Teatro

Miracoli metropolitani al Bellini di Napoli. Lo specchio della nostra società

Al Teatro Bellini di Napoli fino al 13 marzi, per ben tre settimane, torna Carrozzeria Orfeo con Miracoli metropolitani.

Dopo Animali da Bar e Cous Cous Klan, Carrozzeria Orfeo propone un nuovo lavoro come sempre di grande intrattenimento, tanto da non sentire il peso di 2h e 15 di spettacolo ma dal grande senso politico, anche questa non è una novità dal momento che praticamente ogni lavoro di Carrozzeria Orfeo è uno specchio della nostra società. Gli argomenti, infatti, sono sempre molto attuali e ottimi spunti di riflessione.

Se questa compagnia ha sempre il grande pregio di metterci uno specchio davanti per mostrarci quanto siamo brutti, sporchi e cattivi, essendo questa volta reduci dalla guerra con la pandemia lo scenario che ci propone la compagnia è uno scenario apocalittico.
Le fogne cittadine, sature di spazzatura e rifiuti tossici, stanno allagando la città, per cui la popolazione è chiusa in casa. Vi suona familiare?

Il protagonista di Miracoli metropolitani è Plinio, uno chef stellato caduto in disgrazia, che cucina e consegna a domicilio cibi precotti importati dalla Cina in una vecchia carrozzeria riadattata, attività che gestisce insieme alla moglie Clara, ex lavapiatti ed ora improbabile imprenditrice. Con loro vive Igor, figlio di Clara, un ragazzo problematico di 19 anni che passa le sue giornate a giocare ad un videogame sulla guerra.

Come se non bastasse, si unisce alla famiglia Patty, la settantenne madre di Plinio, ex brigatista che ha speso la vita a liberare i popoli di mezzo mondo dalle dittature di destra ed è tornata in Italia per combattere la sua ultima battaglia: sventare l’elezione di un governo fascista.

Intorno a loro, si muovono gli altri personaggi, Hope un’etiope che lavora come lavapiatti e domestica ma che per una serie di circostanze si trova poi a fare la cuoca e Mosquito un carcerato in semilibertà tuttofare e fattorino.

Anche per questo lavoro, come è capitato per esempio per Animali da bar, c’è il poeta di turno, il punto di vista filosofico, che prende tutta la “merda” di cui si parla su cui i personaggi si azzannano tra di loro e la eleva al di sopra delle parti permettendoci di guardare tutto seguendo un filo poetico.

Si tratta di Cesare un aspirante suicida di cui scopriamo il retroscena della sua storia poco alla volta. È la maschera più tragica ma è anche quella che tira le somme del caos che ha davanti riuscendo perfino a migliorare gli altri.

Il quadro che ne viene fuori è tragicomico ma la messa in scena scorre velocissima a suon di battute spiazzanti e riflessioni sul senso della vita.

Ho scritto il testo a ottobre, prima del Covid-19, già immaginando una società chiusa ormai in casa, perché il pianeta le si è rivoltato contro – racconta Gabriele Di Luca – Se in Cous Cous Klan a mancare era l’acqua, stavolta le fogne stanno esplodendo, i trasporti sono fermi, la disoccupazione tocca il 62%, la Messa si celebra soltanto in streaming.

Il richiamo al nostro mondo e ai suoi escrementi, reali e figurati, mi sembra chiaro, come la metafora della solitudine sociale e interpersonale, ormai allarmante“.

È impressionante il fatto che autori come Di Luca avessero già la percezione di un essere umano chiuso in casa davanti allo schermo, a fruire di contenuti in streaming, molto prima che subentrasse la pandemia. Pertanto il testo di Miracoli metropolitani, come altri usciti nell’ultimo anno, risulta perfettamente aderente al contesto che stiamo vivendo.

Il pericolo esterno sarà diverso ma non cambia il nostro modo di restare chiusi e farci del male come topi in gabbia, a distrarci con il superfluo e dimenticando l’essenza di ciò che siamo.

Lo dice bene il personaggio di Plinio, chef stellato e frustrato. Lui odia la vita che svolge, odia se stesso per essere finito a cucinare prodotti cinesi leofilizzati, eppure non fa nulla per migliorarsi, salvo maledire tutto e tutti a cominciare da sé. In uno dei suoi interventi più puntuali Plinio fa un rapido calcolo sull’età dell’uomo da quando è comparso sulla terra e sull’età della terra stessa e arriva alla seguente conclusione: in proporzione all’età della terra è come se l’uomo fosse qui da appena tre secondi e ha sputtanato ogni cosa.

Inevitabile riflettere sul fatto che da quando sono sulla terra gli uomini con il loro desiderare hanno consumato tutto ciò che potevano e hanno continuato a volere sempre di più. Tutto quello che stiamo raccogliendo lo abbiamo seminato anni fa. In tutta questa analisi che ci vede andare incontro all’apocalisse permangono gli stessi soliti problemi della società e delle categorie di cui è composta.

Categorie che, come sempre, Carrozzeria Orfeo racconta tutte insieme senza risparmiarne nessuna. Forse l’unico difetto che riconosco ad una compagnia come questa che riesce sempre a creare dei prodotti sia di riflessione che di intrattenimento è il fatto che in ogni suo spettacolo ci sono forse troppi argomenti, troppe cause, troppe categorie umane e vengono raccontate tutte insieme finendo poi per dare solo una pennellata a tutte ma senza entrare davvero nel profondo.

O per per meglio dire, su alcuni temi riescono a lasciare sempre il segno, come per esempio l’eterno incontro/scontro tra uomini e donne, gli immigrati clandestini o no, le sottocategorie di vario genere e i reietti della società in generale. Su altri temi invece passano appena, questo perché naturalmente è impossibile condensare tutto in due ore di spettacolo ed è normale che su alcuni argomenti lascino giusto una pennellata.

Rimane uno spettacolo da vedere, di grande intrattenimento per cui vale la pena spende due ore di riflessione. Purtroppo la sera della prima il teatro era pieno solo in platea e forse questo dipende da un persistente timore del pubblico di affollarsi nella sala teatrale, ma se penso ai locali commerciali, ai bar e alle piazze sempre affollati allora mi chiedo quale sia il rischio tra le poltrone rosse del teatro.

Consiglio a chi mi legge di approfittare della presenza di una grande compagnia a Napoli e ascoltare il suggerimento che Miracoli metropolitani vuole dare, senza alcuna presunzione di avere risposte.

Alla fine di tutto, una cosa emerge sopra le altre, il bene esattamente come il male può insinuarsi ovunque e come Hope dice a un certo punto: “Si può sempre prendere la decisione giusta”

INFO:

Miracoli metropolitani

Teatro Bellini
Via Conte di Ruvo, 14 – Napoli

Orari spettacoli: feriali h. 20:30, mercoledì 23 febbraio h. 17:30, sabato 26 febbraio h. 19:00, mercoledì 2 e 9 marzo h. 19:00, sabato 5 marzo h. 17:30, domeniche h. 18:00. Lunedì riposo

www.teatrobellini.it

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