Only Murders in the Building 5, il trio torna ma la formula inizia a scricchiolare

Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez ancora insieme tra ironia e misteri, ma il fascino non è più quello di un tempo.
La quinta stagione di Only Murders in the Building segna un ritorno atteso, soprattutto per chi negli anni ha amato la chimica irresistibile tra Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez. Dopo quattro capitoli che hanno ridefinito il concetto di crime-comedy televisiva, la nuova annata arriva su Disney+ con la promessa di un nuovo mistero e con la sfida, sempre più complessa, di mantenere fresca una formula già rodata.
Il punto di forza della serie è sempre stato il contrasto tra i protagonisti: due veterani del teatro e della comicità americana accanto a un’icona pop della generazione Z. Una combinazione insolita che ha creato momenti di puro divertimento e ha reso le prime stagioni irresistibili. In questo nuovo ciclo, il meccanismo è ancora presente, ma comincia a mostrare segni di stanchezza: le battute restano brillanti, ma meno sorprendenti, mentre gli intrecci gialli faticano a mantenere la tensione.
La trama riparte con un nuovo omicidio da risolvere, come da tradizione. Solo che questa volta il caso si intreccia in modo più forzato con le vite private dei protagonisti, generando situazioni meno spontanee rispetto agli esordi. La scrittura sembra oscillare tra il desiderio di rilanciare la posta in gioco e la paura di allontanarsi troppo da ciò che il pubblico si aspetta.
Il carisma del cast regge lo spettacolo
Se la costruzione narrativa appare meno incisiva, il cast continua a rappresentare l’anima della serie. Steve Martin conserva un’eleganza surreale, capace di strappare sorrisi con il solo sguardo; Martin Short, con la sua comicità sopra le righe, è ancora la spina dorsale comica dello show; Selena Gomez, più misurata e sarcastica, offre un contrappunto che impedisce ai due veterani di scivolare nella pura caricatura.
La dinamica tra i tre resta godibile, anche se non più esplosiva come un tempo. Si percepisce un certo compiacimento, quasi che gli attori stessi fossero consapevoli del successo della formula e la ripetessero più per dovere che per reale urgenza creativa.
Tra mistero e routine
Uno degli aspetti che avevano reso Only Murders in the Building una serie innovativa era la capacità di fondere la struttura del giallo classico con una riflessione ironica sul mondo dei podcast, dei social e della celebrità contemporanea. In questa quinta stagione, invece, il gioco metanarrativo perde parte della sua freschezza, mentre il mistero centrale non riesce a catturare con la stessa intensità delle prime indagini.
La confezione resta impeccabile: ambientazioni curate, dialoghi frizzanti, ritmo leggero. Tuttavia, l’impressione è che la serie stia vivendo una fase di routine, più attenta a non deludere che a sorprendere.
Only Murders in the Building 5 non è una stagione da bocciare: resta intrattenimento di qualità, capace di regalare momenti di puro piacere comico e un comfort televisivo che ha pochi rivali. Ma il rischio di trascinarsi oltre il necessario è dietro l’angolo. Forse, per ritrovare la brillantezza degli inizi, servirà il coraggio di rinnovarsi davvero, anche a costo di tradire parte delle aspettative. Perché, quando l’omicidio diventa routine, il vero mistero è come mantenere viva la sorpresa.