The Black Phone 2: il ritorno del killer con la maschera, ma senza Ethan Hawke
22 Ottobre 2025 Anita Fanti
Il sequel del film horror di Scott Derrickson punta su nuovi personaggi e più violenza, ma perde parte del suo fascino
A due anni dal successo del primo capitolo, The Black Phone 2 riapre la linea diretta con l’orrore. Diretto ancora da Scott Derrickson, il film segna il ritorno di una delle pellicole horror più apprezzate degli ultimi anni, anche se questa volta il pubblico dovrà fare a meno di una presenza centrale: Ethan Hawke. L’attore — volto del terrificante “Grabber” — non è il motore principale di questo nuovo capitolo, e la sua assenza si fa sentire.
Il sequel riprende le atmosfere cupe e suburbane del film originale, ma amplia la narrazione introducendo nuove vittime, nuovi legami e un approccio più dichiaratamente slasher. Derrickson sceglie di spingere il racconto verso un orrore più fisico e sanguinoso, sacrificando però parte del mistero psicologico che aveva reso il primo The Black Phone un cult istantaneo.
Pur mantenendo un’estetica curata e un ritmo serrato, The Black Phone 2 appare più convenzionale, meno radicato nel dramma e più interessato a moltiplicare gli omicidi e le scene di tensione. Un cambio di tono che divide critica e pubblico: per alcuni una scelta naturale, per altri una perdita di profondità.
Il risultato è un sequel “efficace ma meno inquietante”, che punta a soddisfare gli amanti dell’horror puro, ma rinuncia a quella sottile inquietudine che distingueva l’originale.
Più sangue, meno suggestione
Se nel primo film la violenza restava spesso suggerita, in The Black Phone 2 Derrickson abbraccia apertamente il linguaggio dello slasher classico, con una regia più diretta e una costruzione degli omicidi che richiama gli anni ’80. Le scene d’azione sono più elaborate e la tensione cresce di continuo, ma la componente emotiva risulta più attenuata.
A mancare è soprattutto la figura magnetica del Grabber, che nel primo film incarnava il male con inquietante ambiguità. In sua assenza, la storia si concentra su un nuovo gruppo di personaggi, ampliando il mondo del film ma senza raggiungere la stessa intensità. La dimensione soprannaturale — la connessione attraverso il telefono nero — resta presente, ma assume un ruolo secondario rispetto alla carneficina.
Un sequel solido ma senza la stessa anima
The Black Phone 2 è un film “tecnicamente impeccabile, ma narrativamente più debole”. La fotografia e il montaggio rimangono di alto livello, e la mano di Derrickson si riconosce nella capacità di costruire la tensione. Tuttavia, senza il carisma di Ethan Hawke e senza un vero antagonista iconico, il film fatica a lasciare il segno come il precedente.
Il cast giovane regala buone interpretazioni e la componente horror resta efficace, ma il sequel perde parte della sua originalità, trasformandosi in un esercizio di stile ben realizzato ma meno sorprendente.
Con The Black Phone 2, Scott Derrickson firma un ritorno dignitoso ma non memorabile. Il film offre terrore e ritmo, ma smarrisce quella dimensione psicologica che aveva reso il primo capitolo così disturbante e unico. L’horror resta solido, ma la linea con l’aldilà sembra un po’ più silenziosa.