Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi, la serie Netflix indaga sulle implicazioni del Vaticano ed è da brividi. Recensione

Una nuova serie Netflix in quattro parti sul più controverso caso di persone scomparse nel nostro Paese solleva la questione e punta direttamente il dito contro il Vaticano.

Vatican Girl

Ci sono poche teorie del complotto che appassionano gli italiani quanto la scomparsa della quindicenne Emanuela Orlandi, figlia di un dipendente del Vaticano, sparita nel 1983 dopo essere stata alla scuola di musica. I primi sospetti? Il KGB, la mafia italiana, la mafia russa, i terroristi turchi, solo per citarne alcuni. Ma come sottolinea Vatican Girl, una nuova docuserie di Netflix sul caso, “Ci sono granelli di verità in ogni teoria, ma tutte le strade portano al Vaticano”.

Si può assolutamente dire che nessun documentario, fino ad oggi, è andato così vicino alla verità in un caso irrisolto risalente a quasi 40 anni fa. Sono state scoperte tombe, intervistati amanti di gangster e analizzate trame terroristiche internazionali per cercare di capire se la Orlandi sia ancora viva e, in caso contrario, chi l’abbia uccisa e perché.

Il regista Mark Lewis (Giù le mani dai gatti: caccia a un killer online) svela numerosi nuovi tasselli del puzzle, tra cui il fatto, raramente menzionato, che la Orlandi è scomparso il giorno in cui Papa Giovanni Paolo II si trovava in Polonia per parlare con orde di seguaci di Solidarność (che si dice siano stati finanziati da fondi vaticani legati alla mafia).

Presenta anche un nuovo testimone il quale sostiene che Orlandi, residente all’interno della fortezza vaticana, fu aggredito sessualmente da un cardinale e che il segreto fu usato per ricattare la Chiesa. Lewis ha dichiarato che per vagliare una storia con così tante piste è stato necessario prenderne le distanze, “Storie di cronaca nera come questa hanno livelli di giornalismo che vengono stesi come foglie”, ha detto. “La storia ha una successione di teorie, una successione di indizi su cui lavorare”.

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La serie è in egual misura una lettera d’amore a Roma, con una fotografia che a volte sembra una strategia promozionale per il turismo, e un documentario vecchia scuola, con filmati sgranati e mai visti prima, provenienti dall’archivio della famiglia Orlandi, in grado di far rivivere la ragazza scomparsa e mettere un senso di angoscia costante.

Il progetto è stato facilitato dal fatto che gran parte delle riprese sono state girate durante il lockdown per COVID-19, il che significa che Lewis e la sua troupe hanno potuto filmare una Roma vuota dopo il coprifuoco. Inoltre, il regista si è imbattuto nel filmato degli Orlandi dopo aver chiesto informazioni su una busta di vecchie bobine di film sotto la scrivania di Pietro Orlandi, che ha notato per caso e che ha fornito un ritratto inedito della famiglia prima della scomparsa della loro amata figlia e sorella.

La Orlandi viveva con la sua famiglia all’interno dello Stato della Città del Vaticano, in un appartamento messo a disposizione dal papato per il lavoro di suo padre. La famiglia Orlandi, che ha “servito” la Chiesa sotto sette pontefici, è ora composta dal fratello Pietro, che ha dedicato la sua vita a cercare la verità, chiedendo proprio anche ai papi e facendo leva su di loro. La madre della famiglia vive ancora lì, nonostante i fratelli della ragazza abbiano apertamente incolpato i padroni di casa per la scomparsa della ragazza. Pietro ha dichiarato più volte che l’élite vaticana è l’unica a conoscere la verità sul destino di sua sorella.

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Ciò che distingue questa docuserie è il modo in cui il regista ha intessuto un arazzo con i più inverosimili fili di cospirazione sul caso, tra cui l’attentato alla vita di Giovanni Paolo II da parte del terrorista turco Mehmet Ali Agca e il fatto che la Orlandi potrebbe essere stata rapita dal KGB per metterlo a tacere.

Lewis intervista anche un insieme di personaggi che renderebbero orgoglioso Federico Fellini e che servono a sottolineare l’intrinseca corruzione, dettata dalla segretezza, che da secoli vortica intorno al Vaticano. Nei quattro episodi si intrecciano numerosi omicidi e casi di mafia, tra cui la morte per impiccagione del “banchiere di Dio” Roberto Calvi (con tanto di sassi in tasca) sotto un ponte di Londra, legata alle azioni machiavelliche e ingannevoli del cardinale americano Paul Marcinkus.

Inoltre Lewis, ha trascorso del tempo con l’ormai anziana amante del capo della banda criminale romana nota come La Banda della Magliana, la cui tomba si trovava, non tanto per caso, nella basilica dei papi per un ‘favore’ molto sospetto.

Nel dipanare le cospirazioni che non trovano riscontro, riesce a raccontare diverse storie intricate che ruotano attorno al sess0, alle bugie e agli uomini di Dio sulla Terra per costruire un caso in cui chi ha rapito l’adolescente lo ha fatto per ricattare il Vaticano. Lewis si affida anche al carismatico giornalista Andrea Purgatori, che ha trascorso la sua carriera seguendo ossessivamente il caso.

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A un certo punto del secondo episodio, Purgatori riassume il tema centrale, ovvero che tutti i crimini legati alle cospirazioni intorno alla Orlandi sono stati commessi “dalle stesse persone – la mafia – con lo stesso obiettivo – il Vaticano – e lo stesso messaggio: ridateci i nostri soldi”.

Alcune delle testimonianze più tese provengono da Marco Accetti, che ha affermato di essere “l’americano”, o l’uomo che ha chiamato e parlato con la famiglia Orlandi agli inizi della vicenda per trovare un accordo per liberare il turco, aspirante assassino di Papa Giovanni Paolo II.

Quello che ne emerge è inquietante, scopriamo così che ci sono due americani, un primo di cui ancora a oggi non si conosce l’identità, e un secondo la cui voce corrisponde perfettamente ai nastri della polizia e, in una scena agghiacciante, Lewis fa descrivere sia al sospettato sia al poliziotto una chiamata effettuata da entrambi i lati del telefono.

Accetti ha fatto il suo ingresso nella storia riconsegnando il flauto della Orlandi, che ha detto di aver nascosto nello studio del produttore cinematografico Dino De Laurentiis, ma Lewis ha magistralmente rafforzato e poi eliminato Accetti come principale sospettato del caso, considerandolo un mitomane.

La serie include anche la teoria più volte citata di un’altra ragazza rapita poco prima della Orlandi, Mirella Gregori, che fu vista per l’ultima volta il 7 maggio 1983 e che potrebbe o meno essere collegata alla scomparsa della Orlandi. Nessuna delle due ragazze è mai stata ritrovata, né viva né morta.

La storia giunge al suo punto cruciale nell’episodio finale, quando un’amica che conosceva la Orlandi prima del suo rapimento si fa avanti per dire che qualche settimana prima della sua scomparsa, la sua amica era stata “infastidita” da un cardinale molto vicino Papa proprio nei giardini del Vaticano. L’amica dice che Emanuela le aveva confidato un comportamento inappropriato di natura sessuale. Pochi giorni dopo, la ragazza scomparve.

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Lewis esplora anche la scoperta di un dossier vaticano trapelato che afferma di elencare le spese relative alla permanenza della Orlandi in un convento londinese per più di 14 anni, terminando con le “pratiche finali” e il ritorno a Roma, quasi certamente come cadavere.

Sapremo mai cosa è successo a Manuela Orlandi? Probabilmente no, ma come riassume Pietro Orlandi, fratello della vittima: “L’unica cosa che so per certo è che il Vaticano conosce la verità”.