The Lost Daughter di Maggie Gyllenhaal, alla sua prima regia, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia

Maggie Gyllenhaal esordisce alla regia con The Lost Daughter e lo fa incontrando l’autrice italiana più complessa, discussa, ammirata e letta del nostro Paese. Elena Ferrante e La figlia oscura, tra i romanzi della misteriosa scrittrice napoletana più complessi è oscuri (ma del resto quale dei suoi libri non lo è?).

In apparenza le due donne, Gyllenhaal e Ferrante non hanno nulla in comune ma forse proprio per le differenze che intercorrono fra due persone così distanti che può saltare fuori un prodotto interessante.
Ma andiamo per gradi, La figlia oscura è uno dei romanzi antecedenti a L’Amica geniale, pubblicato nel 2006 quando Lenu e Lila non avevano ancora preso vita sulla carta, ma potremmo dire che in qualche modo il personaggio di Elena Greco è in nuce già in questo romanzo e nella sua protagonista Leda, insegnante divorziata con due figlie.

The Lost Daughter

Le storie più complesse iniziano con un pretesto semplice e quello di La figlia oscura inizia con le figlie di Leda che raggiungono l’ex marito di lei in Canada. La madre dovrebbe sentirsi frustrata, triste per essersi separata dalle figlie eppure si trova a provare un sentimento che non dovrebbe esistere: è sollevata.
Questo il pretesto per andarsene al mare, in un paesino del sud dove incontra i tipici animali da spiaggia, personaggi ameni dai quali cerca di tenere le distanze e che ben presto si rivelano poco rassicuranti, scatenando una serie di eventi allarmanti.

Ebbene si parte da qui, essenzialmente la sinossi di The Lost Daughter è la stessa con alcune differenze che, ammetto, sono risultate disturbanti.
Leda è vive in America e va in vacanza in Grecia. Tutta la tipica napoletaneità (quella brutta sporca e cattiva) che si vede nei romanzi della Ferrante e che costituisce un altro personaggio si è persa completamente.
Ci sono sprazzi di italiano poiché Leda lo ha studiato ma a parte questo null’altro.

The Lost Daughter

Restano i temi fondanti del romanzo, quelli che reggono il film di Gyllenhaal. Essere madre non vuol dire essere votate ai figli e dimentiche di se stesse. Ci sono molti sentimenti contraddittori che una donna prova quando è madre e non tutti fanno rima con l’amore.
A volte risentimento e frustrazione misti ad alcune forme di odio e violenza possono caratterizzare il mare di sentimenti che prova una madre.

Cosa c’entrano odio e violenza? A volte quando una donna si sente schiacciata e sopraffatta, totalmente assorbita dalla vita della prole si perde, non si riconosce e finisce per fare cose che procurano dolore a se stessa e alla famiglia.
La Leda del film, interpretata da Olivia Colman è così e mentre cerca di godersi la vacanza in Grecia incontra, suo malgrado, una famiglia molesta alla maniera Ferrante.
Tutto inizia con una festicciola di compleanno in spiaggia, una bambina si smarrisce (altro elemento che tornerà nei romanzi seguenti), viene ritrovata ma si perde la sua bambola (altro oggetto che ritroviamo nei libri della Ferrante, proprio nell’Amica geniale) e la bambola diventa anche in questo caso un filo rosso che unisce più personaggi, un pretesto, un motore per la storia; proprio come accade per Elena e Lila.

Viene da pensare, quindi, che la regista si sia ispirata a più libri della Ferrante e non solo a quello dichiarato, oppure che sia la Ferrante a riprendere spesso alcuni temi. Sta di fatto che malgrado il trasferimento della vicenda in Grecia, si riconosce l’essenza di Elena Ferrante e Olivia Colman ha saputo cogliere tutte le sfumature, sia luminose che oscure di Leda.

The Lost Daughter

La storia di The Lost Daughter si muove tra passato e presente, fra quello che accade al mare e quello che è accaduto nel passato di Leda dove vediamo il rapporto con i figli, quello con il marito e la sua vita sessuale.
Le due storie, tuttavia, sono intrecciate così bene da sembrare quasi parallele e non l’una il passato dell’altra. Questa confusione di piani, voluta ed efficace, è presente anche nel romanzo.
È come se ci fossero due Leda simultaneamente. Elena Ferrante prima e Maggie Gyllenhaal dopo hanno saputo raccontare i lati oscuri e quelli chiari di una madre, ma più in generale di una donna.