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1899: la serie mystery che vi farà perdere la testa. Recensione

1899 ha stregato gli utenti Netflix col fascino del mistero. Con Andreas Pietschmann, una vecchia conoscenza da Dark, ecco la nuova serie pronta a giocare con la nostra mente. 

Il fatto che i creatori fossero gli stessi di Dark era già una garanzia, quindi non c’è da stupirsi nello scoprire che 1899 ha superato le aspettative ed è diventata una delle serie originali Netflix più seguita degli ultimi giorni. Un mystery con tinte horror che del suo predecessore riprende lo stile narrativo criptico, la suspense e l’inquietudine del mistero che ci fa mettere in dubbio ogni certezza.

1899 narra del Kerberos, un transatlantico in viaggio per New York, e degli strani avvenimenti che coinvolgono l’equipaggio e i passeggeri. Sulla nave si mischiano etnie, lingue, storie e segreti che i migranti vogliono tenere ben nascosti: ognuno di loro sta viaggiando per dimenticare il passato e poter ricominciare una nuova vita al di là dell’oceano.

Durante il viaggio l’imbarcazione comincia a ricevere una serie di messaggi tutti uguali che riportano delle coordinate. Il capitano è convinto che si tratti della posizione del Prometheus, un transatlantico della stessa compagnia partito 4 mesi prima e del quale si sono perse le tracce, e decide così di seguire le indicazioni per scoprire cosa sia successo, anche se questo significherà allungare il viaggio e attirarsi le ire di equipaggio e passeggeri.

Il Kerberos riesce a trovare il Prometheus, ma quando il capitano e i suoi aiutanti salgono sull’altra nave scoprono che i passeggeri sono scomparsi: non ci sono cadaveri e l’imbarcazione è ormai un relitto irrecuperabile. C’è un unico sopravvissuto: un misterioso bambino rimasto nascosto per tutto il tempo. Il ragazzino non parla e non dà spiegazioni; il capitano decide di portarlo con sé sul Kerberos, ma da quel momento cominciano ad accadere fatti inspiegabili e inquietanti.

1899, come Dark, è una serie tv corale in cui ogni personaggio assume un preciso ruolo per la storia. In questo caso non ci sono complessi legami di parentela da tenere a mente o salti temporali da seguire con attenzione, ma continue rivelazioni che mettono in dubbio l’effettiva autenticità di ciò che si sta guardando.

Episodio dopo episodio, la storia scava nel mistero aggiungendo nuovi elementi che complicano l’intreccio e affascinano lo spettatore. Ogni puntata si conclude con un colpo di scena e introduce altri possibili scenari, moltiplicando l’inganno e allontanandoci dalla soluzione.

La bellezza di 1899 sta anche nel pot-pourri di lingue dei personaggi, che raramente si capiscono tra di loro. La serie si basa su sguardi, istinti condivisi, emozioni che non hanno bisogno di parole per essere spiegate. L’ostacolo dell’ incomunicabilità diventa un elemento di colore nella storia, una particolarità che la rende ancora più interessante perché introduce una difficoltà non da poco per i personaggi. Non si comprendono a parole, eppure riescono a legarsi ed empatizzare tra loro: la comunicazione si sposta dalla parola a un livello più intimo.

Proprio per questo motivo consigliamo fortemente di guardarla con l’opzione “lingua originale”: solo così potrete assaporare tutti i momenti in cui si solleva la barriera linguistica che col doppiaggio si perderebbero e che sono invece una parte fondamentale della storia.

La prima stagione di 1899 si è rivelata un vero successo. Il finale prepara a nuovi episodi dove verranno svelati nuovi pezzi del mistero e aggiunti di nuovi. Ci sono ancora molte domande senza risposta; bisognerà attendere la seconda stagione, ancora da confermare, per ottenerne qualcuna.

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