“Nel cuore profondo”, un giallo storico di Henning Mankell. Recensione

“Un ufficiale di marina diviso tra due donne. Un viaggio negli abissi delle acque gelide del Baltico, e nelle profondità dell’animo umano”

Queste le parole della copertina di Nel cuore profondo, un romanzo dell’autore svedese Henning Mankell, noto per la serie del commissario Wallander. La prima edizione originale risale al 2004 e Marsilio editore, nel 2021, ci ha fatto il regalo di riempire gli scaffali delle nostre librerie con le nuove copie italiane di questo romanzo che rappresenta tutto il contrario di ciò che potrebbe sembrare, e senza dubbio in meglio.

Personalmente, sono stata attratta dalle parole della copertina e dalla trama: lo sfondo storico e la profondità psicologica sono per me elementi di notevole interesse quando devo approcciarmi ad una lettura. Eppure, la storia d’amore di un uomo diviso tra due donne qui passa completamente in secondo piano, perché in Nel cuore profondo, la protagonista è la psiche di un uomo perso, che non sa amare e che non sa rispettare l’amore altrui.

Lars Tobiasson-Svartman è un ufficiale della marina svedese. Alla vigilia dello scoppio del primo conflitto mondiale viene mandato nel Baltico per misurare la profondità dei fondali e tracciare rotte sicure per le navi da guerra. Lars Tobiasson-Svartman non si separa mai dal suo batimetro. È uno strumento che gli trasmette sicurezza, colui che un giorno spera lo aiuterà a trovare il fondale non misurabile, quello dalla profondità ignota, un abisso in cui sarà capace di perdersi per sempre e di sentirsi in pace. È sposato con Kristina.

Il loro è un matrimonio apparentemente d’amore, perché lei lo ama, mentre lui prova sentimenti contrastanti di affetto e fastidio. Non riesce a separarsene, ma qualcosa in lei lo disturba. Durante la sua missione, su un isola apparentemente deserta, incontra Sara Fredrika e se ne innamora perdutamente, tanto da iniziare a fare di tutto per tornare da lei, costruendo una rete di bugie da cui sarà difficile uscire senza effetti collaterali.

Tutto ciò però non ha nulla a che fare con l’amore passionale e romantico che ci si potrebbe prefigurare vedendo in copertina l’immagine di una donna vestita di rosa che osserva malinconica una nave in partenza. Perché l’amore di Lars Tobiasson-Svartman è ossessione, egoismo, malattia. L’uomo crede di amare Sara Fredrika, e molto probabilmente la ama a suo modo, ma in realtà, non avendolo conosciuto sin da piccolo, non sa cosa sia effettivamente l’amore. Invece di creare compassione nel lettore però, questo aspetto non fa altro che suscitare incredulità verso un uomo che si lascia guidare dagli istinti meno nobili e fa il contrario di ciò che ci si aspetterebbe.

Henning Mankell costruisce una storia di cui non si riesce minimamente ad immaginare il finale. Non si può fare a meno di scendere negli abissi dell’animo del protagonista, i cui pensieri non si sposano minimamente con la persona che si rivela all’esterno. Indossa una maschera perenne di cui non riesce a liberarsi nemmeno con chi ama, una maschera che gli pesa, ma che gli è incollata addosso da anni. Lui stesso a volte non la sopporta, ma non può farne a meno, se non vuole crollare.

L’autore ha strutturato una storia in maniera unica. I capitoli si susseguono seguendo il flusso di pensieri del protagonista, quasi sempre cortissimi, come degli scatti nervosi. Lo stile asciutto e conciso è il pilastro della storia, ciò che le permette di funzionare: mai superfluo e sempre esaustivo.

Se ancora non lo avete letto, non lasciatevi scappare Nel cuore profondo. Non tutti gli autori sanno esplorare così bene la psiche umana e con un metodo così originale, e Henning Mankell lo ha fatto egregiamente.