Cinema

See How They Run: un giallo “diverso” che incolla allo schermo. Recensione

Il film del 2022 di Tom George offre un racconto con tutti i classici elementi whodunnit per gli amanti del genere senza però cadere nel banale. Nel cast Sam Rockwell, Saoirse Ronan, Adrien Brody e Ruth Wilson.

“I gialli sono tutti uguali”

Il film si apre con la centesima rappresentazione teatrale di un’opera di Agatha Christie, Trappola per topi. Una voce narrante ci racconta quanto i gialli siano tutti uno uguale all’altro, passando per i vari archetipi del genere: una casa di campagna, un invitato malvisto da tutti, un ispettore e via dicendo.

Nel descrivere questi elementi, la voce narrante fa anche una distinzione fra “quei tipi di gialli” e See How They Run stesso. Il contesto infatti qui è ben diverso e ce ne accorgiamo quando scopriamo l’identità della voce narrante: Leo Köpernick, la vittima della storia e una sorta di meta-narratore per il film.

See How They Run parte da presupposti e personaggi reali, ovvero la rappresentazione del dramma al West End, le sue star ed il fatto di cronaca che sta dietro l’opera di Christie, ma propone un what if che cambia totalmente le carte in tavola.

Un mistero dai tanti risvolti, non tutti azzeccatissimi

L’indagine sulla morte di Köpernick prenderà senz’altro strade impreviste. L’ispettore Stoppard (Sam Rockwell) dovrà farsi largo fra i vari dissapori presenti dietro le quinte di Trappola per topi, avvicinandosi umanamente all’agente che lo accompagna, Stalker (Saoirse Ronan). Alcuni risvolti faranno dubitare Stalker e lo spettatore veramente di tutti, ma temo che non siano andati fino a fondo a tale riguardo.

La vincenda includerà anche Agatha Christie stessa, che non è solo nominata ma appare come personaggio su schermo, interpretata da Shirley Henderson. Tutta la storia infatti è un grande omaggio a Trappola per topi, lo show più longevo del teatro West End di Londra, con una programmazione andata avanti dal suo debutto nel 1952 al 2020.

Regia creativa e divertente

Tom George alla regia è ordinato e preciso ma non manca di aggiungere qualche trovata divertente.

In varie occasioni lo schermo si divide in due o tre frame e ci mostra i diversi punti di vista dei personaggi, soprattutto nei campi e controcampi. Questa opposizione degli sguardi ricorda ciò che accade a teatro fra palcoscenico e platea.

Questa soluzione è utilizzata anche nel vivace finale per accrescere la tensione, ma per evitare spoiler diciamo soltanto che è un finale del quale Leo Köpernick sarebbe andato fiero.

Il genere “whodunnit”

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una ricomparsa dei gialli whodunnit, dai film con protagonista il detective Poirot (anch’egli nato dalla penna di Agatha Christie) al Knives Out di Ryan Johnson, di cui uscirà il secondo capitolo questa stessa settimana, Glass Onion: A Knives Out Mistery.

Seppur di nicchia, le storie whodunnit sono uniche nell’unire mistero, suspance e commedia per farci trascorrere un paio d’ore incollati allo schermo.

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