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One night in Miami, la recensione del film di Regina King

One night in Miami di Regina King è stato presentato fuori concorso alla 77esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia 2020 e in questi giorni rientra nella rassegna Venezia a Napoli – il cinema esteso, giunta alla sua decima edizione, diretta da Antonella Di Nocera che porta a Napoli una selezione di opere e anteprime dalla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia dal 15 al 20 dicembre online su MYmovies.

La pellicola è un adattamento cinematografico dell’omonima pièce teatrale del 2013 scritta da Kemp Powers e narra le vicende, prima reali poi immaginarie, del 25 febbraio 1964, quando l’incontro di pugilato Sonny Liston vs. Cassius Clay vede il secondo diventare a sorpresa il nuovo campione del mondo dei pesi massimi; in seguito, a causa della segregazione razziale in vigore negli Stati Uniti, Clay festeggia la vittoria in una stanza dell’Hampton House Motel insieme ai suoi amici più intimi: il politico e attivista Malcolm X, il musicista Sam Cooke e il giocatore di football Jim Brown. Il momento diventa un’occasione per discutere del futuro della comunità afroamericana. 

Innanzitutto, in One night in Miami, si notano il ritmo lento e la densità dei dialoghi che sono tipici dei testi teatrali, anche l’unità di luogo determina questa caratterista. Salvo, infatti, alcune scene nel contesto di ciascun personaggio, tutto si svolge all’interno della stanza dell’Hampotn House Motel proprio come se ci trovassimo a teatro.

Si tratta di un debutto alla regia di Regina King e per essere tale la sua regia si dimostra rigorosa e equilibrata, con inquadrature semplici che seguono la grammatica classica e lasciano spazio all’interpretazione degli attori. Questi ultimi dimostrano di aver studiato bene i personaggi da interpretare ma soprattutto di saperne rendere bene il carattere e i particolari che li rendevano così speciali.

Il testo è denso di riferimenti storici e politici che danno un quadro chiaro della questione afroamericana del periodo. Il racconto è in gran parte immaginario anche se ispirato a un fatto reale avvenuto dopo un incontro storico di pugilato. Ci sono queste quattro icone della storia che attraverso il dialogo brillante e pungente parlano di razzismo, politica, cambiamenti della società in un periodo storico cruciale in cui tutto stava cambiando perché tutto restasse uguale.

La loro discussione ruota anche intorno alla difficoltà di adoperare il giusto comportamento quando si occupa un posto importante e quando si ha fama nella società. Il difficile è restare coerenti con i propri ideali. E in questo abbiamo ben quattro figure chiave di quel periodo storico, ciascuna di esse con tutto il carico da novanta che doveva portare sulle spalle oltre alla responsabilità verso una comunità che li seguiva e li prendeva a esempio. Uno spunto reale quindi per raccontare attraverso la fiction politica, società e storia in un prodotto di intrattenimento pedagogico.

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