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Conversazioni con un killer: Il caso Dahmer. Il documentario per approfondire il raccapricciante il caso. Recensione

Netflix ha distribuito il terzo capitolo della serie di documentari Conversazioni con un killer di Joe Berlinger dedicato al serial killer Jeffrey Dahmer.

Cavalcando il successo della serie Dahmer: Mostro – La storia di Jeffrey Dahmer che ha conquistato il pubblico nelle ultime due settimane, arriva un vero e proprio documentario che ricostruisce il caso Dahmer tramite numerose interviste e immagini d’archivio.

La vera vicenda di Jeffrey Dahmer

La serie di Murphy e Brennan può sicuramente contare su un’accuratezza dei fatti puntuale, ma per tutti quelli che si sono appassionati o incuriositi a questo caso di true crime, Conversazioni con un killer: Il caso Dahmer è il prodotto perfetto.

In tre episodi si entra dentro la vicenda tramite le interviste ai veri protagonisti, vale a dire la città di Milwaukee. Avvocati, psicologi, giornalisti e persone che, più o meno, conobbero Dahmer prima o dopo il suo arresto.

Grande spazio viene dato a Wendy Patrickus, giovanissimo avvocato facente parte del team di difesa di Dahmer. A Patrickus fu affidato il compito di intervistare il killer e ricapitolare tutti i delitti compiuti con tanto di modus operandi pre e post omicidio. Il regista aggiunge spezzoni delle interviste registrate tra l’avvocato e Dahmer che fino ad oggi non erano mai arrivate al pubblico.

Malvagio o malato?

Berlinger approfondisce il cuore della questione giudiziaria di Dahmer. Il killer viene arrestato e decide di confessare senza alcuna riserva tutte le malefatte commesse, presentandosi al processo come colpevole. La strategia della difesa quindi si basa completamente sull’invocazione dell’infermità mentale.

Intervengono i diversi medici forensi che esaminarono Dahmer per conto di accusa e difesa. La domanda a cui erano tenuti a rispondere, e che viene riproposta al pubblico come titolo del terzo ed ultimo episodio, era se Dahmer fosse da considerarsi malato o sano di mente da un punto di vista legale, e quindi se sarebbe stato destinato ad un carcere o ad un ospedale psichiatrico.

La sentenza della corte confermò la sanità mentale e, indirettamente, affermerà che nel mondo il male esiste.

La fine di Dahmer

Il documentario racconta anche la fine della vicenda. Dahmer viene condannato ad un ergastolo per ogni delitto commesso ed incarcerato. Viene intervistato il pastore che lo battezzò in prigione, lo stesso giorno di eclissi solare in cui venne effettuata la sentenza di morte per il serial killer John Wayne Gacy (anch’esso protagonista di uno dei documentari di Joe Berlinger).

Dahmer verrà ucciso nel penitenziario da un altro detenuto, Christopher Scarver, durante lo svolgimento delle sue mansioni lavorative. Gli intervistati nutrono ancora oggi dei dubbi circa il coinvolgimento delle autorità nella morte di Dahmer, che per un breve lasso di tempo venne lasciato solo dalla sicurezza del carcere col suo aggressore.

Michael McCann, il procuratore distrettuale che nel processo rappresentava lo stato del Wisconsin, racconta che non esultò quando venne a conoscenza della morte di Dahmer. “Non festeggio mai la morte di un uomo, ma posso capire i motivi di chi l’ha fatto”, dice. “Io ero solo triste. Una storia triste con un finale triste.

Il fascino oscuro dei true crime

Con la chiusura del documentario, si chiude anche una parentesi che ha visto la figura e la storia di Jeffrey Dahmer conquistare il pubblico di Netflix col suo fascino macabro. In Italia la serie che ripercorre la sua vita è ancora al primo posto dei prodotti più visti, e Conversazioni con un killer: Il caso Dahmer segue poco più sotto al quarto posto.

L’operazione di marketing di Netflix può solo confermarci quanta presa sugli spettatori riesca ad avere una storia talmente buia da sembrare finta, ma che trova proprio in questa contraddizione il suo fascino oscuro.

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