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Una mamma per amica: perché continua a piacere così tanto dopo vent’anni dal primo episodio?

Era il 5 ottobre del 2000 quando negli Stati Uniti Lorelai Gilmore varcava la porta del locale di Luke e lo pregava di versarle la sesta tazza di caffè della giornata, mentre lui protestava e basito le annunciava che la sua dipendenza da caffeina era un problema.

Si trattava dell’episodio pilota di Una mamma per amica, Gilmore girls il nome del titolo originale e in onda anche su Netflix, e il mondo faceva per la prima volta conoscenza delle due ragazze Gilmore: Lorelai (Lauren Graham) e Rory (Alexis Bledel), rispettivamente madre e figlia separate da sedici anni di differenza.

Come tutti sanno, Lorelai ha avuto la figlia molto giovane e, appena compiuti diciotto anni, decide di lasciare la casa in cui abitava con i suoi per farsi una vita da sola, lontana dai genitori di cui non condivideva lo stile di vita e dal loro controllo che trovava opprimente. L’idea della ragazzina che riesce da semplice cameriera a fare carriera e a dirigere un hotel a Stars Hollow, l’immaginaria cittadina del Connecticut in cui è ambientata Una mamma per amica, ha senz’altro fatto sognare il pubblico della serie tv e credere in un futuro carico di prospettive da costruire con le proprie forze.

Sicuramente gli Stati Uniti offrono maggiori opportunità, ma non c’è dubbio che Lorelai sia stata aiutata anche dalla sua buona stella e dal carattere solare che l’hanno portata a trasferirsi in questa ridente cittadina dove ogni abitante è un personaggio con una stravaganza che lo caratterizza.

Chi non ha mai riso delle gaffe di Kirk, trentenne mammone, che praticamente lavora in un negozio diverso in ogni episodio e che fa ridere proprio per il suo essere così fuori dalle righe? Oppure di Patty, insegnante di danza dal peso importante che fa lezione comodamente in piedi senza mai fare realmente attività fisica? Per non dimenticare poi Taylor, sindaco a vita di Stars Hollow, Babette, vicina di casa tanto impicciona quanto dolce e simpatica, Sookie, cuoca pasticciona e migliore amica di Lorelai, o Michelle, receptionist di origini francesi sempre polemico e in lotta con le calorie.

Perché quindi Una mamma per amica continua a piacere così tanto, nonostante siano passati vent’anni dal primo episodio?

Perché è una serie di donne che parla di rapporti femminili in maniera frizzante e mai banale. Non c’è dubbio che sia una serie principalmente rivolta ad un pubblico femminile, nonostante le battute umoristiche possano trattenere un pubblico di più vasto genere. Ciò che però piace e fa sognare è principalmente il rapporto madre-figlia così singolare che unisce Lorelai e Rory. A chiunque piacerebbe avere una madre che si comporta da amica e ti tratta alla pari, rimanendo però protettiva e severa quando la situazione lo richiede.

La serie tv contrappone infatti i diversi rapporti genitoriali andando da questo rapporto idillico a quello invece tra Lorelai e la madre Emily, da sempre severa e a detta sua manipolatrice, e quello tra la migliore amica di Rory, Lane e la rigida madre cattolica che non vede altra vita al di fuori di quella religiosa.

Inoltre, nelle prime stagioni, praticamente i cellulari erano usati pochissimo: lo stesso Luke ne vietava l’utilizzo all’interno del suo locale, per non disturbare la pace dei suoi clienti. Il wi-fi era un concetto ignoto e Lorelai e Rory erano affezionate alla loro adsl lenta e singhiozzante, tanto da rifiutare quella che Emily voleva regalare loro. Rory e Dean, il suo primo ragazzo, si telefonavano al fisso e per mettersi in contatto con Lane, quando la madre la lasciava libera dopo una in punizione, usavano il cercapersone.

Insomma, Una mamma per amica ha tutti gli elementi per essere una serie tv molto lontana dalla società 3.0 di oggi, in cui la tecnologia regna sovrana e i termini come adsl o cercapersone sono obsoleti come le cabine telefoniche o la tv in bianco e nero. Eppure continua a piacere perché rimane attuale nelle tematica, nonostante “l’antichità” tecnologica in cui è avvolta.

Ciò che piace è la freschezza dei dialoghi, così veloci e pieni di humor; la complicità tra Lorelai e Rory e i battibecchi con la famiglia Gilmore. Piace la bizzarria di tutti gli altri personaggi che strappano un sorriso in ogni scena e come ogni episodio sia strutturato alla perfezione, così che non esista una stagione dal tono più basso della precedente. Sono tutte di ottimo livello, con una trama precisa da seguire e la noia non è contemplata in nessuna di esse.

Fa sognare la bravura di Rory e il pensiero che, credendoci e lavorandoci su, i sogni si possano realizzare, lasciando pur sempre una componente realistica che la vede non ricevere la borsa di studio del New York Times nell’ultima stagione. Dopo essere entrata sia a Yale che ad Harvard, ottenere anche questa sarebbe stato troppo perfetto. Eppure Rory non si arrende e continua a lavorare.

Forse è per questo che il revival del 2016, Una mamma per amica – Di nuovo insieme, non ha entusiasmato i fan più fedeli. Perché in molti punti è apparso irrealistico e forzato. Questa però, è un’altra storia.

Ecco dunque che molti decidono di fermarsi alle sette stagioni storiche di Una mamma per amica e a credere che Lorelai e Luke si siano sposati subito e abbiano avuto altri figli e che Rory abbia trovato un’occupazione soddisfacente e sia tornata insieme a Logan, con cui aveva rotto in maniera troppo repentina e con giustificazioni prive di fondamento. Non siete d’accordo anche voi?

 

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