Nove anni fa moriva Amy Winehouse aggiungendo tragicamente un nome al Club27

Amy Winehouse in primo piano

Il 23 luglio del 2011, esattamente nove anni fa, moriva Amy Winehouse a 27 anni, nel mondo dello spettacolo è un numero maledetto tanto da esistere un’espressione giornalistica denominata “Club27” per identificare tutti questi giovani artisti, in prevalenza cantanti Rock, che hanno perso la vita proprio a quell’età. L’espressione Club27 iniziò ad essere usata nella stampa del settore musicale a partire dal 1994 con la morte Kurt Cobain che venne posta in relazione a quelle di Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, a questa tragica lista, nove anni fa, si è aggiunto il nome di Amy Winehouse e da allora viviamo nel ricordo della sua voce. Sui social hanno iniziato a spuntare tributi e racconti dedicati alla cantante nell’anniversario della sua morte che, ancora a oggi, ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo della musica.

amy winehouse figura a mezzo busto su fondo blu

Amy Winehouse fu trovata senza vita, stesa sul letto in una casa al numero 30 di Camden Square, a nord di Londra, gli esami tossicologici hanno poi rivelato che la causa del decesso è stata l’alcool, con presenza nel sangue cinque volte superiore al limite consentito per la guida. Proprio a Camden Town, nella zona del mercato, si trova una statua a grandezza naturale in bronzo che la raffigura con la sua abituale pettinatura ad alveare, Amy si dilettava spesso in piccoli show all’Hawley Arms un locale di Camden.

Amy Winehouse statua a Camden town, londra

Una storia davvero complessa quella di Amy dove purtroppo esisteva un lato oscuro e doloroso troppo ingombrante, già cinque anni prima della sua morte la cantante aveva ammesso di soffrire di disordini alimentari, anoressia e di bulimia, aveva dichiarato, “Non sono del tutto a posto, ma credo che nessuna donna lo sia”. Un altro fatto che aveva dato segnali evidenti del suo malessere era accaduto il 18 giugno 2011, poco prima della sua morte quando in occasione dell’apertura del nuovo tour europeo annuale, Amy cantò visibilmente ubriaca, davanti al pubblico di Belgrado in Serbia. Uno spettacolo davvero disarmate che aveva sconvolto l’opinione pubblica ma che evidentemente non era servito per aiutare la ragazza, col senno di poi verrebbe da chiedersi: si poteva fare di più? Si poteva fare di meglio oltre che puntare il dito?

Oggi, a nove anni dalla sua scomparsa il popolo dei social la ricorda e i racconti circa la sua figura diventano trend sul web. La canzone che l’ha portata al successo internazionale è stata Back to Black, pubblicata nel 2006, adesso il video conta oltre mezzo miliardo di visualizzazioni su YouTube, il testo racconta tutto il dolore di una separazione alla fine di una storia d’amore. Una voce straordinaria sprigionata da una donna devastata dal dolore.