Gialli sotto l’ombrellone: due autori a confronto al Mystfest in spiaggia
Le restrizioni per prevenire i focolai di Covid-19 si sono allentate in Emilia-Romagna come in quasi tutta Italia, e così a Cattolica, nell’ambito del MystFest – Festival Internazionale del Giallo e del Mistero, si è tornati a organizzare “Gialli sotto l’ombrellone”, ossia presentazioni di libri di questo genere (o in tutte le sue declinazioni) in spiaggia.
Sono stati i bagni Oasis 70/71, sulla spiaggia di Cattolica, a fare da sfondo il 25 giugno scorso alla presentazione de “Il bambino che disegnava le ombre” di Oriana Ramunno e “La sabbia brucia. Le ultime indagini di Gori Misticò” di Fausto Vitaliano per i Gialli sotto l’ombrellone. Ad introdurre l’evento Simonetta Salvetti (direttrice teatri e principale organizzatrice del MystFest) che salutando il pubblico racconta della storia del MystFest, manifestazione nata nel lontano 1979. “La città si reimpossessa del suo tesoro” dice la madrina del festival, spiegando inoltre che a illustrare la locandina dell’edizione 2021 è stato Alessandro Baronciani, il disegnatore dell’ultimo libro di Roberto Saviano, “Gridalo”.
È Catia Corradi, responsabile della biblioteca civica di Cattolica, a presentare invece l’appuntamento Gialli sotto l’ombrellone e ad illustrare al pubblico il Fondo Giallo della biblioteca civica che lo scrittore Massimo Carlotto (autore di romanzi noir di successo) ha definito una “Wunderkammern”, una camera delle meraviglie come quelle del Rinascimento, oltre che la mostra sul 750° anniversario della proclamazione di Cattolica a città. Il momento clou dell’evento però è l’intervista faccia a faccia ai due autori, Oriana Ramunno e Fausto Vitaliano, veri protagonisti della soirée.
Oriana Ramunno, bolognese originaria di Rionero di Vulture, si è trasferita da pochi anni a Berlino ma non dimentica l’Italia, paese che ama, anche perché il MystFest lo considera casa sua. Parlando della propria carriera afferma di aver iniziato a pubblicare con Delos Digital e adesso è giunta a Rizzoli con il primo giallo che è arrivato nel circuito delle librerie. Catia Corradi confessa che è stato faticoso leggere “Il bambino che disegnava le ombre”, perché ha dovuto ingoiare molti rospi. Chiede allora come mai ha ambientato un giallo classico ad Auschwitz, ma soprattutto perché cercare un solo assassino ad Auschwitz.
L’autrice risponde di essere stata spietata apposta perché diversamente sarebbe stata irrispettosa nei confronti delle vittime, si è trattato di un obbligo morale. L’idea del giallo le è venuto in mente perché a Rionero di Vulture, nel 1943, ci fu un eccidio: un soldato fascista fu ferito e gli occupanti fucilarono per rappresaglia sedici rioneresi. Così l’autrice si è chiesta: cosa sarebbe successo se ad Auschwitz fosse stato ucciso un carceriere? Per questo motivo le autorità germaniche chiamano un criminologo, il migliore del Terzo Reich, affinché indaghi. Si tratta di un ossimoro fortissimo: in una fabbrica di morte l’uccisione di un tedesco merita delle indagini, mentre quelle di migliaia di innocenti no. È un romanzo costruito su un doppio binario, quello del thriller e quello dell’Olocausto.
Hugo Fischer, il protagonista, è malato: ha la sclerosi multipla, ma vive nella menzogna perché nega a tutti, compreso se stesso, la propria malattia dicendo di essere zoppo a causa della poliomelite. Sa benissimo che se si scoprisse che è affetto da questo male sarebbe ucciso oppure sterilizzato e quindi abusa di morfina. L’autrice spiega allora che ha conosciuto a Berlino il bisnipote di un dissidente tedesco, il quale era un socialista e fu internato in un lager. Il ragazzo che Oriana Ramunno ha conosciuto le ha detto che i tedeschi fingevano di non sapere per sopravvivere e per questo Hugo Fischer è un eroe banale, un eroe con i suoi difetti, non un supereroe.
Catia Corradi definisce il romanzo di Oriana Ramunno come un libro impattante e l’autrice dice che apprezza Edith Bruck, una delle finaliste al Premio Strega di quest’anno con “Il pane perduto”. “La letteratura è un sostegno della memoria”, conclude.
Fausto Vitaliano, invece calabrese ma milanese d’adozione e per lavoro, scrive per Topolino e sceneggia anche cartoni animati (rivelando che non a caso il suo protagonista è un appassionato lettore di Topolino). Il libro che presenta, “La sabbia brucia. Le ultime indagini di Gori Misticò”, è il prequel del suo primo libro: “La mezzaluna di sabbia: Le ultime indagini di Gori Misticò”.
Il suo libro, che ha come protagonista Gori Misticò, ha un’atmosfera più leggera de “Il bambino che disegnava le ombre”. L’autore rivela che c’è molta ironia in questo romanzo. Il protagonista vive a Milano e torna in Calabria, nella sua terra di origine e ha un nome curioso: Gregorio: Gori è il diminutivo, mentre il suo cognome è frutto di un errore. Suo padre era un criminale e non voleva dargli il suo cognome per non screditarlo, così all’anagrafe fu iscritto con il cognome della madre che però era Nisticò e per un errore fu rinominato Misticò. Gori invece è un maresciallo dei carabinieri che di professione fa l’infiltrato, ma quando si ammala e inizia a fare i conti con la propria vita decide di tornare al suo paese d’origine. A questo punto Fausto Vitaliano fa una citazione del libro di Giorgio Bassani “Il giardino dei Finzi-Contini”: “Per reiniziare a vivere, bisogna attraversare la morte” e la stessa cosa la fa il suo Gori Misticò, un personaggio senza legami e che non può fare a meno di cercare la verità.
Catia Corradi, è rimasta colpita dall’ironia dei suoi romanzi e incalza l’autore a parlare dei “Tre fenomeni”, ossia ‘U filosofu, ‘U saputo, ‘U rinatu. I “Tre fenomeni” sono i vecchi di San Telesforo Jonico, il paese in cui si svolge la vicenda, spiega a beneficio dei presenti Fausto Vitaliano che la presentatrice compara ai membri di un coro greco.
Terminata la presentazione e dopo il firmacopie si conclude questo appuntamento con i Gialli sotto l’ombrellone con a seguire la premiazione del III Premio Andrea G. Pinketts e poi la presentazione del libro di Roberto Saviano “Gridalo”.