Il lato economico dell’Afghanistan: rame, ferro, litio… la corsa alle terre rare

Seppur vero che la vera crisi afgana ora si concentra sull’emergenza umanitaria, su una guerra interna tra fazioni/clan/etnie, forse anche religiosa per le varie sfaccettature che l’Islam può assumere… C’è una cosa che non va tralasciata e di cui si inizia a parlare: le terre rare.

Non parliamo della pietra filosofale o di qualche sua variante orientale, ma di elementi chimici di fondamentale importanza per l’attuale mondo hi-tech, litio e rame si rivelano quindi il nuovo tesoro afghano da conquistare. Il Paese, l’unico al mondo ad essere stato esplorato da cima a fondo dai cieli, da americani e non solo, possiede ben 3mila miliardi di risorse, secondo gli Usa. Numero che a oggi potrebbe essere ancora più alto.

Ma cosa sono queste terre rare (Rare Earth Elements – REE)? Da un punto di vista chimico, gli elementi classificati come REE sono tutti metalli con particolari caratteristiche che li hanno resi indispensabili nella rivoluzione tecnologica degli ultimi 20 anni. La loro applicazione è visibile in numerosi settori, troviamo questi elementi: nei televisori, nei chip e negli hard-disk del computer, nei touchscreen, nei circuiti elettronici, nei magneti permanenti dei computer, nelle turbine eoliche, nei pannelli solari, nella batterie… La lista è chilometrica!

Nonostante il nome, le terre rare non sono così introvabili. Con l’eccezione del promezio, elemento radioattivo artificiale, questi elementi si trovano in concentrazioni relativamente elevate nella crosta terrestre; per esempio, lantanio, cerio, neodimio e ittrio sono più abbondanti di piombo o argento e perfino i due meno abbondanti, tulio e lutezio, son circa 200 volte più comuni dell’oro. La loro rarità discende dal fatto che, pur presenti in diversi tipi di minerali, sono sparsi nel mondo. Una manciata di terriccio raccolta nel cortile di casa probabilmente ne contiene un po’, magari poche parti per milione. Sono invece rari i giacimenti abbastanza grandi e concentrati tali da rendere conveniente l’attività estrattiva.

La loro estrazione è in genere complicata e costosa e inoltre in questi processi si utilizzano sostanze particolarmente dannose per l’ambiente e si producono rifiuti altamente tossici.

Notizia freschissima di giornata è relativa alla carenza di chip nel comparto automobilistico (Sole 24 ore: “La carenza di chip manda in tilt il settore…”), e da cosa è determinata se non dalla scarsità di materie prime per le aziende produttrici. La stessa Cina è già scesa in campo, letteralmente, comprando frammenti di nazioni nel continente africano ricche di terre rare ed altri minerali. L’industria abbisogna di materie prime, dove e come non è un problema per qualcuno.

L’attuale interesse di Russia e Cina verso l’Afghanistan si genera dall’abbondanza nel suolo afgano di terre rare, democrazia o talebani non fermano la macchina industriale!

L’ammontare delle terre rare nel suolo afgano sarebbe (secondo una stima condotta già nel 2006 dalla United States Geological Survey – USGS) a 1,4 milioni di tonnellate, per un valore stimato che si aggira tra i 1000 ed i 3000 miliardi di dollari.

Rimane ancora un mistero sul perché della “fuga” americana dall’Afghanistan, ora alla merce di investitori cinesi e russi. Ovviamente la macchina complottista si è già messa in moto e parla di una segreta intesa multi-stato per la gestione delle preziose risorse.

Ai posteri l’ardua sentenza di una nazione dilaniata da quasi 40 anni di guerre, prima condotte per mano sovietica e poi americana. Non c’è pace in Afghanistan e dubito ci sarà visto quello che nasconde il sottosuolo!