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Cabinet of Curiosities: l’horror senza terrore di Guillermo Del Toro. Recensione

Cabinet of Curiosities è stato uno dei titoli più attesi dell’anno: uscita in concomitanza con Halloween, la serie antologica creata da Guillermo Del Toro (del quale si attende anche Pinocchio) è composta da 8 storie a sé stanti che promettono orrori e paura. Il cast conta nomi conosciuti come Ben Barnes (Tenebre e Ossa, Le cronache di Narnia), Andrew Lincoln (The Walking Dead), Kate Micucci e Rupert Grint.

Del Toro introduce ogni episodio con una breve riflessione a tema, accompagnandoci nel racconto che sta per cominciare. Il regista ci fa entrare nel suo “armadio delle meraviglie” per presentarci i mostri e gli orrori nati dalla sua creatività e sviluppati con l’aiuto di altri registi e sceneggiatori come Guillermo Navarro, David Prior e Ana Lily Amirpour.

Le storie, di forte ispirazione Lovecraftiana, ci parlano di creature demoniache, mostri, forze oscure in grado di distruggere intere esistenze e portare l’uomo alla follia. Una Cabinet of curiosities contiene oggetti esotici e straordinari che fanno da spunto per raccontare il mondo; in questo caso si tratta di un mondo contaminato dal male e dall’orrore.

Più che incutere paura, la serie affascina lo spettatore e instilla in lui la curiosità di scoprire quale terrore si cela dietro la vita del protagonista e quale sarà la sua fine. Non sempre, però, le aspettative vengono soddisfatte: a parte qualche momento più intenso di altri, la serie non risulta particolarmente incisiva.

Nonostante le idee dietro le storie siano molto interessanti, non tutti gli episodi sono riusciti. È il caso, per esempio, del racconto “La visita” (The Viewing), che dopo un’inizio promettente si conclude zoppicando e perdendo tutto il suo fascino. Molto meglio per episodi come “Il modello di Pickman” (Pickman’s Model), dove l’interpretazione di Ben Barnes ci fa discendere negli abissi della follia, o come “L’autopsia” (The Autopsy), forse l’episodio più riuscito: inquietante, crudo e con una finale stupefacente.

Se vi aspettate jumpscare e puro terrore avete scelto la serie sbagliata: Cabinet of Curiosities è più che altro un viaggio inquietante in cui è il mistero a prevalere. L’ultimo episodio, “Il brusio” (The murmuring), è probabilmente quello che più si avvicina all’horror moderno, ma si tratta comunque di un paio di scene e non di più.

Ciò che spaventa non è tanto il mostro di turno, ma il modo in cui gli esseri umani affrontano il male: chi impazzendo, chi lasciandosi consumare da esso e perdendo ogni traccia di umanità. Le storie dell’ “armadio delle meraviglie” di Del Toro raccontano di un mondo in cui la salvezza è illusione e dove essere misericordiosi o inclementi non fa differenza. Il terrore è cieco: colpisce chi si trova di fronte senza conoscere la sua storia. Di fronte al male siamo tutti uguali; di fronte all’ignoto sono i nostri istinti primari a emergere.

I fan di Del Toro apprezzeranno questa antologia che reca il suo tocco unico, sebbene non sia l’horror che tutti si aspettavano. Cabinet of Curiosities è comunque un prodotto da non perdere per gli amanti dell’ignoto e dello stile di Lovecraft.

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