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Le donne in politica sono ancora troppo poche. Uno sguardo ai numeri

Le donne in Politica sono ancora troppo poche. Un primo sguardo ai numeri ci fa scoprire che, in Italia, le donne in Parlamento sono solo il 35%. Dunque, la rappresentazione femminile nelle istituzioni è pressoché inesistente oppure alquanto esigua. Inoltre, se consideriamo il fatto che ai vertici della politica giungono spesso donne single o senza figli, benché molto istruite, arriveremmo a una conclusione sconcertante: per poter costruirsi una carriera non possiamo essere anche delle madri.

Tenere lontano una donna da processi decisionali istituzionali è un fattore di rischio, perché amplifica l’emarginazione delle persone di sesso femminile e il loro allontanamento dalle questioni “pubbliche”, come se il loro parere non fosse rilevante, almeno non quanto quello di una persona di sesso maschile.

Continuare a studiare, ottenendo titolo di studio di altissimo livello, senza però un riscontro pratico ed immediato sul piano lavorativo, crea situazioni di disagio non solo culturale, ma anche economico. Se infatti si riducesse la forza lavoro femminile, come in parte è avvenuto in seguito al primo lockdown del 2020, allora le ritorsioni si calcolerebbero anche sul Pil del nostro paese, e non certo solo tra le mura domestiche. Qualcosa, però, si sta muovendo.

Nel 2019, la piattaforma delle Nazioni Unite “UN Women” aveva rilasciato alcuni dati circa la rappresentazione delle donne in politica. Dall’indagine era emerso che, su 193 paesi nel mondo, solo 10 avevano una donna come capo di governo; invece, le donne a capo di una carica parlamentare erano 55 su un totale di 279. Molto positivo il dato relativo alla Spagna come primo paese al mondo a vantare una massiccia presenza di ministri donna (il 64,7%), mentre nel resto del globo su 638 vicepresidenti solo 180 erano donne.

L’anno successivo i dati non sono migliorati di certo. Questa volta a occuparsi delle indagini sulla situazione delle donne in politica è stata la “Inter Parliament Union”, un’organizzazione globale di parlamenti nazionali nata nel 1889. Estrapolando le analisi relative all’Italia, scopriremmo che il 35,7% dei seggi in Parlamento sono occupati da donne: vale a dire che, su 630 posti, 225 sono riservati a una componente femminile. Non solo: nel 2020 il nostro paese era ventiseiesimo nella classifica dei paesi con il più alto numero di quote rosa nei ranghi istituzionali, dove in testa vi era il Ruanda con il 61,2% (cifra dovuta anche al fatto che il genocidio causò una drastica riduzione della popolazione maschile).

Come già detto, le indagini non escludono nessuno, nemmeno un paese da sempre associato al progresso nell’immaginario collettivo come gli Stati Uniti; qui, un primo “scossone” alla sottorappresentazione politica delle donne è arrivato con la nomina a vicepresidente di Kamala Harris. Il 20 gennaio scorso, infatti, oltre alla proclamazione di Joe Biden come nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, il mondo celebrava l’elezione della prima vicepresidente donna della storia degli Stati Uniti, la quale ha giurato sin da subito di provvedere a restituire gloria e rappresentanza alle donne del suo paese. Tra queste si trova anche la più giovane donna di sempre a esser stata eletta al Congresso statunitense: si tratta di Alexandria Ocasio Cortez, che si guadagnò questo titolo all’alba dei suoi trent’anni, il 6 novembre del 2018.

Tuttavia, sbaglieremmo a puntare i riflettori solo sugli Stati Uniti, dal momento che l’orgoglio femminile non ha confini. Ad esempio, è recente la nomina a sindaco di Iracì Hassler, economista trentenne che è diventata prima cittadina di Santiago del Cile grazie a un piano d’azione volto a potenziare gli asili e ad aumentare la maggioranza femminile nel Consiglio municipale. Anche Benjamina Karic è fresca di nomina a sindaca nella città di Sarajevo: coetanea di Hassler, Karic è intenzionata a eliminare la corruzione e introdurre la paga minima.

Nel tentativo di augurare a tutte loro una carriera in politica più che meritata, vi invitiamo a continuare a riflettere su questo argomento: proponiamo due articoli che trattano il tema dell’imprenditorialità al femminile e di stereotipi nella cultura finanziaria.

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