“Io sono Mia” è lo splendido e toccante film evento diretto dal regista Riccardo Donna, scritto da Monica Rametta, prodotto da Eliseo Fiction sotto l’egida di Luca Barbareschi in collaborazione con Rai Fiction e distribuito da Nexo Digital, in arrivo in anteprima sul grande schermo nelle sale cinematografiche italiane solo il 14, il 15 e il 16 gennaio (qui potete consultare l’elenco delle sale) per una tre giorni che, ne siamo certi, farà accorrere il pubblico nei cinema di tutta Italia e donerà alle persone emozioni inenarrabili, che difficilmente potranno essere dimenticate.

“Io sono Mia”, memorabile biopic sulla vita di Mia Martini, è un film di una portata tale che beneficerà anche di una doverosa programmazione sul piccolo schermo, su Rai1, e online su RaiPlay, nel corso del mese di febbraio.

Splendidamente interpretata dall’attrice Serena Rossi, le cui indiscusse doti recitative, magnifiche, e il cui sorriso, magnetico, sono tanto affascinanti quanto ammirevoli per l’intero corso di quest’opera, Mia Martini, al secolo Domenica Rita Adriana Bertè, ha saputo incantare con la propria voce, unica e travolgente, le più blasonate platee d’Italia, in costante oscillazione tra l’innato bisogno di esprimere il proprio eterno e indiscusso talento creativo, cui fecero seguito i meritati successi di pubblico e critica, e il faticosissimo confronto con la disdicevole crudezza di terribili e assurde dicerie che orbitarono intorno alla sua persona: dicerie che ne minarono irrimediabilmente la carriera.

I primi, magici, attimi di questo film ci accompagnano, passo dopo passo, al seguito di una figura femminile, della quale inizialmente non ci viene svelato il volto, mentre si fa strada in prossimità dell’ingresso del Teatro Ariston: ci troviamo a Sanremo, nel 1989.

Ma dopo alcuni, intensissimi attimi, l’inquadratura ci mostra Mia Martini, la quale dopo anni e anni di lontananza dalle scene artistiche più illustri fece il proprio ritorno al Festival di Sanremo di quell’anno.

In questa circostanza le vicende di Mia Martini, o più semplicemente Mimì, come era genuinamente chiamata da coloro che la conoscevano e che le volevano bene, si intrecciano con quelle di Sandra, interpretata da Lucia Mascino, una giornalista il cui obiettivo iniziale era in realtà intervistare Ray Charles.

Da questo decisivo incontro prende vita un emozionante viaggio tra i ricordi di Mia Martini, attraverso tempi che oggigiorno sembrano così “distanti” ma le cui emozioni ci accompagneranno per sempre, che immerge il pubblico lungo le tappe che hanno contraddistinto, nel bene e nel male, la vita dell’artista: la fanciullezza, segnata dal tormentato rapporto con il padre, una situazione che causò a entrambi, a lungo, sofferenza; l’amore puro per la musica e il desiderio di realizzarsi personalmente e professionalmente come cantante; il proprio carattere “difficile”, uno dei motivi all’origine di innumerevoli contrasti con impresari e discografici che ne “gestirono” l’immagine mediatica; il rapporto con la sorella Loredana Bertè, ma soprattutto l’amore.

Proprio l’amore, profondo e sognante, il sentimento tra i più puri e genuini che caratterizzano l’umanità, permeò l’intera esistenza di Mia Martini, accompagnandone le tappe decisive: un sentimento meravigliosamente espresso in questo film dagli incantevoli tratti dell’interpretazione di Serena Rossi, che le fece raggiungere apici ineguagliabili di felicità, ma anche di sofferenza e turbamenti.

Il film, alternando il “presente” dell’intervista a formidabili flashback sui tratti principali della vita di Mia Martini, ci mostra la consacrazione meritatamente conquistata dall’artista grazie all’interpretazione da brividi di brani come “Piccolo Uomo” nel 1972 e “Minuetto” l’anno successivo, un successo tale che nel 1974 la critica europea la designò la cantante dell’anno; ai successi fecero seguito i pregiudizi e le cattiverie che vennero associate al suo nome, l’assurda “voce” che questa artista portasse “sfortuna”: tale fu l’impatto di queste maldicenze che diventarono ciò che in un passaggio del film viene definito, dall’allora impresario che affiancava Mia Martini, “un problema”.

Mia Martini soffrì, inevitabilmente, moltissimo a causa di questa immonda e vergognosa “etichetta” che le venne attribuita, un’etichetta “barbara” che le costò per anni l’esclusione a priori dalle più ambite “vetrine” del mondo dello spettacolo.

Ma ci furono, e ciò va sottolineato e rimarcato, persone che la stimarono e apprezzarono, umanamente e artisticamente, tentando di “proteggerla” dalle disgrazie che determinati individui le fecero vivere. Forse l’affetto di alcuni non fu sufficiente a sopraffare l’atteggiamento distruttivo di altri, ma un fatto è certo: il film “Io sono Mia” è il definitivo e doveroso trionfo di Mia Martini e del proprio eterno talento, una “voce” sensazionale che ha saputo ammaliare il pubblico, ma che fu “travolta” in maniera irreparabile dall’invidia e dall’ignoranza altrui.

Questo film ci ha sinceramente commossi, come non capita spesso, e ne consigliamo ai nostri lettori la visione, perché quest’opera è, anche, un modo di porgere le più sentite scuse a Mia Martini e a chi ha sempre creduto in lei, perché a un’artista di questa caratura bisognerebbe dire una sola parola. Grazie.