For the sake of peace, proiezione speciale al Festival di Cannes. Recensione

Il primo giorno della 75a edizione del Festival di Cannes è iniziato con la proiezione speciale del film For the sake of peace diretto da Christophe Castagne, Thomas Sametin.

For the sake of peace

Il documentario ci mostra il Sud Sudan, il paese più giovane del mondo e definito dalla voce narrante tra i più violenti in Africa a causa delle faide interne. Il Sud Sudan, infatti, è in guerra con se stesso, con oltre 350.000 persone uccise dal suo inizio nel 2011. Malgrado questo lato oscuro del Paese e i continui conflitti interni il film ci racconta una una speranza che viene dalla determinazione di giovani donne e uomini che si rifiutano di rinunciare alla pace e lottano per essa.

Gatjang, un arbitro in un campo profughi di Juba, si serve dello sport per trasmettere la cultura della pace ai bambini e ai giovani delle tribù avverse. C’è poi Nandege, un giovane madre, diventa una mediatrice per la pace di successo che ha affrontato contro ogni previsione un conflitto letale che da generazioni si oppone alle comunità della Valle del Kidepo.

Attraverso le loro storie veniamo così a conoscenza di un mondo segnato dal dolore e dalle perdite della guerra ma che nonostante tutto non perde la fame di vita e la speranza in un mondo migliore. Ciò che traspare dai diversi racconti che popolano il suggestivo paesaggio del Sudan sono le storie abitate da persone diverse tra loro ma accomunate dalla voglia di cambiamento.

La metafora del calcio e lo sport stesso come strumento costituiscono la giusta chiave di lettura di un contesto come quello della guerra civile. Il calcio è lo sport unificatore per eccellenza ed è la dimostrazione che attraverso una sana competizione ci si confronta con l’altro attraverso il gioco e non attraverso la guerra.

For the sake of peace ci permette di acquisire consapevolezza dei percorsi aperti alla nostra umanità perché il film risuona attraverso sfondi e confini.

C’è da sottolineare un aspetto importante di questo documentario, ogni personaggio e la relativa storia che racconta potrebbero costituire un film a parte. La storia di Nandege per esempio è quella di una giovane madre che lotta per lasciare un mondo migliore a sua figlia e quella di Gatjang a sua volta potrebbe costituire un intero film sul valore dello sport.

Se da un lato questo aspetto è interessante, dall’altro dà inevitabilmente un senso di incompletezza al film che sembra per questo restare in superficie.

LEGGI ANCHE – > Kobane calling on stage al Bellini di Napoli, per non dimenticare e per riflettere sul presente. Recensione

Il film ha rappresentato l’avvio ufficiale (per la stampa) del Festival di Cannes 2022, iniziando di fatto la prima giornata della kermesse che si aprirà con il film di apertura di Michel Hazanavicius, Coupez! tra i più attesi di questa edizione.