So Cosa Hai Fatto, il reboot che non convince: nostalgia forzata e poche idee per il ritorno del cult slasher
Il film tenta di riportare in vita l’iconico horror anni ’90, ma il risultato è un compromesso che lascia i fan divisi e i nuovi spettatori freddi.
Quando si parla di So Cosa Hai Fatto, il pensiero corre subito all’iconico film del 1997, un cult capace di segnare una generazione di appassionati di horror. Il nuovo capitolo, diretto da Jennifer Kaytin Robinson, arriva con l’ambizione di aggiornare la storia per un pubblico contemporaneo, ma finisce per smarrirsi in un equilibrio instabile tra nostalgia e innovazione. Non è un semplice remake, ma un reboot che vorrebbe reinventare il mito. Il problema? Non riesce né a essere un omaggio pienamente riuscito né a trovare una voce davvero nuova.
La trama riprende i punti cardine del film originale: un gruppo di amici è legato da un terribile segreto e viene braccato da un misterioso assassino. Ma la tensione che rese iconico il film del ’97 fatica a emergere. Le dinamiche tra i protagonisti, seppur rielaborate in chiave moderna, non trovano il giusto peso emotivo, mentre il ritmo narrativo alterna momenti riusciti a lunghe fasi di stasi che rischiano di spegnere il coinvolgimento.
Jennifer Kaytin Robinson prova a inserire elementi più attuali – dalle dinamiche sociali contemporanee a tematiche più profonde legate al senso di colpa e all’identità – ma la sensazione è che queste intuizioni restino in superficie. La regia cerca di giocare con l’eredità del film originale, ma spesso sembra intrappolata tra l’ansia di rispettarne l’immaginario e il timore di osare davvero.
Un cast giovane, ma sottotono
Il nuovo gruppo di protagonisti, interpretato da Madison Iseman, Ezekiel Goodman e altri volti emergenti, si impegna nel dare vita a personaggi credibili, ma non riesce a lasciare un segno. La chimica tra i membri del cast non raggiunge l’intensità necessaria per far funzionare il cuore emotivo della storia.
Mancano quelle performance iconiche che possano imprimere il reboot nella memoria degli spettatori, lasciando invece un’impressione di correttezza senza vera personalità.
Atmosfera e tensione: un’occasione mancata
L’aspetto visivo è uno dei pochi punti a favore: la fotografia riesce a creare un’atmosfera cupa, con alcune sequenze che richiamano l’estetica dei classici slasher. Tuttavia, la tensione non decolla. Le scene di terrore, pur ben costruite, non raggiungono mai il livello di ansia che ci si aspetterebbe da un titolo del genere. Il finale, poi, tenta il colpo di scena ma risulta frettoloso e lascia più domande che soddisfazioni.
Il nuovo So Cosa Hai Fatto è un reboot che si perde tra il peso del passato e la paura di rischiare. Più che un ritorno trionfale, sembra un esperimento incompleto: potrà incuriosire i nostalgici, ma difficilmente conquisterà chi si avvicina per la prima volta alla saga.