Le assaggiatrici: il film nasconde verità scomode mai raccontate nel romanzo originale di Rossella Postorino

Un’analisi approfondita delle variazioni narrative e stilistiche tra il libro di Rossella Postorino e l’adattamento cinematografico di Silvio Soldini
Il romanzo “Le assaggiatrici” di Rossella Postorino ha conquistato lettori e critica per la sua intensa narrazione delle vicende di donne costrette a un compito tanto singolare quanto pericoloso: assaggiare i pasti destinati ad Adolf Hitler per verificarne l’assenza di veleni. L’adattamento cinematografico diretto da Silvio Soldini ha portato questa storia sul grande schermo, apportando modifiche significative che meritano un’attenta analisi.
Nel libro, la protagonista Rosa e le sue compagne vivono una costante tensione emotiva, sospese tra la paura della morte imminente e il desiderio di una vita normale. La Postorino descrive con minuzia le sfumature psicologiche delle assaggiatrici, evidenziando i loro conflitti interiori e le dinamiche interpersonali. Il film di Soldini, pur mantenendo il nucleo centrale della trama, adotta un approccio visivo che enfatizza l’immobilità e la claustrofobia della loro esistenza, spesso rappresentandole sedute o statiche, simbolo della loro condizione di prigionia psicologica.
Un elemento distintivo del romanzo è l’uso del colore per rappresentare speranza e desiderio. Gli abiti eleganti, il cielo durante gli incontri segreti, e altri dettagli cromatici offrono momenti di evasione dalla cupa realtà. Al contrario, il film predilige una palette cromatica dominata da tonalità grigie e spente, sottolineando l’oppressione e la monotonia della vita delle protagoniste, con rare eccezioni come il verde di un fagiolino o il giallo di una torta, che emergono fugacemente.
La relazione tra Rosa e il comandante delle SS, Albert Ziegler, è un altro punto di divergenza. Nel libro, questa relazione è complessa e tormentata, con Rosa che oscilla tra attrazione e repulsione, combattuta dai sensi di colpa verso il marito assente. Il film semplifica questa dinamica, attenuando il conflitto interiore di Rosa e riducendo la presenza simbolica del marito a una semplice fotografia, diminuendo l’intensità del dramma personale vissuto dalla protagonista.
L’approccio visivo e narrativo nel film di Soldini
Silvio Soldini sceglie di rappresentare le assaggiatrici in una condizione di costante staticità. Le scene le mostrano frequentemente sedute attorno a un tavolo, enfatizzando la loro impotenza e la routine opprimente. Questa scelta registica differisce dal romanzo, dove le protagoniste, pur nella loro condizione, trovano momenti di movimento e interazione che spezzano la monotonia e offrono sprazzi di vitalità.
Inoltre, il film omette o riduce alcune scene presenti nel libro che avrebbero potuto aggiungere profondità ai personaggi e alle loro relazioni, come balli o incontri più intimi. Queste omissioni contribuiscono a una rappresentazione più austera e meno sfaccettata delle protagoniste rispetto alla loro controparte letteraria.

La rappresentazione dei colori e delle emozioni
Mentre il romanzo utilizza il colore come metafora di speranza e desiderio, il film adotta una tavolozza cromatica più spenta. Questa scelta visiva sottolinea l’atmosfera cupa e senza via d’uscita della vita delle assaggiatrici. I rari momenti in cui emergono colori vivaci nel film servono a evidenziare la monotonia dominante e la mancanza di speranza percepita dalle protagoniste.
Questa differenza nell’uso del colore riflette le diverse intenzioni delle due opere: il romanzo cerca di mostrare come, nonostante tutto, vi siano spiragli di luce nella vita delle protagoniste, mentre il film enfatizza l’oppressione e la disperazione del contesto in cui vivono.
In sintesi, “Le assaggiatrici” di Rossella Postorino e il suo adattamento cinematografico di Silvio Soldini offrono due interpretazioni distinte della medesima storia. Le scelte narrative e stilistiche adottate nel film, pur mantenendo l’essenza del racconto originale, ne modificano alcune sfumature, offrendo al pubblico una prospettiva diversa sulle vicende delle protagoniste. Queste differenze evidenziano come il passaggio dalla pagina scritta allo schermo possa trasformare una narrazione, adattandola a nuovi linguaggi espressivi e sensibilità artistiche.