Morte accidentale di un anarchico, uno spettacolo imperdibile che riscrive la storia | Al Teatro Bellini di Napoli

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Dal 13 maggio l’opera di Dario Fo e Franca Rame torna a teatro con la regia di Antonio Latella

Cosa succede quando la follia diventa lo strumento più affilato per smascherare le contraddizioni del potere? La risposta torna prepotente sul palco del Teatro Bellini di Napoli, dove dal 13 maggio all’1 giugno va in scena una nuova, attesissima versione di Morte accidentale di un anarchico, il capolavoro firmato da Dario Fo e Franca Rame. A dirigere questa edizione è Antonio Latella, nome di punta della scena teatrale italiana, che rilegge con intelligenza e ferocia uno dei testi più corrosivi del nostro Novecento.

Il cuore della vicenda si apre in una questura, ma fin dal primo istante tutto è distorto, farsesco, grottesco. Un personaggio che si finge matto – e forse lo è – si infiltra nei meccanismi inceppati della giustizia per smascherarne le ipocrisie. Il commissario Bertozzo e gli altri funzionari di polizia diventano inconsapevoli marionette di una messa in scena che è tanto comica quanto spietata. La verità, in questo gioco di specchi, si nasconde dietro la risata.

Alla base dell’opera c’è un episodio realmente accaduto: la misteriosa caduta dell’anarchico Giuseppe Pinelli dal quarto piano della questura di Milano nel 1969. Un evento avvolto da ombre e silenzi, legato alla strage di Piazza Fontana, che Dario Fo trasformò in una macchina teatrale in grado di interrogare non solo la giustizia, ma la memoria collettiva di un intero paese. La sua è una riscrittura politica e dissacrante che ancora oggi lascia senza fiato.

Questa nuova produzione del Teatro Bellini, con i costumi realizzati dal laboratorio del Piccolo Teatro di Milano, si affida a un cast affiatato: Caterina Carpio, Annibale Pavone, Daniele Russo, Edoardo Sorgente ed Emanuele Turetta danno vita a un ensemble dinamico e tagliente. Le scene di Giuseppe Stellato, le luci di Simone De Angelis e le musiche di Franco Visioli completano un allestimento potente e coinvolgente.

Una regia che stravolge le regole

Antonio Latella non si limita a riproporre un classico: lo attraversa, lo contamina, lo mette in discussione. Con la complicità del dramaturg Federico Bellini, costruisce una messinscena che accende il testo di nuove provocazioni. Il “matto” diventa così una figura archetipica, simbolo del caos che smaschera l’ordine. Ogni battuta, ogni scambio, è un colpo inferto alla menzogna.

La comicità – arma potente e pericolosa – è utilizzata come una lama affilata. Si ride, sì, ma con un senso di disagio che cresce scena dopo scena. È una risata che graffia, che svela le falle del potere e le ipocrisie dell’autorità. Latella sfrutta ogni elemento scenico per amplificare il contrasto tra verità e finzione, trasformando il teatro in un atto di accusa.

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Un testo ancora necessario

Morte accidentale di un anarchico non ha perso un grammo della sua forza. Anzi, torna oggi più urgente che mai. In un’epoca di fake news e verità manipolate, l’opera di Fo e Rame parla al presente con spietata lucidità. Le dinamiche del potere, le contraddizioni dell’apparato giudiziario, la gestione della memoria: tutto resta tragicamente attuale.

E in questo contesto, il personaggio dell’anarchico – assente eppure sempre presente – assume il ruolo di martire moderno, figura evocata attraverso le parole e le omissioni degli altri. È un’ombra che incombe, un simbolo di ingiustizia e resistenza che il teatro, ancora una volta, riporta al centro del dibattito.

Il Teatro Bellini ospita così non solo uno spettacolo, ma un atto politico, una presa di posizione, un monito. Un’occasione imperdibile per riscoprire una delle opere più iconiche del teatro italiano, nella rilettura di un regista che non ha paura di alzare la voce.