Clickbait: la serie thriller Netlix che imita (non benissimo) Black Mirror

Serie targata Netflix, creata da Tony Ayres e Chrstian White, Clickbait rimanda tantissimo all’universo già visto di Black Mirror, soprattutto all’episodio di apertura della serie (Messaggio al Primo Ministro), aprendo la narrazione con una situazione che sa di interessante e di già visto: un video, che appare in rete, mostra un uomo, Nick (Adrian Grenier) con un cartello in mano “Io abuso donne. A 5 milioni di visualizzazioni morirò”. Da questa premessa partiranno le indagini della sorella Pia (Zoe Kazan), della moglie Sophie (Betty Gabriel) e del detective Roshan Amiri (Phoenix Raie) per ritrovare l’uomo scomparso. La cornice delle ricerche sarà ovviamente la rete, come rimanda anche lo stesso titolo (il clickbait, “esca da click”, è una pratica attraverso cui fare cliccare l’utente su un link attraverso l’inganno o il sensazionalismo), con riflessioni sul suo utilizzo e sulle sue implicazioni, senza mai brillare di particolare originalità.

clickbait

La narrazione degli eventi è resa interessante dal continuo passaggio di testimone da un personaggio all’altro, mostrando poco alla volta le tessere di un puzzle basato sul colpo di scena e sullo stupore, che solo in pochi casi riesce nell’intento di creare una tensione culminante negli occhi sbarrati dello spettatore. Se da una parte la frammentazione della storia e l’uso abbastanza accurato dei cliffhangher, con diversi punti di vista e salti temporali che aiutano nel ritmo altrimenti troppo diluito, dall’altro alcune soluzioni e personaggi vanno a banalizzare eccessivamente la trama (a titolo di esempio: il reporter senza scrupoli a caccia dello scoop per fare carriera), che poteva offrire diversi spunti di riflessione.

In Clickbait, numerosi sono i discorsi sul digitale e i suoi rischi, sull’impatto che ha sulla vita delle persone al di fuori della rete e sugli strascichi che si porta dietro, tra le opinioni feroci di persone nascoste dietro l’anonimato e fake news volte a fare notizia, ma tutto questo si perde nell’aria, risultando fine a sé stesso, senza mai giungere a riflessioni interessanti o critiche. La serie si sforza di essere attuale, ma risulta più come un saggio scolastico svolto per ottenere la sufficienza.

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Clickbait resta una serie che si lascia guardare, con intenti chiaramente più alti di quelli che riesce realmente a raggiungere, che tiene insieme abbastanza bene i suoi otto episodi grazie a un ritmo sostenuto e colpi di scena non sempre centrati, ma lascia abbastanza indifferenti sul finale e non approfondisce più di tanto le tematiche che sceglie di mettere in campo, trattate decisamente meglio altrove (basti pensare alle prime stagioni di Black Mirror o a diversi di Film di Cronenberg), ma che tutto sommato finisce per essere una serie sufficiente.