The Sandman 2, tra atmosfere gotiche e dialoghi forzati: il ritorno che delude le attese

The_Sandman_2_-_fortementein.com

La nuova stagione Netflix ispirata a Neil Gaiman smarrisce l’epica fantasy e cade nella trappola della propria seriosità.

Dopo l’impatto della prima stagione, The Sandman torna su Netflix con la seconda parte delle avventure di Morpheus, Signore dei Sogni. Una serie attesa, capace sulla carta di ampliare il respiro narrativo e di scavare ancora più a fondo nel mondo creato da Neil Gaiman. Ma, almeno in questo nuovo capitolo, l’impressione dominante è che l’eccesso di enfasi e il tono cupo abbiano soffocato le potenzialità di una storia che avrebbe potuto essere epica e coinvolgente.

Il protagonista, interpretato da Tom Sturridge, rimane l’emblema del gotico malinconico: fisico perfetto, lineamenti scolpiti, sguardo sempre immerso nell’ombra. Ma dietro la presenza scenica, la scrittura continua a renderlo monocorde e distante, incapace di trasmettere quell’intensità emotiva che la sua missione richiederebbe. Così, anche momenti spettacolari – come lo scontro con Lucifero o il confronto con divinità del pantheon mitologico – finiscono per sembrare più obblighi che epiche svolte narrative.

La trama parte dal tentativo di Dream di rimediare a colpe antiche, tra cui l’amore perduto di Nada, e prosegue con incontri e riconciliazioni familiari. Sulla carta, materiale potente; sullo schermo, invece, sequenze che spesso mancano di tensione e finiscono avvolte in una patina di eccessiva autocompiacenza estetica. Il risultato è un percorso affascinante solo a tratti, che rischia di alienare lo spettatore proprio quando dovrebbe catturarlo.

Emozione cercasi tra miti, allegorie e metafore logore

Uno dei limiti più evidenti della seconda stagione è l’uso delle mitologie classiche. Dalla vicenda di Orfeo ed Euridice fino ai riferimenti a divinità norrene e cristiane, gli intrecci offrono spunti enormi, ma vengono trattati in modo superficiale. Il mito diventa semplice cornice, mentre l’elaborazione narrativa sembra ridursi a espedienti visivi – come la scelta di mostrare una testa mozzata parlante – più che a un reale approfondimento drammaturgico.

Anche i dialoghi contribuiscono alla sensazione di artificiosità. Battute come “I sogni e i racconti sono verità-ombra che sopravvivono quando i fatti si dissolvono” non riescono a elevarsi, risultando piuttosto simili a citazioni preconfezionate da social network. Nonostante la volontà di riflettere sul valore delle storie, le frasi appaiono prive di mordente, soffocate da un tono grave che non concede respiro.

The_Sandman_2_-_fortementein.com

Ambizione visiva e caduta nella pretenziosità

Non mancano idee suggestive: l’ambientazione negli inferi guidati da Lucifero, la possibilità di entrare nei sogni e plasmarli, l’uso di atmosfere oniriche e scenografie gotiche. Tuttavia, ogni intuizione sembra sacrificata a un’estetica pesante, che rinuncia alla varietà e alla leggerezza. Persino l’inserimento di un cane parlante, con la voce di Steve Coogan, non riesce a strappare un sorriso, segno che l’umorismo stesso resta imprigionato nella rigidità della scrittura.

The Sandman 2 si conferma dunque un progetto ambizioso ma irrisolto: uno show che punta a un pubblico maturo e intellettuale, ma che finisce per apparire presuntuoso e incapace di mantenere la promessa di meraviglia insita nel materiale originale. Il ritorno del Signore dei Sogni avrebbe potuto rappresentare una celebrazione della fantasia e del potere delle storie. Invece, questa seconda stagione lascia la sensazione di un’occasione mancata: affascinante nelle premesse, ma intrappolata in una coltre di seriosità che spegne la magia del sogno.