Cinema

Tori e Lokita dei fratelli Dardenne in concorso al Festival di Cannes per parlare di immigrazione. Recensione

Luc e Jean-Pierre Dardenne sono tornati in concorso sulla Croisette dopo aver partecipato ed essersi poi aggiudicati già due volte la Palma D’Oro rispettivamente per Rosetta nel 1999 e in seguito The Child nel 2005.

In questa occasione il film che ci presentano non è molto diverso nelle tematiche dai film che hanno fatto di solito e ancora una volta i protagonisti sono molto giovani.

In questo caso la storia è quella appunto di Tori e Lokita, due fratelli immigrati dall’Africa in Belgio che cercando di tirare avanti con lavoretti di diverso tipo, in particolare finiscono in una spirale di loschi affari e giri di droga per arrotondare, venendo sfruttati e maltrattati dai padroni.

In particolare Lokita subisce più volte violenza ma, nonostante tutto, si aggrappa alla vita con tutte le sue forze e il suo obiettivo è quello di riuscire mandare i soldi alla mamma e procurarsi il visto, ma la vita per un’immigrata come lei può essere davvero crudele.

Alla proiezione ufficiale con il cast in sala, i fratelli Dardenne hanno voluto dedicare il film a tutte le Lokita del mondo che come lei arrancano cercando un posto in società.

Nei film i bambini sono sempre un elemento positivo perché sono la speranza per il futuro e in qualche modo questo messaggio è presente anche nel film dei Dardenne.

L’azione è molto semplice e gli argomenti, qualcuno li potrebbe giudicare banali, sono in effetti qualcosa di molto semplice e già visto, ma senza dubbio il film dei fratelli Dardenne ci fa riflettere molto e ci lascia un senso di amarezza nel finale.

Tori e Lokita potrebbero essere i nostri figli, i nostri fratelli, potremmo essere noi in una terra straniera, senza soldi e senza una speranza al mondo.

Siamo in un periodo storico davvero molto complesso e malgrado l’innovazione nella tecnologia, nella ricerca e nella medicina ancora abbiamo grossi problemi di piccola e grande criminalità e in generale il mercato della droga e quello della prostituzione rendono ancora molto alla malavita e spesso gli immigrati devono accettare il “compromesso” di un lavoro in nero per poter campare.

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È il nostro mondo ed è quello in cui viviamo tutti i giorni, quello in cui vivono Tori e Lokita che ci passano accanto e che magari ignoriamo.

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Questo è il senso del film dei Dardenne, purtroppo la resa finale è piatta e tra tutti i film in concorso, pur nella sua semplicità non riesce a decollare come dovrebbe perché manca di mordente, di elementi che lo rendano memorabile e che gli consentano di fare il salto rispetto agli altri film in concorso.

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