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La serie Self Made è la storia di cui abbiamo bisogno in questo momento

Self Made è la storia di cui abbiamo bisogno in questo periodo storico, Madam CJ Walker, personaggio realmente esistito, è stata la prima donna milionaria d’America a farsi da sola, Self Made è una coinvolgente miniserie su Netflix in quattro episodi sull’imprenditoria innovativa e al femminile, un monito per non cedere e continuare a guardare al futuro.

In questo momento estremamente particolare, dove il lavoro inizia a essere davvero un tasto dolente e molte persone si trovano a casa cercando di lavorare in smart working, se sono fortunate, o hanno perso il lavoro, trovare la cosa giusta da guardare è diventato più complicato del solito, soprattutto perché diventa stabilizzante anche il bombardamento mediatico di notizie che arrivano dall’esterno e che non posso fare altro che metterci in uno stato di tensione, più che legittimo. Alcuni hanno scelto la terapia d’urto del masochismo, guardando film come Contagion e Virus letale, mentre altri optano per il confortevole piacere dell’evasione, desiderando di immergersi in un mondo o una storia così lontani dalla nostra realtà attuale.

Per quelli del secondo team, la miniserie di Netflix Self Made: la vita di Madam C.J. Walker, interpretata da Octavia Spencer, potrebbe rivelarsi un toccasana, un racconto d’epoca estremamente piacevole sull’ambizione e sul crederci a tutti i costi, una donna che ha costruito un impero partendo dalle fondamenta, in un mondo profondamente maschilista.

Madam CJ Walker, originariamente conosciuta come Sarah Breedlove, è una donna nata due anni dopo l’emancipazione degli schiavi, vive come una donna libera ma con opportunità limitate, nella sua vita ha lavorato duramente come “lavandaia” e lo stress, il disagio di una vita particolarmente faticosa le hanno fatto perdere i capelli, questo ha avuto un’influenza fortissima sulla fiducia in se stessa e il modo in cui viene percepita dal mondo esterno. In questa versione romanzata della sua vita viene accolta da Addie Monroe, interpretata da Carmen Ejogo, un’imprenditrice che ha sviluppato un prodotto per capelli appositamente studiato per aiutare le donne di colore a sentirsi meglio con loro stesse. I capelli di Sarah, come la sua vita, si trasformano, riacquista fiducia in se stessa e si appassiona al prodotto tanto da proporsi di lavorare insieme ad Addie per aiutare altre donne, purtroppo l’imprenditrice si rifiuta perché Sarah ha la pelle troppo scura, scegliendo invece di far rappresentare il suo marchio da donne con la pelle più chiara, convinta del fatto che sia quella l’immagine che le donne di colore vogliono vedere e quello a cui aspirano.

Ma Sarah è determinata e si mette in proprio, le due rimangono intrappolate in una sorta di duello, cercando entrambe di capitalizzare un mercato con poca richiesta. Dopo aver sposato CJ Walker, interpretato da Blair Underwood, Sarah diventa Madam CJ Walker e lentamente inizia a far lievitare il suo impero commerciale, un brand che a oggi ancora esiste.

C’è una potente spinta coinvolgente nella sua storia, già dai primi minuti ci troviamo a parteggiare per questa donna coraggiosa e grintosa spinta dal desiderio di riuscire in un mondo dove tutti le dicono che non ce la farà mai. Quanto è ancora attuale tutto questo?
La storia è un bel racconto di rivalsa e trionfo contro le avversità, ma non solo, perché sono proprio le sfumature a fare la differenza, toccando temi che molto spesso non vengono tenuti in considerazione dal mercato mainstream, come la discriminazione nella comunità nera rispetto al mondo della bellezza in un mercato in cui i prodotti sembrano essere fatti solo per i bianchi. Un argomento estremamente attuale, proprio poco tempo fa l’influencer beauty e attivista Loretta Grace, in arte Grace on your Dash, ha ricevuto da un famoso brand un fondotinta palesemente di diverse tonalità più chiaro rispetto al suo incarnato, in un video in lacrime la donna ha espresso la sua frustrazione ribadendo il concetto che chi è bianco viene per primo e denunciando il fatto che c’è ancora un profondo problema di diversity e inclusion in tutti i settori.

Quindi Self Made è proprio il prodotto necessario per risollevare gli animi e far passare il messaggio che le cose devono cambiare, che le donne combattono da anni per avere ciò che spetta loro, oltre all’importanza di sostenere le imprese delle persone di colore, di chiedere inclusione ai vertici delle aziende attuando cambiamenti strutturali per renderlo possibile. Ci sono così tanti ostacoli sistemici in atto a oggi per le donne nel mondo degli affari, che guardare l’ascesa fulminea della Walker, associata alla volontà di fare la differenza e aiutare altre donne nere ad emanciparsi, è davvero stimolante per tutte le donne.

La sceneggiatrice, Nicole Asher, ha fatto un lavoro magistrale nel comprimere tutto il grande lavoro della Walker e la sua vita privata in quattro episodi a cui non manca niente, neppure il divertimento e quel tocco di spensieratezza, ma i registi, tra cui Kasi Lemmons, non sempre hanno colpito ne segno, soprattutto con alcuni tentativi di ravvivare il copione con gesti plateali, che per lo più sono sempre sempre falliti, in particolare nello sgradevole incontro di boxe tra la Walker e la Monroe. C’è anche una Tiffany Haddish, che c’entra come i cavoli a merenda, nel ruolo della figlia della Walker, la sua interpretazione in un’ambientazione storica risulta convincente come Laura Dern lo era nel nuovo film Piccole donne, una contraddizione fuori luogo all’interno di un cast perfettamente calibrato.

In definitiva, fortunatamente la serie è portata avanti dalla Spencer che si trova al comando indiscusso della storia restando fedele al personaggio e rendendolo così vero da essere assolutamente convincente, dimostrando ancora una volta che è un’attrice di altissimo livello. Quello che resta davvero importante nella serie è la sua missione, la necessità di promuovere una storia che possa essere d’ispirazione in un momento in cui ne abbiamo bisogno.

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