Miss Carbon: la donna che ha sfidato la maledizione della miniera conquista il Festival di Roma

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Il film di Agustina Macri emoziona la Festa del Cinema di Roma con una storia vera di identità, libertà e riscatto

Alla Festa del Cinema di Roma 2025 ha commosso e sorpreso il pubblico Miss Carbón, il nuovo film diretto da Agustina Macri e interpretato da Lux Pascal, sorella di Pedro Pascal. L’opera, ispirata a una storia vera, racconta la vita di Carla Antonella Rodríguez, la prima donna transgender ad aver lavorato in una miniera della Patagonia, rompendo un tabù secolare e affrontando una realtà dominata dalla fatica, dalla povertà e dal pregiudizio.

Miss Carbón non è un film politico nel senso tradizionale: è un racconto umano e universale che parla di dignità, coraggio e libertà. Ambientato in una terra aspra e isolata, dove il carbone ha forgiato generazioni di uomini, il film esplora la forza silenziosa di chi sceglie di restare se stesso anche quando il mondo intorno invita a nascondersi.

Agustina Macri costruisce una narrazione essenziale, fatta di silenzi, gesti e piccoli atti di resistenza. La macchina da presa segue la protagonista tra le gallerie della miniera, il vento della steppa e gli sguardi diffidenti di una comunità che fatica ad accettarla. Ma Miss Carbón è anche una storia di speranza: il percorso di una donna che, scavando nella terra, riesce a ritrovare la propria identità.

Lux Pascal, un’interpretazione di straordinaria intensità

Nel ruolo di Carla, Lux Pascal offre una delle interpretazioni più toccanti della sua carriera. L’attrice restituisce tutta la complessità di una figura fragile ma tenace, capace di trasformare la discriminazione in forza. La sua performance è fatta di sguardi e silenzi più che di parole, ed è proprio in questa sottrazione che risiede la potenza del film.

Lontano da ogni stereotipo, il personaggio di Carla diventa il simbolo di chi lotta per esistere, in un mondo che rifiuta la diversità. La regista sceglie di raccontarla senza pietismo, ma con rispetto e delicatezza, lasciando che sia la vita stessa a parlare. Ogni dettaglio — il respiro della terra, la luce che filtra nella polvere, la durezza dei volti — contribuisce a creare un ritratto autentico e dolorosamente reale.

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Una storia che accende la memoria e il presente

Miss Carbón è anche un film sulla memoria collettiva: quella delle miniere, del lavoro, delle lotte silenziose che hanno segnato il Novecento. Ma dentro questo contesto storico, Agustina Macri trova un linguaggio poetico, capace di fondere realismo e introspezione. La miniera diventa metafora della ricerca di sé, un luogo oscuro in cui la protagonista scava non solo carbone, ma verità.

Le immagini, cariche di simbolismo, raccontano la lotta quotidiana per affermare la propria identità in un ambiente ostile. La fotografia predilige toni freddi e metallici, in contrasto con il calore umano che emerge poco a poco. È un equilibrio sottile tra durezza e poesia, che dà al film un respiro universale.

Con Miss Carbón, Agustina Macri firma un’opera potente e necessaria. Il film è un inno alla libertà e al diritto di essere sé stessi, anche quando la realtà sembra volerlo negare. Lux Pascal illumina la scena con un’intensità rara, trasformando una storia di emarginazione in un atto di resistenza e bellezza.
Un film che lascia il segno, come una scintilla accesa nel buio della miniera.