Only Murders in the Building: la serie tv Disney+ con Steve Martin è un mix tra mistero, commedia e classe

C’è una nuova serie su Disney+ e sembra essere molto interessante: Only Murders in the Building è approdata da poco sulla piattaforma di streaming e ha già conquistato molti spettatori. I primi due episodi sono usciti il 31 agosto in contemporanea con gli USA, mentre i successivi usciranno una volta a settimana, di martedì.

La serie si presenta come un giallo-commedia ed è incentrata su tre vicini di casa che, per uno scherzo del destino, si ritrovano a indagare insieme sulla misteriosa morte di Tim Kono, un altro condomino. La polizia ha individuato nel suicidio la causa della scomparsa dell’uomo, ma i tre inquilini non ne sono convinti e iniziano così una loro personale indagine sul presunto assassino, spinti dalla passione per l’investigazione e la ricerca della verità. Charles, Oliver e Mabel, questi i nomi dei tre protagonisti, decidono inoltre di documentare le loro imprese da Sherlock Holmes in un podcast, cercando di raggiungere un pubblico di entusiasti come loro.

Only Murders in the Building ha già ottenuto un discreto successo di pubblico e critica, ricevendo molte recensioni entusiaste. Ma qual è il segreto dietro la riuscita di questa serie? Buona parte del merito di aver attirato molti curiosi va al cast dei protagonisti, a partire dall’immenso Steve Martin nei panni di Charles-Haden Savage, passando per Selena Gomez come Mabel Mora e arrivando infine al commediografo, attore e scrittore Martin Short dietro il personaggio di Oliver Putnam. Il connubio generazionale è riuscito ad attirare spettatori di tutte le età, interessati a scoprire il risultato di questa particolare equazione. Ebbene, nessuno è rimasto deluso: il trio funziona alla perfezione e riesce a confezionare sketch divertenti e mai banali.

Only Murders in the Building

I caratteri dei protagonisti riescono fin da subito a mescolarsi senza difficoltà, e ogni interazione avviene con grande naturalezza. Non succede mai di vedere l’attore oltre il personaggio, ma sempre e solo Charles, Mabel e Oliver. I tre detective improvvisati funzionano grazie ai loro caratteri complementari e scambi di battute brillanti.

La leggerezza della serie è sicuramente ciò che la rende scorrevole fin da subito, ma dietro di essa si nasconde una profondità ancora tutta da scoprire nelle storie dei protagonisti. Ognuno di loro ha un passato tormentato, ferite ancora aperte che continuano a sanguinare, e il podcast di omicidi tramite il quale si conoscono è la loro valvola di sfogo in una vita solitaria e difficile. In particolare, il personaggio di Mabel appare come il più complesso, connesso a Tim Kono da un legame avvolto nel mistero e risalente a un tempo non troppo lontano. Né Charles né Oliver sono a conoscenza del segreto di Mabel, la quale nasconde il suo legame con la vittima sia per paura di essere accusata dell’omicidio, sia per nascondere avvenimenti dai contorni oscuri. La vera natura del suo rapporto con Tim Kono è ancora sconosciuta, ed è chiaro che ci sia ancora molto da scoprire. Questo, assieme ovviamente al mistero dell’omicidio, è il carburante principale della serie.

Fonte: Tell-Tale TV

Come ogni giallo che si rispetti i colpi di scena sono sempre dietro l’angolo. Nonostante l’intreccio sia semplice, la serie riesce a tenere incollati allo schermo per scoprire come evolverà la storia e quali altri segreti verranno svelati. Fatta esclusione per alcuni flashback sul passato di Mabel e il suo rapporto con Tim Kono, i fatti vengono narrati in modo lineare (al contrario, ad esempio, di produzioni come Cruel Summer), seguendo la produzione del podcast da parte dei tre e le loro progressive scoperte. Non c’è nulla di male in questo: anche molti dei grandi classici del giallo non hanno chissà quale intreccio.

È vero, Only Murders in the Building non offre nulla di originale a livello di trama e narrazione. I meccanismi della serie non sono innovativi, tantomeno la situazione raccontata e nemmeno l’identità dei protagonisti, se vogliamo dirla tutta. Tutto questo passa però in secondo piano quando c’è alchimia tra i personaggi e si riesce a mantenere alta l’attenzione per il mistero. Recuperare i tratti caratteristici dei crime non è un… crimine nel momento in cui si riescono a sfruttare alla perfezione e ad adattarli ai palati di una nuova schiera di fan. Al contempo si ottiene il benestare dei vecchi appassionati, sempre bramosi di nuovi misteri da risolvere. È anche questo a far apprezzare così tanto la serie: l’essere coinvolti nell’indagine, scoprendo i pezzi del puzzle assieme ai protagonisti. Spesso infatti, quando si sceglie una narrazione con narratore onnisciente, c’è il rischio di “escludere” lo spettatore, rendendolo passivo. In questo tipo di gialli, invece, il mistero può essere risolto da chiunque, come se si trovasse lì con gli investigatori.

Only Murders in the Building

E così nei primi tre episodi ci si ritrova a raccogliere indizi con l’improvvisato trio, approfondendo la conoscenza di ciascuno di loro. Charles è un attore che ormai ha fatto il suo tempo, protagonista di una vecchia serie di successo che ora vive solo e odia socializzare. Oliver è un regista di Hollywood ormai al verde e dimenticato dallo show business a causa dei suoi insuccessi, ma ancora acceso dalla fiamma dei riflettori. Infine Mabel, giovane donna dal passato travagliato del quale si sa ancora poco. Dai primi episodi apprendiamo che la donna aveva un rapporto particolare con Tim Kono, spezzatosi in seguito a un orribile incidente che ha coinvolto la loro amica Zoe. Mabel faceva infatti parte di un quartetto di amici appassionati di investigazioni, coi quali ha trascorso tutta l’adolescenza. Dopo la morte di Zoe tutto è cambiato, causando lo scioglimento del gruppo e separando le strade dei 4. Mabel, ora, sta cercando di contattare Oscar, il quarto componente del gruppo ed ex ragazzo dell’amica, per comprendere quali segreti si celano dietro la morte di Tim.

Only Murders in the Building

Charles e Oliver sono del tutto ignari di questa storia, e assieme alla ragazza cercano di raccogliere indizi per scoprire l’identità dell’assassino. Per il momento pare che la serie abbia scelto di dedicare ogni puntata ad un inquilino del palazzo, quello verso il quale sono orientati i sospetti dei tre. Al termine della puntata, però, c’è sempre un colpo di scena pronto a cambiare le carte in tavola e indirizzare il trio verso un’altra pista. L’ultima manciata di secondi della terza puntata sembra aver spostato l’attenzione di Oliver verso Sting (sì, avete capito bene: il cantautore è un inquilino del palazzo e guest star della serie): il musicista sembra aver avvelenato il cane dell’uomo dopo un diverbio avvenuto in ascensore, come vendetta per, a suo dire, la maleducazione dell’animale.

Di carne al fuoco ce n’è, e siamo tutti curiosi di scoprire come evolveranno le indagini. Per ora è un po’ difficile avanzare delle ipotesi con un certo grado di sicurezza, ma in fondo siamo solo al terzo episodio di dieci, quindi c’è tutto il tempo per farsi sorprendere da altri colpi di scena. Non ci resta che aspettare il prossimo episodio per rimetterci i cappellini da investigatori e afferrare la lente d’ingrandimento: i segreti del palazzo aspettano!