“Sentinella della pioggia”: il romanzo sulla famiglia Malegarde di Tatiana De Rosnay

Sentinella della pioggia” è il racconto di una Parigi distrutta dalle inondazioni e di una famiglia, i Malegarde, che riscopre se stessa attraverso un percorso lento, difficile e doloroso. Scritto da Tatiana De Rosnay, edito da La nave di Teseo, questo romanzo ripercorre il passato e le ferite di Linden e dei suoi familiari che, inaspettatamente colpiti dall’ictus di Paul il capofamiglia, saprà svelare un passato diverso e un vissuto personale nascosto. Una ricostruzione familiare e relazionale dopo il vuoto, lo sconvolgimento.

Sentinella della pioggia

Sentinella della pioggia” racconta uno spaccato familiare attraverso un fatto drammatico, quell’evento inaspettato che fa crollare i muri di carta eretti da anni da ogni singolo membro. La somma che si infrange a causa dell’imprevisto. Siamo in una Parigi distrutta dai continui nubifragi, pericolosa per l’acqua che straripa dalla Senna e che imperversa nelle strade, nelle case, negli edifici pubblici. La città e tante zone francesi sono in allarme e la situazione sembra non trovare rimedio: su questo sfondo difficile si riunisce la famiglia Malegarde che, dopo diversi anni di lontananza, decide di ritrovarsi proprio a Parigi per festeggiare i settant’anni del padre Paul e il suo cinquantesimo anniversario di matrimonio con Lauren. Paul e Lauren hanno due figli, Tilia dalla tormentata relazione matrimoniale con Colin e Linden, affermato fotografo di successo. L’inizio della loro speciale riunione familiare si pone sul piano superficiale, innocuo, della semplice conoscenza reciproca. Ogni personaggio decide di manifestare solo la facciata della propria vita, fino al momento cruciale e decisivo. Paul durante una cena è colto da un malore: un ictus che interrompe il normale corso degli eventi spalancando una voragine sconosciuta nelle vicende familiari e personali. Emergono frammenti di un passato lontano, dinamiche relazionali inaspettate, vecchi rancori e silenzi, sofferenze taciute. Linden in particolare è il protagonista attraverso cui filtra tutta la narrazione in terza persona: bello, con un talento straordinario per la fotografia e una carriera brillante, non è mai riuscito a stabilire una comunicazione aperta, senza paure con i genitori sulla sua omosessualità. Linden, che vede nel fidanzato Sacha il suo punto di appoggio, ha un vissuto di dolore, di perdite importanti, di dubbi che a Parigi, di fronte al padre Paul in gravi condizioni, lo lascia solo, inerme, costringendolo ad un confronto faticoso con la realtà, con la famiglia e con se stesso in primis. “Sentinella della pioggia” è per questo un romanzo di formazione personale e familiare, Tatiana De Rosnay ha rotto l’equilibrio apparente con drammaticità rimescolando le certezze, il dato per scontato e il silenzio facilmente camuffato della famiglia Malegarde. Tutto ciò che è stato messo da parte per anni torna a galla per scuotere, richiamare pretendendo verità e attenzione. Quello che emerge accanto al letto d’ospedale di Paul è il vissuto umano fragile di ogni personaggio, che inonda il presente esattamente come l’ampiezza della Senna che imperversa in città. L’inondazione di Parigi segue il moto degli eventi familiari: più sale e più i confini vengono rotti, ogni certezza si spezza lasciando il vuoto e la desolazione che una verità troppo a lungo taciuta e ignorata porta. Tatiana De Rosnay prepara il terreno per una sorta di redenzione e di nuova consapevolezza per tutti, da quello stesso vuoto esistenziale, fisico, emotivo può nascere una possibilità di ripartenza e di ricostruzione. Tutto dipende dalla reazione e dalla volontà di trasformazione: è da qui che ciascun personaggio ricomincia, perdona se stesso e l’altro, com- prende. In “Sentinella della pioggia” è racchiuso un insegnamento importante sulla forza umana, sul cambiamento. Un’attualità che può ben adattarsi ai contesti familiari veri, al di là della narrazione che a tratti ho trovato sbrigativa e un po’ semplicistica. Suggestiva l’idea di porre a inizio capitolo brevi flashback di Paul che forse andavano approfonditi a livello emotivo.

Alla fine, la riunione familiare si rivela come il prezioso ritrovamento di un’intera famiglia che reimpara a conoscersi, a capirsi e a leggere il linguaggio intrinseco, le paure di ognuno. Linden e i Malegarde dimostrano che non è mai troppo tardi per ricominciare anche quando la morte aleggia silenziosa in una stanza d’ospedale, quando tutto viene raso al suolo in una frazione di secondo. Dal niente rimasto può rinascere il bene, la vita in fondo non è nient’altro che questo.