Sex Education, la serie sul sesso che dimostra che non c’è nulla da dimostrare
Sex Education, la serie sul sesso capace di dimostrare che non c’è nulla da dimostrare, a nessuno, abbattendo, con un delicato umorismo, tabù e stereotipi fortemente ancorati nella società.
Il sesso può essere eccitante, orribile, terribilmente imbarazzante e meravigliosamente avventuroso, può cambiare la vita, essere terrificante e noioso. Non importa il tuo livello di esperienza, l’idea di farlo può incombere come una gioia o un’ansia. Ma per un adolescente queste verità non sono poi così utili quando si arriva letteralmente al dunque, a volte tutto quello che vogliono, o di cui hanno bisogno, è sapere come fare effettivamente quella dannata cosa in un modo che lasci intatta la dignità di tutte le persone coinvolte. Gli adolescenti lo vivono come un momento destabilizzante, il desiderio di sperimentare e, al contempo, il terrore di non essere adeguati.
Per decenni è stata proprio questa chimica del sesso ad alimentare l’hype verso le commedie per adolescenti, così è stato anche per la serie Netflix “Sex Education”, solo che non piace solo agli adolescenti e non si riduce alle solite banalità. Il dramedy di Laurie Nunn abbraccia accuratamente i temi più classici legati alle scuole superiori americane degli anni ’80, dai nerd vergini, agli atleti con la giacca della squadra della scuola, dai ribelli che fumano, alle ragazze cattive in blazer Technicolor che a volte sembra quasi un paradosso vedere qualcuno tirar fuori un iPhone, wow così moderno.
Ma la serie usa anche il sesso e le varie nevrosi che ne ruotano costantemente intorno come un compassionevole meccanismo per inquadrare i personaggi, coinvolgendoli nelle loro esperienze (o proprio nell’assenza di esse) con empatia, battute e probabilmente, la cosa più importante, con pazienza, senza fretta, senza la necessità di dover dimostrare qualcosa. Ciò che la serie trasmette chiaramente è che fare o non fare sesso è solo la punta dell’iceberg per i ragazzi che stanno iniziando a capire cosa vogliono e cosa gli piace, al di fuori dei tecnicismi c’è la sessualità e la compatibilità, c’è il capire di cosa si ha bisogno e imparare a parlarne. C’è il discernere la differenza tra il sesso superficiale e il piacere genuino, c’è molto di più di quanto la stragrande maggioranza delle commedie per adolescenti non tocchi mai veramente. Per questo motivo “Sex Education” ha una marcia in più, perché è capace di affrontare queste temi delicati quanto specifici con tanta cura e una buona dose umorismo educato.
La serie rende immediatamente esplicita questa missione introducendo la dottoressa Jean Milburn, interpretata da Gillian Anderson, e suo figlio sedicenne, Otis, interpretato da Asa Butterfield. Jean è una madre testarda e una terapista del sesso, spesso tende a confondere i confini tra i suoi due ruoli, made e terapista, a discapito del povero Otis, che spesso diventa proprio il suo principale caso di studio. Una situazione davvero imbarazzante dato che Otis non è a suo agio nemmeno con l’idea di masturbarsi, figuriamoci di fare sesso, ma la sceneggiatura e gli attori sono così attenti al dettaglio e al tipo di linguaggio, che la relazione fra i due non scade mai nel grottesco diventando la tipica pantomima tra una madre oppressiva e un figlio infastidito, una dinamica noiosa che abbiamo già visto un milione di volte. Anche quando Otis e Jean sono disorientati l’uno dall’altra per le loro scelte si capisce che tra loro c’è un legame più forte, che va oltre le incomprensioni, inoltre vediamo una Anderson che mostra un talento spiccato per la commedia con battute taglienti e spassose.
Nonostante Otis sia completamente a disagio rispetto al lavoro di sua madre, ha acquisito una discreta conoscenza su come aiutare le persone ad affrontare situazioni difficili legate alla sfera sessuale, capisce anche che non ha necessariamente bisogno di aver fatto sesso per aiutare i suoi compagni di classe a gestire meglio le loro difficoltà rispetto a quell’ambito. Così inizia un’attività clandestina come terapista sessuale, ad aiutarlo negli affari c’è Maeve, interpretata da Emma Mackey, una ragazza scontrosa ed enigmatica con l’immagine della classica cattiva ragazza ma segretamente una mente brillante e di cui, ovviamente, Otis si innamora subito.
Anche se raramente crede nelle sue potenzialità, Otis scopre di avere un talento innato nel dare consigli le persone, soprattutto perché si riscopre una persona molto brava ad ascoltare. In un concentrato di battute, gaffe, incomprensioni e amori segreti si affrontano temi interessanti che possono essere davvero utili per un giovane fruitore della serie, dove non ci sono tabù ma tutto è affrontato con grande responsabilità. Ma questo è solo il fil rouge che accompagna la serie, tra le fitte trame si stagliano altri personaggi interessanti, ognuno dei quali con una storia importante da raccontare, sempre usando un tono leggero ma mai scontato, nel corso della prima e seconda stagione si delineano i personaggi, alcuni appaiono apparentemente figure già trite e ritrite, ma scopriamo ben presto che hanno molto di più da raccontare. Come nella vita vera è impossibile pensare di conoscere una persona solo da un breve incontro e così accade in Sex Education.
Forse la migliore storyline della serie, tuttavia, appartiene al migliore amico di Otis, Eric, interpretato da Ncuti Gatwa, è un adolescente divertente, entusiasta, ambizioso e apertamente gay, questa combinazione di caratteristiche lo hanno reso sia un outsider che oggetto di curiosità in città. Suo padre è iperprotettivo ma non lo capisce; l’unico altro gay dichiarato della scuola (un po’ snob) lo trova imbarazzante.
Nel caso di Eric, “Sex Education” va oltre lo standard dei programmi per adolescenti che vogliono raccontare il coming-out, per esplorare ciò che accade dopo il classico non detto. Nel corso della prima stagione Eric è alle prese con la ricerca del suo posto nel mondo, la tentazione di scendere a compromessi e la sensazione che la sua naturale ostentazione abbia fatto sì che le persone ottuse lo considerino un fenomeno da baraccone. Il suo personaggio è chiaramente un punto forza di tutta la serie capace di abbattere le barriere degli stereotipi e della discriminazione, mostrando che è l’empatia la chiave per aprirsi al mondo, “Sex Education” trova modi originali per esplorare la storia di un personaggio che molte altre serie hanno aggiunto solo per dare un risvolto comico. Certo, Eric vi farà ridere a crepapelle, ma non perché gli hanno affibbiato un ruolo da macchietta, ma perché è un ragazzo eccezionale, lo amerete dal primo episodio fino alla fine.
Nell’attesa che finalmente arrivi la terza stagione, di cui per ora sappiamo solo alcune cose interessanti che potete leggere qui, è sempre una buona occasione dare a rivedere qualche puntata.