London by Gian Butturini, mostra contro l’intolleranza e la censura

London by Gian Butturini, una mostra in difesa della libertà di immagine e di pensiero, una mostra contro l’intolleranza e la censura che, senza motivazioni reali e senza discussioni, hanno imposto il ritiro del libro fotografico London by Gian Butturini, Damiani editore, 2017, reprint del volume London del 1969. In questo modo è stata anche offesa la memoria di un autore che per tutta la vita ha sempre usato l’obiettivo contro ogni forma di discriminazione e di violenza per raccontare e difendere i più deboli e svantaggiati.

Save the Book London by Gian Butturini, a cura di Gigliola Foschi e promossa dall’Associazione Gian Butturini, è la mostra che dal 10 al 23 dicembre sarà allestita allo Spazio d’Arte Scoglio di Quarto a Milano, visitabile in uno slide-showonline 24h su 24 collegandosi al sito www.gianbutturini.com oppure recandosi in galleria.

Trenta fotografie per restituire dignità intellettuale all’uomo prima ancora che al fotoreporter Gian Butturini, da sempre impegnato a denunciare disuguaglianze, disagi e povertà, dolori e umiliazioni, guidato dalla convinzione che le immagini abbiano una forza intrinseca capace di abbattere muri, censure e conformismi.

Gian Butturini, grafico, regista e fotografo pluripremiato, scomparso nel 2006, è tornato suo malgrado al centro delle cronache perché tacciato incredibilmente di razzismo. Circa un anno fa la giovane studentessa britannica di colore Mercedes Baptiste Halliday si è scagliata via Twitter contro l’accostamento di due fotografie tratte dal libro London by Gian Butturini facendole finire nel tritacarne della Cancel Culture: da una parte l’immagine di una donna di colore che vende i biglietti della metropolitana, dall’altra quella di un gorilla in gabbia “che riceve con dignità imperiale sul muso aggrottato le facezie e le scorze lanciategli dai suoi nipoti in cravatta”, come scrisse lo stesso Butturini. Una foto di lotta sullo sfruttamento dei più deboli.

L’anatema della ventenne Mercedes – che vede nelle due immagini messe vicine lo stereotipo infamante donna nera = scimmia – crea un tale clamore sui social e media britannici che in poco tempo travolge non solo l’autore del libro, ma anche il curatore della ristampa del libro Martin Parr, celebre maestro della fotografia contemporanea. Dopo aver definito l’edizione del 1969 di London un “gioiello trascurato” da riportare all’attenzione del grande pubblico sollecitandone la ristampa, di fronte agli attacchi dell’opinione pubblica e dei media Martin Parr nel luglio del 2020 ammette una presunta connotazione razzista nell’accostamento delle due immagini incriminate, si scusa pubblicamente, si dimette dalla direzione artistica del prestigioso Bristol Photo Festival e chiede addirittura la messa al macero del volume.

Nessuno tra i media e i critici fotografici britannici verifica che l’accusa di razzismo lanciata a Gian Butturini è palesemente infondata. Sarebbe bastato leggere le parole dell’autore stesso nell’introduzione del libro per spegnere subito la polemica e la campagna diffamatoria: “Ho fotografato una donna nera, chiusa in una gabbia trasparente; vendeva biglietti per la metropolitana: una prigioniera indifferente, un’isola immobile, fuori dal tempo nel mezzo delle onde dell’umanità che le scorreva accanto e si mescolava e si separava attorno alla sua prigione di ghiaccio e solitudine”. L’intera narrazione di London è empatica e solidale, in linea con il suo impegno politico di uomo di sinistra e con la critica sociale portata avanti in quegli anni dalla controcultura e dalla Beat Generation.

La prospettiva che il libro vada al macero sconcerta gli eredi di Gian Butturini, i figli Tiziano e Marta che ottengono dalla casa editrice la restituzione delle copie ritirate dal mercato e iniziano una battaglia per ristabilire la verità contro una controversia grottesca e surreale. In questo modo vogliono con forza ribadire che il libro va visto e letto come una preziosa testimonianza artistica, politicamente impegnata e volutamente provocatoria. Scrive Gigliola Foschi, curatrice della mostra: “London di Butturini è un libro rivoluzionario nei contenuti perché racconta la Londra di fine anni Sessanta da una prospettiva nuova e non patinata. È un diario di immagini spontanee e autentiche, vive e graffianti, di giornate vissute intensamente girando per la città tra giovani della Swinging London, ragazze in minigonna, drop-out che si fanno di eroina, immigrati, neri, emarginati, abitanti della City che paiono esistere in un mondo a parte dove tutto è ‘per bene’.  Butturini crea immagini dirette, sgranate, ombrose o troppo schiarite, ma anche ritagliate, manipolate, accostate a elementi grafici, a frammenti di testi…”.

La mostra, arricchita da una decina di fumetti con interventi spiazzanti in stile situazionista realizzati da Butturini negli anni Settanta, è dunque un’importante occasione per riscoprire un autore e un libro cult della fotografia internazionale.

Il libro “London by Gian Butturini” potrà essere richiesto ad archiviogianbutturini@gmail.com a fronte di una sottoscrizione di 40 euro – oltre alle spese di spedizione – a sostegno delle attività dell’associazione.

Venerdì 18 dicembre alle ore 18.30 si terrà inoltre un incontro online organizzato dalla Casa della Cultura con interventi di: Tiziano Butturini (presidente Associazione Gian Butturini), Gigliola Foschi (curatrice della mostra), Alberto Prina (direttore del Festival di Fotografia Etica di Lodi), Stefania Ragusa (giornalista della rivista Africa) e Ferdinando Scianna (fotografo).