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Ginny & Georgia 2, la seconda stagione ha bisogno di più Ginny e meno Georgia. Recensione

Torna la dramedy di Netflix Ginny & Georgia con più drammi materni alla Gilmore Girls e persino più omicidi.

“È così divertente odiare Ginny”, dice con tono beffardo l’adolescente autoreferenziale del duo Ginny & Georgia all’inizio della seconda stagione, ma noi non odiamo Ginny (interpretata da Antonia Gentry) che riesce a centrare quel mix adolescenziale di grazia, stupore e scontrosità. Semmai, vorremmo che fosse più divertente odiare Ginny & Georgia, la dramedy madre-figlia con delitto che torna su Netflix con 10 nuovi episodi.

C’è molto da condividere quando si parla di Ginny e Georgia Miller (Brianne Howey) e della pittoresca cittadina di Wellsbury, nel Massachusetts, dove si trasferiscono insieme al fratellino Austin (Diesel La Torraca), dopo la misteriosa morte del marito di Georgia nella scorsa stagione. Il problema è che forse ce n’è anche troppo.

I punti dove soffre Ginny & Georgia

I paragoni con Gilmore Girls (Una mamma per amica) erano quasi costanti quando la serie ha debuttato nel febbraio 2021, le somiglianze a livello superficiale erano state messe in conto: la figlia adolescente brillante e appassionata di libri, la magnetica madre trentenne single, la città del New England da cartolina e la propensione per i nomi allitteranti. Tuttavia, soprattutto nella sua seconda stagione, Ginny & Georgia soffre laddove quell’affascinante serie dei primi anni 2000 era riuscita ad avere la consapevolezza esatta di che tipo di serie voleva essere.

Le donne Gilmore rappresentano in modo confortevole e sicuro un intero genere televisivo, amorevolmente soffuso di stranezze cittadine, di battute della cultura pop e di “illazioni” atmosferiche. Non si tratta tanto di uno show quanto di “uno stile di vita, una religione”, purtroppo o meglio per le Miller, hanno il compito di gestire diversi generi contemporaneamente: una serie per ragazzi incentrata sui loro problemi, un grintoso dramma familiare, un thriller poliziesco di alto livello e una soap di periferia, solo per citarne alcuni.

Prendiamo ad esempio uno degli sproloqui di Georgia in un momento di frustrazione genitoriale nella seconda stagione: “Far passare un ragazzo attraverso la finestra. Sono intrappolata in un telefilm degli anni ’90? Cos’è questo, Dawson’s Creek? Qual è il prossimo episodio? Qualcuno avrà un esaurimento nervoso o si metterà con un’insegnante?”.

Neanche due minuti dopo, si unisce a Ginny per una seduta di terapia, affermando: “È proprio come I Soprano”. Ironicamente e in modo abbastanza stridente, Ginny & Georgia vira regolarmente in entrambe le corsie, passando bruscamente da scene verosimili di Ginny che parla di ragazzi e si tinge i capelli in modo ribelle, a sua madre che, come dire, uccide la gente.

Nonostante gli intrighi appassionanti legati al passato criminale di Georgia, la serie – ideata da Sarah Lampert e sceneggiata da Debra J. Fisher – è molto più avvincente quando segue le avventure della giovane Miller. La prima stagione ha toccato in modo superficiale le difficoltà di Ginny legate all’autolesionismo e alla sua identità bi-razziale. La seconda scava con grazia e sensibilità più a fondo in queste tematiche.

Ampliando il mondo candido di Wellsbury, a Ginny viene affiancato un cast di supporto nero – un gruppo di nuove compagne di scuola, un terapeuta appositamente incaricata, il padre Zion (Nathan Mitchell), un tempo assente, che si è recentemente trasferito a Boston – persone che hanno il suo stesso aspetto e la sua stessa vita e che possono fungere da cassa di risonanza quando un insegnante di inglese razzista la tormenta per aggiungere elementi di diversità al programma di studi o quando sua madre indossa un costume da Rossella O’Hara per Halloween.

L’aggiunta della terapia offre una linea diretta con i pensieri di Ginny, con i dolori universali della crescita e con le lotte specifiche di come le truffe e i crimini di Georgia la condizionino, rappresentate in modo più efficace rispetto a quelle banali voci fuori campo che lo show ha utilizzato in entrambe le stagioni.

Gli altri protagonisti non hanno spazio

Se solo fosse stato concesso un simile spazio anche agli altri compagni di liceo di Ginny, tra cui le sue amiche del cuore “MANG” Maxine (Sara Waisglass) e Abby (Katie Douglas), alle prese rispettivamente con l’amore queer e il dismorfismo corporeo, o all’alcolismo e la depressione di Marcus (Felix Mallard), che viene messo rapidamente da parte quando il giovane si presenta a scuola ubriaco e la sorella gemella gli fa presente che non si trovano nella serie Euphoria.

Ancora una volta viene usato l’espediente di un altro show che ha una forte identità per dirci chi non sono, Ginny & Georgia non ha il tempo di approfondire le loro vite perché è impegnato a essere un altro show: un sudato Desperate Housewives che incontra Le regole del delitto perfetto pieno di investigatori privati, intrallazzi politici e un sacco di drammi legati ai padri dei bambini.

Aaron Ashmore interpreta il losco padre di Austin, Gil Timmins, che si unisce a Zion, al sindaco della città Paul Randolph (Scott Porter) e al proprietario del bar Joe (Raymond Ablack) come possibili pretendenti per Georgia.

Troppa discontinuità

La discontinuità è aggravata dal fatto che le attrici protagoniste hanno spesso l’impressione di recitare su livelli completamente diversi, la Gentry optando per una serietà da occhi spalancati e profondo dolore e la Howey facendo la campagnola con quel grande sorriso alla Julia Roberts e una voce acuta ancora più marcata della Roberts in Fiori d’acciaio.

Il legame tra le due protagoniste è minimo e l’assenza di una connessione affettiva in stile Lorelai e Rory rende difficile credere a Georgia quando si esibisce nell’ennesimo soliloquio dal sapore conservatore confessando che tutte le sue truffe, le sue seduzioni e i suoi scheletri fossero frutto della pura devozione verso la figlia.

Non aiuta il fatto che la serie non permetta mai a Georgia di diventare la Grande Cattiva, grazie ai frequenti flashback sul suo tragico passato di madre adolescente (interpretata da Nikki Roumel) e all’innata simpatia della Howey. Lo show simpatizza con la madre scapestrata, anche quando commette i peggiori reati che sistematicamente ricadono i suoi figli che ne subiscono regolarmente le conseguenze.

Inoltre, la Howey racconta ogni trasgressione di Georgia con un luccichio negli occhi – meno da reato e più da marachella – e persino lei non sembra credere del tutto alla presunta malvagità del suo personaggio.

“Sei una tale forza. Occupi un sacco di spazio”, dice Ginny in lacrime alla madre nella seconda stagione. “A volte mi sembra che non ci sia più spazio per me”. Questa è la vera rovina di Ginny e Georgia: non sa quando togliere Georgia di mezzo per dare più spazio a Ginny e alla sua generazione.

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