Alberto Magri “Il bucato”, 1913. Tempera su tavola, cm 46×314. Collezione privata
Se siete in partenza per questo lungo ponte e la vostra meta è Lucca, o dintorni, non perdete l’occasione per visitare un luogo incantevole come la Fondazione Ragghianti che in questo periodo, fino al 2 giugno, ospita la mostra “L’artista bambino. Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo ‘900”, curata da Nadia Marchioni e strettamente collegata alla missione dell’istituzione toscana. Infatti già nel 1969 Carlo Ludovico Ragghianti scriveva: “Il problema dell’arte infantile tra il ‘900 e il 1920, tanto fuori d’Italia quanto in Italia, è uno di quelli che esigono una ricerca e una precisazione, tra tante altre da compiere per un periodo che ha acquistato così rapidamente una distanza archeologica”. Sono trascorsi cinquant’anni da quelle parole e finalmente si approfondisce, attraverso artisti noti e altri meno noti, una questione interessante dell’arte del nostro Paese, con richiami ad altri mondi, per esempio a quello dell’editoria che sottende a buona parte della mostra.
Carlo Carrà, La casa dell’amore, 1922, olio su tela, cm 90×70 cm. Collezione Jesi, Pinacoteca di Brera, Milano
Alberto Magri, La vendemmia, 1912 trittico. tempera su tavola, cm 46×185. Collezione privata
Gigiotti Zanini, Paesaggio con carretto, 1919, olio su tela, cm 85×92 cm. Mart, Rovereto Mart Archivio fotografico e mediateca
Renato Birolli, Tassì rosso, 1932, olio su tela, cm 58×60. Collezione Giuseppe Iannaccone, Milano
La mostra allestita al Complesso monumentale di San Micheletto e articolata in sei sezioni, indaga gli espliciti arcaismi tratti dallo studio dei maestri del Duecento e del Trecento, che vede fra i precursori Alberto Magri, accompagnato dagli amici “apuani” Lorenzo Viani e Adolfo Balduini. Poco dopo la metà del primo decennio del Novecento l’arte infantile si diffonde. É il caso dei lavori di Ottone Rosai, Tullio Garbari, Gigiotti Zanini, Alberto Salietti e Piero Bernardini ma anche di quelli firmati Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Mario Sironi e Ardengo Soffici.
Cesare Breveglieri, L’Isolotto delle anitre, 1935, olio su tavola, cm 70×60. Collezione privata
Tra gli anni Venti e Trenta del Novecento si passa poi a un miniaturismo di tipo infantile come nei lavori di Riccardo Francalancia, Fillide Levasti e Renato Birolli. La parte finale della mostra è invece caratterizzata da esempi di ritratti e paesaggi dalle atmosfere incantate, come quelle del milanese Cesare Breveglieri, che rappresenta una delle più feconde resistenze del primitivismo infantile nell’arte.
Un percorso interessante dunque e anche molto piacevole, che, partendo dalla fine dell’Ottocento, percorre i primi decenni del XX secolo, mostrando opere di artisti affascinati dall’universo infantile, di cui prendono in varie forme e stili l’essenza: la semplicità, la poesia, la soavità dei colori e dei soggetti rappresentati.