Tutto brucia, i Motus al Bellini di Napoli. Da una riscrittura di Sartre per riflettere sul presente

Tutto brucia è in scena al Teatro Bellini di Napoli dal 20 al 23 gennaio per la regia e ideazione di Daniela Nicolò e Enrico Casagrande. In scena ritroviamo Silvia Calderoni, attrice totem di Motus che ricordiamo in MDLSX, con Stefania Tansini e R.Y.F. (Francesca Morello) che esegue e interpreta le canzoni dello spettacolo.

Tutto brucia

Cominciamo col dire che se avete avuto esperienza con i Motus saprete bene che uno spettacolo di questo gruppo non è da considerarsi uno spettacolo nel senso classico del termine e difficilmente un lavoro dei Motus risponde ai canoni classici della messa in scena. Ritmo, dinamismo, ambiente sonoro e fluidità della scena sono quasi sempre le principali caratteristiche di questo gruppo teatrale.
Nel caso di Tutto brucia però si è partiti proprio dal classico, precisamente da un verso: “tutto brucia” appunto, pronunciato da Cassandra nella riscrittura delle Troiane di Jean Paul Sarte.

Le troiane, protagoniste di una delle tragedie più conosciute al mondo, figure femminili verso le quali Euripide rivolse l’attenzione e decise di dedicare un intero dramma alle vittime di una guerra.
Si parte da una fine dunque, “tutto brucia” è il verso che Cassandra pronuncia riferendosi alla città di Troia data alle fiamme dai Greci, vincitori della guerra.

Le due interpreti in scena, sulle musiche di R.Y.F. che fa anche da voce narrante a suo modo, rappresentano rispettivamente Cassandra, Ecuba, Andromaca e Elena e attraverso frasi, lamenti, danza e movimenti raccontano il dopo la guerra, il dolore ciò che è rimasto della loro vita e della loro terra e tutto questo è rappresentato in scena dalla cenere, simbolo della fine di un mondo, simbolo di morte e simbolo di disumanizzazione dei personaggi pregni di dolore.

È impossibile non ricondurre il mito, la tragedia di Tutto brucia con il dramma contemporaneo della pandemia insieme con i cambiamenti climatici di cui noi stessi siamo protagonisti e vittime. L’elemento femminile poi pone sul tavolo della riflessione anche la questione femminile e quindi il tema purtroppo sempre caldo della violenza sulle donne.

Sembra chiaro quindi che l’intento degli autori è quello di parlare del presente e attualizzare un testo classico che di per sé ha proprio questa funzione.

Dietro il lavoro dei Motus c’è sicuramente una grande attenzione per i dettagli, la scena e l’ambiente sonoro sono già di per sé rappresentativi della storia e vanno a sostenere molto bene l’interpretazione, in questo caso di Calderoni e Tansini.

Va specificato però che una messa in scena così particolare come questa in cui la narrazione procede per frammenti, dove l’ambiente emotivo è assai più forte della parola recitata senza un buon sostegno di suoni e scene sarebbe probabilmente fruibile da pochi.

Ci sono delle immagini più belle di altre perché possono condurre lo spettatore all’interno di una sorta di flusso di coscienza e allora si viaggia insieme alle interpreti in un percorso di riflessione. Altri momenti dello spettacolo sono stati più faticosi da seguire, probabilmente perché tra gli obiettivi degli autori c’era anche quello di creare qualcosa di disorientante che desse stimoli diversi allo spettatore e che non gli consentisse mai una distrazione.

C’è poi la metamorfosi dei personaggi in altro da sé in un tutto dalle forme animali e non attraverso cui potersi esprimere e restare nel mondo, essere ancora, essere altro, restare nella memoria.
C’è il tema della colonizzazione e dell’espatrio, la migrazione di ieri causata dalla guerra ci fa pensare alle molte migrazioni di oggi e si pone come sempre la domanda che anche Primo Levi si era posto: se questo è un uomo?

È ancora un essere umano colui che viene strappato dalle sue radici? È ancora un essere umano colui che viene ucciso e non sepolto? E’ ancora un essere umano la donna violata alla quale sono stati tolti i figli, morti anch’essi per mano della guerra?

Sono domande ancora presenti e nel mese della memoria ancora più forti e presenti e rispetto alle quali si prova a dare una spiegazione ma per richiamare un altro nome importante, Hannah Arendt, è la banalità del male.

INFO:

Tutto Brucia

Teatro Bellini
Via Conte di Ruvo, 14 – Napoli

Dal 20 al 23 gennaio

Orari spettacoli: feriali ore 20:30, domenica h. 18:00

Prezzi: a partire da 15€ – Under29 15€ migliore posto disponibile

Durata: 75 min