Portobello, la storia di Enzo Tortora a Venezia 82 | La serie di Bellocchio emoziona e colpisce

PORTOBELLO_-_Actor_Fabrizio_Gifuni__Credits_Anna_Camerlingo

Fuori concorso nella sezione Series sono stati presentati i primi due episodi (di otto) della serie tv dedicata a Enzo Tortora, presentatore Rai e giornalista famoso per la conduzione del programma Portobello arrestato con l’accusa di affiliazione alla camorra e traffico di stupefacenti

C’è stato un periodo storico in cui in Italia sono accadute molte cose, sul piano politico, sociale e soprattutto per quanto riguarda la criminalità organizzata e i movimenti estremi di destra e di sinistra. Questo periodo storico è stato particolarmente ricco di eventi negli anni di piombo (gli anni Settanta, periodo dei fatti narrati nella serie) e a seguire nel decennio ’80 fino alla caduta della prima Repubblica.

L’arresto di Enzo Tortora avviene proprio in questo contesto storico, precisamente il 17 giugno 1983 e fu il più clamoroso caso di errore giudiziario nella storia del nostro Paese. Tortora fu poi scagionato da tutte le accuse e riconosciuto estraneo ai fatti di cui era accusato solo il 15 settembre 1986. Fino a quella data il suo percorso da detenuto e le tribolazioni subite gli conferirono un colpo durissimo dal quale non si riprese più, morendo il 18 maggio 1988.

Marco Bellocchio rende giustizia alla memoria di Enzo Tortora che nella serie ha il volto di Fabrizio Gifuni, camaleontico al punto da saper interpretare alla perfezione certi personaggi storici, (Con Bellocchio è stato anche Aldo Moro in Esterno Notte. La serie è curata in ogni dettaglio e non poteva essere altrimenti, trattandosi di un’opera di Bellocchio. Ogni dettaglio è curato nei particolari, la recitazione raggiunge livelli altissimi, oltre che con Gifuni anche per Gianfranco Gallo nei panni del boss Raffaele Cutolo, Lino Musella nei panni del camorrista Giovanni Pandico, (il primo a fare il nome di Tortora apertamente durante gli interrogatori), e molti altri.

La storia in questi primi due episodi racconta Portobello e i milioni di telespettatori che ogni venerdì seguivano il programma, mostrando la ricostruzione di alcuni momenti del programma diventati famosi. Si arriva poi all’accusa di associazione mafiosa e traffico di stupefacenti con l’arresto di Tortora e il suo primo interrogatorio nell’estraneità più totale. La narrazione oscilla tra i momenti televisivi e quelli in carcere, a Poggioreale, dal quale opera e agisce la NCO (Nuova Camorra Organizzata) fino ad arrivare ad alcuni disordini interni alla NCO che sfociano in alcuni pentiti pronti a collaborare con le autorità.

Tortora raccontato a 360 gradi

La serie riesce a tenere insieme con grande equilibrio il lato privato e quello pubblico di Tortora, restituendo non solo la figura del conduttore televisivo amato dalle famiglie italiane, ma anche quella di un uomo fragile, travolto da un’accusa infamante che lo segnò per sempre. Bellocchio costruisce il racconto con il suo consueto rigore formale, alternando scene di forte impatto emotivo a momenti più intimi e riflessivi, senza mai cedere al patetismo.

La scelta di concentrarsi non solo sul processo e sull’arresto, ma anche sull’atmosfera sociale e politica dell’epoca, permette alla serie di avere un respiro più ampio, o almeno questa è la prima impressione dalla visione dei primi due episodi. Non è semplicemente la cronaca di un caso giudiziario, ma un affresco dell’Italia degli anni ’80, tra televisione di massa, potere mediatico e rapporti oscuri tra criminalità organizzata e istituzioni. Non a caso questo evento storico divise molto l’opinione pubblica e Bellocchio mostra non solo questo ma anche l’importanza che i media ebbero in questa storia.

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Sulla verità costruita

Colpisce sempre ed emoziona la capacità di Fabrizio Gifuni di restituire lo smarrimento del protagonista e, al tempo stesso si vede chiaramente la crudeltà di un sistema giudiziario che, pur di perseguire una verità apparente, sacrifica l’esistenza di un uomo innocente. In questo senso, Portobello diventa anche una riflessione universale sulla giustizia e sul rapporto tra verità e potere, un tema che attraversa tutta la filmografia del regista.

I primi due episodi lasciano intuire che la serie non sarà soltanto un biopic accurato, ma anche un’opera civile e politica, capace di parlare al presente. La vicenda di Enzo Tortora, pur appartenendo al passato, continua infatti a sensibilizzare la coscienza collettiva italiana, ricordandoci quanto la dignità di un uomo possa essere travolta e quanto sia necessario non smettere di cercare la verità.