“Qualcosa è andato storto” al Diana in prima nazionale. I parenti sono ancora serpenti | recensione
La prima nazionale di “Qualcosa è andato storto”, al Teatro Diana di Napoli, ha confermato Carlo Buccirosso non solo come interprete, ma anche come abile drammaturgo e regista.
Lo spettacolo, scritto, diretto e interpretato da Carlo Buccirosso strizza l’occhio ai “Parenti serpenti” di Monicelli e in parte anche a una certa commedia di Eduardo De Filippo, soprattutto a testi come “Natale in casa Cupiello” e “Sabato, domenica e lunedì”.
Buccirosso infatti racconta un universo familiare in cui l’amarezza convive con l’ironia e dove, come lo diceva Eduardo appunti, i drammi e i problemi di una famiglia si sfoga e in alcuni casi si svelano tutti nei momenti di convivialità, dove il ritmo serrato della settimana lascia spazio a quello più letto di un pranzo in famiglia in cui si scoprono gli altarini.
Ed è proprio durante il pranzo di compleanno per gli ottant’anni di nonna Maria che la famiglia Postiglione litiga, discute e si azzuffa intorno alla casa di campagna, all’eredità e al vizietto della matriarca, giocatrice accanita di gratta e vinci. Carlo Buccirosso interpreta Corrado Postiglione, un avvocato di provincia, sempre preoccupato di salvare la madre dai suoi stessi demoni e la cui vita professionale è fatta di clienti popolari ma anche complicati. Come si capisce subito dall’inizio della messa in scena però il vero problema per Corrado è la sua famiglia.
I Postiglione sono un microcosmo fatto di rivalità, segreti, piccoli rancori e nel giorno del compleanno della madre tutte le discussioni ruotano intorno a un gratta e vinci, vincente, smarrito e della cui sparizione viene accusato il cognato di Corrado, tabaccaio nonché esercente di quello specifico biglietto vincente. Di fronte ai litigi dei figli la madre ha un principio di ictus ed è proprio in questo momento che la questione dell’eredità diventa il detonatore di alleanze instabili e conflitti che erano rimasti latenti per troppo tempo.
L’amore può vincere sulle questioni ereditarie?
La commedia di Buccirosso è lo specchio di molte beghe esistenti in tante famiglie nel mondo, famiglie composte da persone che si vogliono bene e non litigano mai finché non entrano in ballo i soldi e l’eredità. È proprio in quel momento, infatti, che i rapporti si rompono e l’affetto dà spazio al rancore, l’egoismo fa da padrone e i pranzi in famiglia muoiono lì dove le tavole apparecchiate non vengono neppure consumate. Per questo è inevitabile guardare a opere precedenti come Parenti serpenti di Monicelli, nell’osservare le dinamiche messe in scena da Buccirosso in una storia nota a molti perché forse reale nella vita di ciascuno. Alla fine ci si domanda se l’amore possa superare tutto questo e tenere uniti i parenti o se l’avidità e la voglia di prevalere sull’altro vinceranno.
A sostenere il quadro fin troppo reale di una vicenda in cui la maggior parte dei personaggi sono brutti, sporchi e cattivi c’è una scenografia (a cura di Gilda Cerullo) rappresentativa del tipico salotto borghese napoletano. L’intenzione è quella di evocare l’intimità di un salotto familiare pieno di ricordi e aspettative che tuttavia sembra cristallizzarsi in un passato che non c’è più e che per giunta si è caricato di problemi che ricadono sulle nuove generazioni. Sono proprio loro, infatti, a farsi carico dei problemi delle generazioni passate e a tentare di risolverli.
Quando scene, costumi e musica servono bene la messa in scena
I costumi di Zaira De Vincentis descrivono i personaggi ma nello stesso momento gli conferiscono un’aira senza tempo, perché sicuramente una delle impressioni generali dello spettacolo è che potrebbe essere ambientato in qualunque epoca, benché da alcuni dettagli si comprenda che il contesto è quello contemporaneo. La musica è firmata da Cosimo Lombardi e accompagna i momenti più delicati senza appesantire la comicità spontanea delle scene.
Buccirosso, nel ruolo di Corrado/Zio Dodò, dimostra ancora una volta la sua versatilità sapendo essere tragico e comico, esprimendo la fragilità di un uomo che si trova “solo contro tutti” nella battaglia per l’eredità familiare e soprattutto nel tentativo inesausto di salvare la madre dal vizio del gioco.
Accanto a lui, il cast composto da Elvira Zingone, Peppe Miale, Fiorella Zullo, Stefania Aluzzi, Matteo Tugnoli, Fabrizio Miano e Tilde De Spirito (nel ruolo della nonna) crea un ensemble credibile e ben calibrato. La nonna, in particolare, appare come figura simbolica, anche perché è lei a incarnare la regia nascosta delle vicende e dei rapporti in famiglia.

Uno spettacolo in equilibrio tra comicità e dramma
Il tono dello spettacolo oscilla sapientemente fra i toni giocosi e divertenti della commedia e l’amarezza per il perdersi della spensieratezza familiare di fronte ai drammi in atto. Buccirosso gratta via la superficie del perbenismo borghese e dell’apparenza su cui si fondano la maggior parte dei rapporti sociali, compresi quelli della famiglia che altro non è che anch’essa un sistema politico. Una realtà sicuramente cinica ma onesta che non dimentica però i sentimenti, poiché alcuni sinceri e ricambiati esistono o per meglio dire resistono dinanzi al vil denaro.
C’è una forte attenzione all’aspetto umano, infatti, alle relazioni che si logorano quando il denaro, l’ego e la malattia entrano in gioco. Il testo è solido, ben costruito con Buccirosso che mostra maturità nella scrittura teatrale e una particolare sensibilità nel mettere in scena la famiglia come luogo di conflitto ma anche di possibile redenzione. Sicuramente tra i punti di forza c’è la combinazione tra comicità e la serietà del tema (la madre in fin di vita e l’eredità) gestite con equilibrio, senza cadere né nel patetico né nel superficiale.
Qualcosa è andato storto conferma Carlo Buccirosso come un talento poliedrico: capace di far ridere, di smuovere e di suscitare empatia. Lo spettacolo è una sofisticata riflessione sulle maschere che indossiamo in famiglia, sulle contese che il sangue rende inevitabili, ma anche sul potere dell’amore di trasformare il caos in qualcosa di vero.
