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“Acrobati di Parole. Come ottenere l’equilibrio nelle relazioni con il linguaggio”

Come ottenere l’equilibrio nelle relazioni con il linguaggio? Chiunque si è posto questa domanda almeno una volta nella vita, finché non è uscito un simpatico libro, intitolato appunto “Acrobati di parole. Come ottenere l’equilibrio nelle relazioni con il linguaggio”.

Benché siano passati dieci anni dalla sua pubblicazione, questo manualetto può essere considerato un vero e proprio evergreen della Comunicazione. Infatti, nel 2011, Alessandro Lucchini scrisse per conto di Palestra della Scrittura questo prontuario di scrittura efficace declinata in ogni situazione della vita; il libro riportava il marchio Centopagine, tuttora collana simbolo dell’attività editoriale dell’associazione.

Come allude il titolo quasi “cinematografico”, Acrobati di Parole ha lo scopo di rendere il lettore e la lettrice dei veri e propri “giocolieri” e “trapezisti” della parola scritta, sia essa adoperata per una email aziendale o sia essa sottoposta al business. Grazie all’analisi di tutti i tipi di situazione comunicativa, infatti, scopriremo come gestire la nostra scrittura a seconda del mezzo con cui trasmettere il nostro messaggio.

A tal fine, l’autore divide appositamente li volume Acrobati di Parole in 5 sezioni che rispecchiano diversi tempi e modi di lavoro riguardanti la scrittura. Esse trattano rispettivamente di: competenze della scrittura professionale (dove viene fornito un illuminante “decalogo della semplificazione”), i testi del quotidiano, gli strumenti della visibilità, le email (formali e non) e, infine, il web writing con tecniche di scrittura ipertestuale. A queste si aggiungono due interviste in appendice condotte con delle esperte di scrittura efficace e creativa, ovvero Luisa Carrada e Maria Emanuela Piemontese.

Innanzitutto, impareremo una verità forse non agghiacciante, ma non per questo scontata: l’inizio e la fine sono le parti più “delicate” di un testo, quelle in cui ci “giochiamo” la sua sorte. “L’inizio perché è legato all’aspettativa e alla sensibilità del lettore, la fine perché condizionerà il suo agire”, spiega prontamente Lucchini. Sarà per questo che le fantomatiche regole della scrittura giornalistica non scadono mai e possono facilmente trasferirsi a tutti gli altri ambiti, sia che dobbiamo scrivere un comunicato stampa o una brochure aziendale.

Dobbiamo dunque dare subito l’informazione che vogliamo far emergere, senza “svolazzare sulle introduzioni”, come ci ammonisce Lucchini. Poi, porre in rilievo anche le domande e/o citazioni: entrambe sono un aggancio con cui avviare il nostro discorso più generale e catturano facilmente l’attenzione. L’autore suggerisce a tal proposito lo schema “AIDA”, acronimo che sta per “attenzione”, “interesse”, “desiderio”, “azione”.

Tuttavia, non è esclusa la formula narrativa “in medias res”, cioè possiamo anche iniziare il nostro “racconto” a metà dei fatti, per poi fare un’inversione di marcia tornando alle premesse: si tratta sempre di una tecnica efficace.

Lucchini in Acrobati di Parole non dimentica di citare i due veri obiettivi della comunicazione, leggere e parlare. Nelle nostre sessioni di scrittura, infatti, non dobbiamo omettere di fermarci per un secondo e rileggere tutto d’accapo e neanche di sottoporci a conversazioni con altre persone. “Scrivere e parlare sono abilità che raramente convivono nella stessa persona – afferma l’autore – eppure abituarsi a parlare in pubblico, a discutere con gli altri, a confrontarsi, fa un gran bene allo scrittore: rafforza le sue capacità di dialogo e di convinzione”. Non solo. “Parlare significa anche ascoltare: se si pone in una dimensione di ascolto, lo scrittore può allargare molto i propri elementi di giudizio”.

Questo deve essere un allenamento, Lucchini ritiene infatti che “più avvicini la lingua scritta a quella parlata, più sarà autentica ed efficace”.

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