Hamnet: il film che commuoverà il mondo arriva al cinema, tra poesia, dolore e immortalità

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Un ritratto intimo di William Shakespeare e della perdita che diede vita al suo genio più grande

Tra i titoli più attesi dell’anno, Hamnet si prepara a conquistare pubblico e critica con una storia di struggente intensità. Diretto da Chloé Zhao, il film porta sullo schermo il romanzo di Maggie O’Farrell, un best seller che immagina la vita familiare di William Shakespeare attraverso gli occhi di chi lo ha amato più da vicino.
È un racconto che intreccia arte e dolore, realtà e invenzione, restituendo il ritratto umano del più grande autore della letteratura inglese.

Ambientato nella campagna inglese del Cinquecento, Hamnet segue Agnes, moglie di Shakespeare, e il loro giovane figlio, la cui morte improvvisa diventa il punto di svolta nella vita e nella scrittura del drammaturgo. L’opera trasforma la tragedia personale in creazione artistica, suggerendo che da quella perdita nacque uno dei capolavori più immortali del teatro: Amleto.

Zhao firma un film di straordinaria delicatezza visiva, dove il tempo sembra sospeso e ogni sguardo racchiude un mondo interiore. È un racconto sull’amore, sulla maternità e sulla capacità dell’arte di dare senso all’irreparabile.

L’intimità dietro il mito

Hamnet non è un biopic tradizionale, ma una meditazione sull’assenza. Il film scava nel silenzio domestico, nella quotidianità di una famiglia segnata dalla perdita e dalla distanza emotiva. La regia si concentra sui piccoli gesti: mani che si sfiorano, sguardi che non si incontrano, respiri che diventano preghiera.

La protagonista Jessie Buckley offre un’interpretazione magnetica nei panni di Agnes, donna visionaria e libera, custode del mistero della vita e della morte. Al suo fianco, Paul Mescal dona a Shakespeare un volto fragile e umano, lontano dal genio inarrivabile a cui siamo abituati. La loro relazione è fatta di parole non dette, di amore che resiste anche quando il destino distrugge ogni cosa.

La sceneggiatura evita ogni retorica, scegliendo di raccontare il dolore con la grazia del sottinteso. Ogni immagine diventa un frammento di memoria, un eco che rimane anche quando tutto tace.

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Un film sull’arte come consolazione

Nel mondo di Hamnet, la scrittura non è solo ispirazione ma sopravvivenza. Shakespeare trova nell’arte l’unico modo per restituire vita al figlio perduto, trasformando il lutto in eterno. Zhao affronta questo passaggio con pudore e potenza, evocando la nascita di Amleto non come un atto intellettuale, ma come un grido d’amore.

La fotografia, morbida e pittorica, cattura la luce del tardo pomeriggio, i campi di grano, le stanze spoglie dove ogni dettaglio respira verità. La musica accompagna il racconto come un respiro malinconico, un lamento sommesso che si trasforma in canto.

Con Hamnet, il cinema ritrova la sua capacità di parlare direttamente al cuore. È un film che emoziona senza artifici, che racconta la perdita non come fine ma come origine di qualcosa di eterno.
Un’opera poetica e devastante, destinata a restare impressa nel tempo — proprio come le parole di quell’uomo che imparò a trasformare il dolore in bellezza immortale.