Un padre: Kevin Hart ci racconta una storia di resilienza. Recensione

Immaginiamo un genitore rimasto solo che cerca di coniugare la sua vita con l’arrivo di un neonato, tra lavoro, pannolini, pianti notturni e panni da stirare. Ora immaginiamo che questo sia un padre, che a pochi giorni dal parto perde la moglie e si ritrova con in braccio una bambina a cui non aveva ancora montato la culla. È questo l’inizio della storia di Matthew, interpretato da Kevin Hart nel film Un padre (Fatherhood), uscito il 18 giugno su Netflix.

un padre

Il film si basa sul best seller autobiografico Two Kisses for Maddy: A Memoir of Love and Loss, in cui Matthew Logelin racconta una storia di rinascita a seguito di un tragico lutto da cui, nonostante i dubbi e le paure, troverà la forza di prendere per mano sua figlia e accompagnarla nel cammino della vita.
Non bisogna lasciarsi influenzare dalla premessa e pensare che si tratti di un film drammatico: lo è l’evento da cui prende piede, però il risultato è una risalita dagli abissi della perdita che, non senza fatiche e difficoltà, porterà un padre ad essere la versione migliore di se stesso.

Matthew e Liz hanno appena dato alla luce una bellissima bambina che, per via di una complicanza, la mamma non farà mai in tempo a tenere tra le sue braccia, lasciando il neo papà solo con la piccola Maddy. Ed è lì che Matt, da estremo immaturo, capirà che è arrivato il momento di crescere: circondato da molti ‘Non ce la farà’, urlati a gran voce dalla nonna materna, sente di dovercela fare e inizia una nuova vita da padre solo. Fondamentale per lui sono gli amici e sua mamma che, nonostante le preoccupazioni, con una buona dose di leggerezza d’animo lo aiutano nella crescita di Maddy. La suocera, invece, nutre delle riserve: fragile dopo la perdita della sua amata figlia, non vuole rischiare che la piccola abbia un padre disattento, ed è pronta a tutto per garantirle la vita che si merita. Genero e suocera si scontrano spesso, ma sono due treni che viaggiano su binari -apparentemente paralleli- diretti verso stessa destinazione, che si traduce in un obiettivo comune: dare il meglio che la vita possa offrire a Maddy.

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Essere genitori è un lavoro a tempo indeterminato in cui si viene assunti senza periodo prova: nessuno insegna come farlo al meglio e non esiste un Wikihow da consultare nei momenti di disorientamento. Anche Matt non è immune agli errori, spesso perde il controllo nelle numerose notti in bianco, nella difficoltà di legare i capelli in una coda ben fatta, capita persino di vedere il passeggino abbandonato al supermercato e un minuto dopo lui che torna di corsa a recuperarlo. Quando trova il coraggio di chiedere aiuto finalmente il dolore e le fatiche iniziano a lasciare spazio alla gioia di crescere insieme alla propria bambina, come a ricordarci che cercare sostegno da chi amiamo non è sinonimo di debolezza, ma un atto dignitoso di coraggio. Così, in un rapporto di reciproco sostegno, Matt e Maddy imparano a trovare il loro equilibrio fatto di passeggiate, partite a poker con gli amici di papà in cui si vincono deliziosi biscotti, e gli immancabili due baci -uno da parte di papà e uno di mamma- della buonanotte. Il tempo passa, Maddy cresce e Matt compie un altro importante passo, conoscere una nuova donna che, nonostante le preoccupazioni, viene accolta con gioia. L’equilibrio inizia a vacillare quando Maddy si accorge di non sentire il calore che gli altri bambini ricevono dalla loro famiglia e Matt, lontano dall’egoismo, asseconda la sua volontà di vivere a casa dei nonni materni, che la riempiranno di quell’amore che solo i nonni sanno donare. Matt ora ha tempo di dedicarsi a se stesso e alla sua carriera, e se viene naturale pensare che si senta di nuovo in pieno possesso della sua vita, in realtà non è così, perché in ogni partita di poker e in ogni buonanotte manca una presenza speciale: quella di Maddy. Alla fine del film la loro piccola famiglia è riunita: padre e figlia riprendono in mano la loro vita insieme, finalmente pronti ad accogliere il nuovo amore di Matt, una ragazza dolce e brillante che porta lo stesso nome della mamma, Liz.

Kevin Hart, con umorismo e fragilità, ci racconta la vita di un uomo che non scappa dalla realtà, ma la affronta di petto contro ogni pregiudizio, ricordandoci che, non importa se si parla di mamme o di papà, dietro ogni genitore c’è una persona che sta imparando ad essere la versione migliore di se stesso.