Arte e Mostre

I “DUE MONDI” di Kensuke Karasawa e Francesca Rivetti

La mostra “DUE MONDI”, alla Galleria VIASATERNA dall’11 ottobre a cura di Fantom, presenta per la prima volta in Italia l’artista giapponese Kensuke Karasawa (Aichi, 1987), attraverso una selezione di lavori recenti, e l’ultimo progetto di Francesca Rivetti (Milano, 1972): I Want To Talk To Seymour Too (Anch’io voglio parlare a Seymour).
L’esposizione è incentrata su due tematiche fondamentali: la prima, la natura, che tuttavia non costituisce il soggetto delle opere, ma resta costante fonte d’ispirazione, in questo modo si ritrova il senso diffuso nella società contemporanea della necessità di un riavvicinamento all’ambiente, sottolineandone non tanto gli aspetti più transitori ed effimeri, ma la sostanziale inevitabilità, per il singolo individuo così come per la collettività. Nella seconda, gli autori mettono al centro della propria ricerca l’atto del guardare, la percezione stessa e le complesse dinamiche di mediazione che dall’esperienza diretta conducono alla rappresentazione. Si tratta di un approccio metalinguistico, rivolto a indagare per prima cosa il linguaggio espressivo utilizzato, la scultura per Karasawa, la fotografia nel caso di Rivetti.

Francesca Rivetti, 2885 Black Wave,1-White Back, 2016. Stampa inkjet su carta Baryta cm-110x164-©-Francesca Rivetti, courtesy Viasaterna.
Kensuke Karasawa, Continuous Horizon 2016. Wood and wax, cm h28x77x31. ©Kensuke Karasawa, courtesy of Star Gallery Viasaterna

 

Kensuke Karasawa dà forma alle sue opere utilizzando prevalentemente il legno di canfora e la cera, materiali naturali con cui l’artista giapponese acquisisce confidenza grazie ai propri maestri appartenenti alla corrente artistica Mono-ha, impegnata dalla fine degli anni Sessanta nel complesso tentativo di discernere tra realtà e apparenza. Le sculture di Karasawa agiscono così come sottili dispositivi di incrinamento delle convenzioni. Ciò che si vede non corrisponde esattamente all’immagine depositata nella memoria di chi osserva. Opere il cui profilo rimanda a quello di una montagna, per esempio, sono disposte in modo da essere osservate dall’alto verso il basso, ribaltando la prospettiva convenzionale. Altre volte, anziché riempire uno spazio vuoto, la cera, simile ad acqua, fuoriesce, trasformandosi da contenuto in contenitore, base di sostegno su cui poggiano altri oggetti. In alcune sculture site-specific realizzate appositamente per questa mostra, del nastro adesivo fluorescente segna i punti in cui le stecche di legno di cui sono fatte cambiano direzione, modificando di conseguenza la percezione della profondità dello spazio.
Tutto è risolto attraverso una grammatica di forme pure, semplici, minimaliste, eppure distanti da qualsiasi schematismo modulare per scatenare una serie di sorprese visive.

Kensuke Karasawa, Fall and Resonance, 2016 Wood and wax, cm h141.5x29x30
Kensuke Karasawa, Fertile Vessel No. 1, 2015 Wood and wax, cm-h14x20x71
Kensuke Karasawa, To The Depths No.1A, 2016 wood and wax, cm h30x22x16
Kensuke Karasawa, To The Depths No.1B, 2016 wood and wax cm h30x22x16
Kensuke Karasawa, To The Depths No.1D, 2016 wood and wax cm h30x22x16
Kensuke Karasawa, Vessel, 2016 wood and wax, cm 5x115x115

 

Il mare è protagonista del lavoro di Francesca Rivetti, I Want To Talk To Seymour Too, formato da tre serie di immagini fotografiche.
In Ocean alcuni frammenti di sacchetti di plastica, trovati dall’artista proprio nella profondità di diversi mari del mondo, dal Mediterraneo al Mar Rosso, fino al Mare dei Caraibi, sono utilizzati in studio per simulare la superficie dell’acqua. Il risultato è un incontro tra organico e inorganico, con quest’ultimo che si riempie di vita, tramutandosi da rifiuto in scenario sublime.
Displacement è una serie di still-life di oggetti prelevati dal mare e allestiti come reperti plasmati dalla forza degli elementi. A metà tra Surrealismo e ready-made, hanno la forza di sculture ancestrali, che la macchina fotografica insieme documenta e interpreta, assegnando a ciascuna un carattere particolare.
Grottesche è la terza parte del progetto. Sono immagini ravvicinate di antiche pitture parietali, frazionate nei loro elementi minimi. Si tratta di rappresentazioni geroglifiche, “senza spessore né peso”, come le descrive André Chastel, dunque opposte alla realtà, ugualmente a ogni fotografia, foriere di incubi e sogni. Anche qui, come nei mari di plastica, ci si trova intrappolati in universi alternativi che Francesca Rivetti, allo stesso modo di Kensuke Karasawa, escogita per farci riscoprire il mondo reale.

Francesca Rivetti, 3430 Black Plastic in Transparent Plastic Bottle 1, 2016 stampa inkjet su Baryta 45x30cm
Francesca Rivetti, 3760 Black Glove Negative and Grotesque Old Print, 2016 stampa inkjet su Baryta cm 45x30
Francesca Rivetti, 4087 Soldiers Playing on the Beach with Plastic Cups, 2016 stampa inkjet su-Baryta-cm-45x30
Francesca Rivetti, 4155 Plastic Seal and Plastic, 2016 stampa-inkjet su Baryta 45x30cm

 

Inaugurazione: martedì 11 ottobre 2016, dalle 18.00 alle 21.00
Mostra aperta: dal lunedì al venerdì dalle 12.00 alle 19.00
La mattina e il sabato su appuntamento.
Dove: VIASATERNA, Via Giacomo Leopardi 32, Milano
Tel. 02.36725378;
www.viasaterna.com

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