonimo. Il vero cognome dell’attrice premio Oscar, nel 2013 per La grande bellezza di Paolo Sorrentino, è infatti Faggioli ed è comprensibile abbia scelto di occultarlo, per quanto, va detto, c’è di peggio.

Quel che si vede, quando si pensa a lei, è la rigogliosa pin-up protagonista di innumerevoli pellicole degli anni Ottanta, nelle quali Serena incarnava l’ideale erotico degli italiani, intendendo con “italiani” una parte consistente della popolazione, tendenzialmente maschile, ma infondo… chi lo sa.

La pagina Wikipedia dedicata all’attrice la definisce, per l’immaginario collettivo, “l’icona dell’abbondanza casereccia di forme prorompenti”, omaggiando così la carriera di una donna che ha conosciuto, oltre alle luci della ribalta, anche l’oscurità della droga, della malattia e del fallimento del ristorante aperto a Rimini, durato meno di un anno e mezzo.

L’attrice, che ha lavorato con alcuni tra i più grandi registi cinematografici del nostro Paese, ha di recente pubblicato un’autobiografia, Serena a tutti i costi. Lettere di una vita mai inviate, nella quale condivide anche i dettagli più pruriginosi della sua vicenda umana: “ho avuto un marito pu**anie*e”, “se non facevo l’amore due volte al giorno, mi veniva il mal di testa”, ha riportato nel corso dell’intervista condotta da un’attenta Serene Bortone a Oggi è un altro giorno.

Sebbene abbia anche dichiarato di non unirsi carnalmente ad anima viva da più di quattro anni, sempre a Bortone ha confessato di essere una spettatrice di un certo programma in quanto pieno di “bei attori giovani, è carne fresca”.

Sarebbe tuttavia errato ritenere che l’immaginario di Serena Grandi si limiti a ciò che ricorda gli scenari dei film di Tinto Brass, in relazione al quale ha raggiunto la notorietà nei panni di Miranda, una locandiera (il riferimento è al personaggio di Carlo Goldoni, padre settecentesco dalla commedia) i cui tratti salienti erano l’esser molto prosperosa e molto disponibile.

La Grandi, infatti, coltiva anche pensieri ispirati dalla fede, riscoperta grazie a un toelettatore per cani di Riccione. Ulteriore zampino nel percorso religioso di Serena lo ha messo un pastore brasiliano, grazie al quale ha identificato la propria missione: offrire aiuto agli altri e al proprio spirito, lontana dalle tentazioni del consumismo.

L’obiettivo finale? Diventare una suora laica. I più preparati tra i lettori non potranno che pensare alla di lei collega Claudia Koll: a sua volta attrice protagonista per Tinto Brass, da anni è invece portatrice di messaggi e iniziative animate dalla ritrovata fede cattolica.

Stazione solida delle montagne russe che sono la vita di Serena Grandi è il figlio Edoardo Ercole, con il quale ha una relazione aperta, distesa e, naturalmente, affettuosa.

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