Prisma, i colori di una generazione nella nuova serie Amazon. Recensione

Prisma è la nuova serie sulla Generazione Z diretta da Ludovico Bessegato disponibile su Amazon Prime. La serie racconta le varie sfumature dell’adolescenza in uno scenario di provincia italiana che, però, guarda verso oltreoceano. 

Un merito che senza alcun dubbio viene attribuito alle piattoforme streaming è quello di dare voce, spazio e soldi a prodotti nuovi, originali e in linea con gli standard qualitativi internazionali. Ludovico Bessegato e Alice Urciolo scrivono insieme la sceneggiatura di Prisma, serie originale di Amazon Prime liberamente ispirata alla raccolta di Giovanna Cristina, “Dolore Minimo”, costruendo un prodotto di grande livello, commovente e diretto. 

Bessegato si conferma, dopo aver curato più stagioni del telefilm Skam – Italia, un numero uno della serialtà italiana in grado, tramite la sua regia, di rendere visibile gli stati d’animo dei protagonisti usufruendo allo stesso tempo dell’ausilio di una colonna sonora profonda, intensa e sempre autentica. 

Prisma è un meraviglioso racconto della gioventù di oggi la quale rifiuta ogni tipo di classificazione ed identificazione netta ma che rivendica, con passione esasperata, il desiderio di esprimersi oltre ogni giudizio morale. Bessegato, allora, si erge nuovamente a figura di riferimento per la Generazione Z e realizza in suo onore una serie che accoglie i colori vitali dell’adolescenza odierna. 

In Prisma, però, il buio non manca, anzi, è quel colore che fa risaltare ancora di più le sfumature della diversità quando questa si trasforma in un vero e proprio diritto all’autoaffermazione. I personaggi della serie Prime sono mine vaganti alla spamodica ricerca di un loro posto nel mondo e si destreggiano con non pochi  intralci tra le aspettative sociali, della famiglia e delle istituzioni. 

Trama

Nell’asettica provincia italiana di Latina, le vite dei gemelli Marco ed Andrea si intrecciano con quelle di altri ragazzi e ragazze mentre affrontano le difficoltà di essere giovani al giorno d’oggi e si scontrano con l’amore, l’amicizia e un’identità faticosamente in costruzione. 

Marco è un ragazzo estremamente introverso, timido e poco socievole con una grande passione per il nuoto ed innamorato segretamente da tempo di Carola, giovane donna a lui diametricalmente opposta grazie ad un carattere socievole, espansivo e sicuro. 

Andrea, invece, è il gemello di Marco all’apparenza duro e forte sempre in prima linea per difendere e proteggere il fratello anche a costo di sacrificare la sua incolumità emotiva. Marco è stato bocciato poiché beccato a spacciare droga a scuola motivo per cui viene, spesso, preso di mira dai suoi genitori molto cattolici e conservatori. 

Ad accompagnare i protagonisti ci sono Daniele, nuotatore provetto ma ribelle e la sua combriccola con la quale mette su un gruppo rap che guadagnerà una buona fama sul web. Vi è inoltre Nina, ragazza lesbica rea di essere stata la causa della rottura tra Andrea e la sua ex fidanzata Micol e appunta Carola, un tempo suo migliore amica ma allontanatasi sempre di più dopo aver assaporato la seduzione della popolarità liceale. 

Le storie di questi ed altri adolescenti si mescolano e danno origine ad un puzzle narrativo intricato all’interno del quale amore e sesso si confondono e i desideri si scontrano con le privazioni. Andrea, infatti, nasconde un’incerta identità di genere, difficilmente incasellabile nella tradizionale dicotomia uomo-donna. Alla stessa maniera tutti i protagonisti vanno incontro ad una fluidità di sensazioni e pulsioni che mettono in mostra una generazione certamente più libera rispetto alle precedenti ma che conserva contemporaneamente le insicurezze di sempre. 

Ed è per che questo che Andrea fatica ad ammettere a sé stesso e agli altri la sua identità soffrendo profondamente la paura di non essere accettato, in primis dalla sua famiglia. Marco, invece, scopre una nuova versione di sé grazie a Carola la quale lo sprona a lasciarsi andare e ad affrontare i demoni della solitudine di un passato rimasto un po’ in sordina. Daniele, personaggio tipicamente coatto e schietto, emblema della virilità maschile si ritrova a chattare con una donna virtuale su Internet, l’unica che comprende il suo disagio di “ultimo”.

La ragazza dietro lo schermo è l’alter ego di Andrea che agisce nell’ombra dell’anonimato. Spinto dal consiglio di una figura amica, Andrea, riuscirà a venire a patti con la sua indole e a dare una chance ad un vita vissuta secondo natura. L’incertezza della serie si manifesta anche nel finale di stagione dove gli interrogativi sono molti di più rispetto alle risposte ricevute.

La regia e lo sguardo di Prisma

D’altronde, i personaggi stessi viaggiano costantantemente sul filo dell’esitazione in cui il dubbio sostituisce la decisione e l’inquietudine surclassa le certezze. E pur vero, però, che ogni gesto dei protagonisti è guidato da un bisogno di verità che rende le loro azioni, anche quelle più subdole, intimamente veritiere.

Il pubblico empatizza con Andrea e la sua sofferenza malgrado l’etica discutibile di alcune delle sue azioni, come l’inganno verso Daniele. Questa connessione tra spettatori e schermo avviene per merito di una regia capace di consegnare immagini estremamente intense che inquadrano alla perfezione il dolore di tutti i soggetti. 

Una sofferenza resa plasticamente da una gestualità sintetica degli attori oltre che una fotografia esteticamente perfetta. Questa scelta qualitativa di Prisma è dovuta alla necessità di trasmettere agli spettatori le diverse sfacettature della personalità di Andrea, Marco e dei loro compagni d’avventura rifutando ogni pretesa di perfezione armonica fine a sé stessa.

Bessegato con la sua videocamera indaga i corpi interrotti dei personaggi di Prisma, mostrandone le contraddizioni, le cicatrici e i bellissimi colori di una generazioni in costante rinnovamento. Ogni episodio della serie Prime, infatti, ha come titolo un colore del “Prisma” a testimonianza della volontà di rendere omaggio ad ogni individualità seppur nella sua più indiscussa incoerenza. 

Lo scenario, la musica e le carte vincenti di Prisma

La scelta di ambientare Prisma all’interno della provincia Latina risulta tutt’altro che causale. Questa, difatti, viene intesa come un posto neutro, giovane, aspro all’interno del quale si manifestano una moltitudine di soggettività ora in armonia ora in contrasto, ma che aspirano a qualcosa di più.

La luce filtra gli alti palazzi della città mentre le strade si ergono a luoghi talvolta accoglienti altre in quanto ostacolo per le vicende personali dei protagonisti. Latina mutua la sua funzione in base alle storie personali dei giovani personaggi diventando per alcuni un luogo sicuro e familiare, per altri, come Andrea, un ostacolo all’affermazione di sé, un ambiente lontano dall’immaginario dinamico e aperto che grandi città, come Roma, possono rappresentare.

Resta il fatto che anche sotto questo aspetto la regia contribuisce a rendere gli spazi una sorta di personaggio ulteriore per nulla secondario o aggiuntivo ma quasi complementare a tutti gli altri. Stessa sorte che capita alla colonna sonora di Prisma, un piccolo diamante, sempre adeguata ed in linea con la caratura emozionale della serie. 

Come affermato da Bessegato grazie alle possibilità economiche di Prime Video, Prisma ha potuto usufruire di una playlist ricca di brani bellissimi. Una soundtrack, quella della serie Amazon, che include diversi generi i quali rispecchiano e rispettano a pieno le scene di riferimento e conferiscono alle stesse una complessità sensoriale incredibile. 

È nell’unione tra due sguardi differenti e lontani che risiede la carte vincente di Prisma. L’uno vira verso quello familiare e conosciuto della provincia italiana, sia dal punto delle interazioni tra i ragazzi che dei discorsi linguistici, l’altro guarda verso l’estero riprendendo dalla serialità internazionale alcune caratteristiche di narrazione. Tra queste rientrano sicuramente l’analisi approfondita delle scelte sonore ed una regia che punta più alla comunicazione di sensazioni e all’originalità che al mero dialogo.

Un plauso d’obbligo, infine, al lavoro degli attori, Mattia Carrano in primis che interpreta entrambi i fratelli donando ai due personaggi tonalità, appunto, completamente differenti. Lode anche a Lorenzo Zurzolo che forse in Prisma ritrova la sua migliore prova per l’ottima performance del suo corrispettivo sullo schermo, Daniele, ragazzo incompreso vittima spesso della sua impulsività ma con un grande bisogno di essere amato. 

Per tutte le ragioni sopraelencate e per l’importanza che Prisma può assumere agli occhi dei giovani senza etichette di genere o di orientamento sessuale ma alla ricerca di una necessaria rappresentazione, questa è la serie da vedere assolutamente. Un prodotto capace di far riflettere il pubblico e di renderlo partecipe ai dolori, alle domande, alle scoperte e alle gioie di una Generazione futuro indiscusso del mondo odierno.