La grazia è il film di apertura di Venezia 82. Chi meglio di Sorrentino per “aprire le danze”?

Toni Servillo – La grazia, credits: Andrea Pirrello

Di chi sono i nostri giorni? Questa la domanda che riecheggia in sala dal film di apertura dell’82esima Mostra del Cinema di Venezia.

La grazia di Paolo Sorrentino è il film di apertura e questa volta il regista affronta il tema della grazia, appunto, in senso molto ampio: la grazia nel modo di essere, quella ricevuta, quella chiesta, la grazia intesa come liberazione dal dolore in riferimento al diritto alla morte e all’eutanasia. Tutto confluisce nel racconto degli ultimi sei mesi di mandato del Presidente della Repubblica (Toni Servillo) alle prese con alcune decisioni importanti da prendere, due richieste di grazia e la firma sulla proposta di legge sull’eutanasia.

Paolo Sorrentino parla di amore, dolore e leggerezza. Affronta un tema spinoso per il nostro Paese, quello dell’eutanasia, ma lo allarga a un discorso più universale: come alleggerire un peso quando diventa insostenibile. Il film riflette così sull’eterno conflitto tra ragione e sentimento.
La grazia di cui fanno richiesta nel film due detenuti se concessa diventa un atto di liberazione, l’alleggerimento di un peso, così come la grazia offerta attraverso la morte a un malato terminale al quale si concede di alleggerirsi dalle sofferenze.

Per spiegare meglio l’annosa questione dell’eutanasia (probabilmente anche per chiarirci il proprio pensiero) il registra mostra una scena con un animale (è Sorrentino e la cosa non dovrebbe stupire), un cavallo malato che a un certo punto si trova in agonia. Il Presidente si trova di fronte alla scelta se dare o no il colpo di grazia al cavallo per liberarlo dalle sofferenze. Per un animale siamo portati a pensare automaticamente che sia la cosa più giusta, perché non siamo capaci di pensarlo anche per gli esseri umani?
Qui torna la domanda: a chi appartengono i nostri giorni? E la risposta, la più ovvia sarebbe: noi. Ma nella vita è davvero così?

Cemento armato a suon di rap

Il Presidente, quale figura di Stato per eccellenza e quindi rappresentante della legge (in questo caso anche esperto giurista) vive il costante conflitto tra ragione e sentimento, preferendo riflettere più possibile prima di prendere delle decisioni, al punto da finire senza rendersene conto in un limbo senza uscita.
Come spesso succede nei film di Sorrentino, anche se in apparenza sembrano essere distanti e surreali i personaggi dei suoi film sono tutti umani e anche questo personaggio non è da meno.

Il Presidente (scritto sull’esempio di diversi presidenti italiani) ha le sue debolezze, fuma malgrado l’assenza di un polmone, gli piace la musica leggera ed è piuttosto goloso anche se la figlia la tiene a stecchetto. Mentre quest’uomo a un passo dalla pensione riflette su decisioni di Stato estremamente importanti, si arrovella il cervello sugli stessi problemi di cui ci preoccupiamo tutti. In particolare continua ad ossessionarsi sul tradimento di sua moglie, avvenuto quarant’anni prima e si interroga su chi possa essere l’amante di cui lei non gli ha mai rivelato il nome.
Le ossessioni di quest’uomo vengono riversate tutte nel rapporto con la figlia, giurista come lui, ma con maggiore sentimento e sui suoi amici di una vita.
L’espressione “cemento armato” è usata proprio per descrivere lo stato monolitico di questo personaggio.

Anna Ferzetti – La grazia, credits: Andrea Pirrello

Le conferme di Sorrentino

Malgrado il film tradisca un certo didascalismo (lo stesso concetto ci viene ripetuto in varie salse, quando magari limando qui e là si poteva snellire il tutto), ritroviamo tutti i tipici elementi del linguaggio di Sorrentino.
La scrittura brillante traccia il solco di una storia che si fa seguire sul filo rosso dei temi sopra citati, i personaggi sono interessanti e simpatici, ciascuno con una bizzarria di fondo che pone tutto in equilibrio tra il fiabesco e il disincanto per la vita.

I protagonisti sono decadenti, come spesso li troviamo nei film del regista ma questa volta sembra prevalere un ottimismo di sottofondo, una visione più leggera verso la vita e una speranza per il futuro che in altre storie dello stesso autore non risultava così evidente.
La macchina da presa di Sorrentino questa volta si tiene a bada, ben salda e ancorata al suolo, mettendosi completamente al servizio della scrittura.

Sorrentino ha affrontato il discorso sulla grazia abbondando con i temi e le riflessioni politiche ma sapendo alleggerire tutto come solo un buon narratore sa fare e per questo La grazia assolve al suo compito di “aprire le danze” del concorso ufficiale della Mostra.
Tutto questo è accompagnato da musica rap e disco e non stupisce dal momento che nei suoi film la musica è un personaggio a sé.