Midnight Mass: la serie horror Netflix tra sacro e profano. Recensione

Midnight Mass è tra le migliori serie Netflix uscite nell’ultimo periodo, disponibile dal 24 settembre, a opera di Mike Flanaghan, già noto per The Haunting of Hill House e The Haunting of Bly Manor, appartenenti sempre al genere horror e dallo stile sempre peculiare. Crockett Island, isoletta con 127 abitanti, vede il ritorno di Riley (Zach Gilford), dopo un periodo in carcere per omicidio e guida in stato d’ebrezza, e l’arrivo di padre Paul (Hamish Linklater), il nuovo prete in sostituzione all’anziano padre Pruitt. La venuta di padre Paul è accompagnata da una serie di eventi particolari, “miracolosi” come li definiscono gli abitanti sconvolti e Beverly Keane (Samantha Sloyan), fervente credente e parrocchiana prossima al fanatismo. Infermi che riprendono a camminare e anziani che tornano nel pieno delle forze andranno di pari passo con l’aumento del bigottismo, fanatismo religioso e presenze oscure, oscillando tra la salvezza e l’apocalisse.

Midnight Mass si prende i suoi tempi e questo è innegabile, la componente orrorifica, che nei primi episodi si mantiene sulle tipiche scene di tensione crescente miste a (per fortuna pochissimi, quasi assenti) jumpscares, nel corso della narrazione muta in un orrore del tutto psicologico e mistico, con l’approfondimento sempre maggiore dell’interiorità dei personaggi e del loro rapporto con la fede, elemento centrale dell’intera serie. La scelta dell’ambientazione isolana sottolinea quella tendenza alla chiusura, alla sedimentazione e cristallizzazione dogmatica che avviene quando la fede si trasforma in fanatismo, che porta alcuni personaggi a perdere la ragione in nome della ripetizione costante e pedante di passi della Bibbia, spesso incapaci di descrivere realmente i cambiamenti in atto, ma di certo capaci di trasmettere quel senso di sicurezza e appartenenza inamovibile.

La regia è intensa, curata, con trovate interessanti e dal ritmo sostenuto, con inquadrature lunghe che accompagnano i personaggi durante i loro dialoghi, sostituti dell’azione in quest’opera che vuole essere riflessiva, a tratti intimista e che proprio per questi motivi potrebbe da una parte catturare l’attenzione (che necessita di un livello sempre alto durante la visione) dello spettatore, ma dall’altra potrebbe annoiarlo con la densità dei dialoghi con oggetto la fede, articolati e complessi (in qualche caso sembra quasi di risentire in lontananza la fortissima componente dialogica e teatrale de Il Settimo Sigillo).

Midnight Mass riesce a mettere in scena un’ambientazione orrorifica che rimanda tanto a Stephen King quanto a Lovecraft, attraverso una discesa lenta e costante verso gli inferi, verso un’apocalisse mentale e materiale spietata che farà terra bruciata, mostrando una visione caustica e tagliente del rapporto delle persone con la fede, della natura del male e del fanatismo religioso (Flanaghan è stato da giovane un chierichetto e attualmente un ex-alcolista), con un finale crudo e metaforico, ma forse troppo frettoloso nei tempi e nella chiusura dei vari archi narrativi.

In conclusione, una serie da vedere, probabilmente una delle migliori che al momento Netflix abbia da offrire, ben consci però che non ci si trovi davanti a un prodotto d’intrattenimento con lo spavento facile o il mostrone da cui fuggire, ma di un lavoro più raffinato, non esente da difetti, primo fra tutti il ritmo abbastanza lento che non tutti apprezzano, che cerca di portare su schermo riflessioni e suggestioni visive che raramente trovano spazio nell’odierno panorama seriale.