Verba volant, Scripta manent, Digita sunt: la Biblioteca Apostolica Vaticana 2.0

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Trasformare 40 milioni di pagine in oltre 45 milioni di miliardi di byte non è fantascienza. L’innovativo percorso tecnologico di digitalizzazione, archiviazione e riproduzione della Biblioteca Apostolica Vaticana per tramandare le più le antiche testimonianze del nostro passato alle generazioni del futuro, ne è la prova.
Fondata da Niccolò V nel 1451, la Biblioteca Vaticana custodisce i documenti cardine della cultura dell’intera umanità, un patrimonio inestimabile che va dalla letteratura alla storia, dall’arte al diritto, dall’astronomia alla matematica alle scienze naturali e molto altro ancora. Per garantire la conservazione di questi delicatissimi tesori la Biblioteca consente l’accesso solo agli studiosi specializzati. Fino a ieri.
Sì, perché ha dato via alla digitalizzazione dei suoi 80.000 manoscritti, 150.000 stampe, disegni e matrici, 9000 incunaboli, 100.000 unità archivistiche decine di migliaia di cinquecentiste e seicentine. Una impresa impegnativa con un tempo stimato di 15 annue oltre 50 milioni di euro, dalla quale dipende la conservazione e la trasmissione del sapere più antico, un “c’era una volta, che grazie alla tecnologia vorrebbe esserci “per sempre” (e possibilmente per renderci tutti, studiosi, nerd, appassionati ed amatori, felici e contenti).


Oggi è possibile parlare per esempio di Eneide 2.0 e parlare di un inverosimile legame tra il poeta Virgilio e la Nasa, tra l’Eneide e una tecnologia di ultima generazione nata a Tokyo. Sì perché il Virgilio Vaticano (Vat.lat.3225) custodito nella Biblioteca Apostolica, una delle più antiche testimonianze dell’Eneide, manoscritto miniato realizzato a Roma intorno al 400 d.C. è uno degli ultimi digitalizzati. Grazie alla collaborazione tra Biblioteca Apostolica Vaticana, Digita Vaticana, NTT Data Corporation e Canon Inc, è stata realizzata una speciale stampa a tiratura limitata del Folio XXII recto, pagina nella quale è rappresentata Creusa mentre cerca di trattenere il marito Enea dal prender parte alla battaglia.
Una “edizione” speciale che ha l’obiettivo di raccogliere fondi per il progetto. Un crowdfounding sui generis per trasformare il patrimonio della biblioteca in patrimonio dell’umanità. Attualmente sul sito della Biblioteca Vaticana è già possibile consultare, nella loro versione digitale, circa 500 manoscritti e 600 incunaboli (libri stampati entro l’anno 1500) e la possibilità di accedere in rete alla versione digitale dei testi ridurrà al minimo i rischi legati alla consultazione diretta dei manoscritti.
Il processo di digitalizzazione, che adotta un formato creato dalla NASA e utilizzato dall’ESA e da quasi tutte le istituzioni del settore, il FITS, per la conservazione a lungo termine di immagini e dati di astronomia e astrofisica spaziale, si avvale del supporto tecnologico di NTT DATA per ottenere immagini ad altissima definizione di questi antichissimi documenti. Oltre a memorizzare immagini fedelissime all’originale, un file FITS può contenere molte altre informazioni sul manoscritto (dimensioni, materiale…), è libero da restrizioni legali, viene mantenuto aggiornato tramite l’International Astronomical Union, la più grande associazione internazionale di astronomi e scienziati del settore, e the last but not the least è immune ai virus e visualizzabile da qualsiasi programma di elaborazione immagini. La massima “once FITS, always FITS” è stata coniata proprio per indicare che non esiste alcuna modifica che possa rendere non più valido un file FITS già esistente. Il formato venuto dallo spazio salverà la cultura, o quasi.