Triangle of Sadness se la gioca a suon di risate in competizione al Festival di Cannes. Recensione

Triangle of Sadness di Ruben Östlund noto per The Square, Play e Forza maggiore torna con una commedia presentata nella selezione ufficiale del Festival di Cannes, in competizione quindi con gli altri concorrenti e se la gioca a suon di risate e un mucchio di momenti grotteschi, folli e inaspettati.

Il film non è mai quello che sembra, se inizialmente si presenta come un rimando a Zoolander poiché la scena iniziale si apre durante un casting di modelli, ben presto scopriamo che questa scena è solo un’introduzione al protagonista, un giovane modello che se la cava ma non ha ancora sfondato e che ha appena iniziato a uscire con una ragazza bellissima, modella anche lei e giovane influencer.

I due sono a cena insieme e discutono su chi debba pagare il conto, ecco che viene messo in discussione il ruolo dell’uomo che deve sempre pagare la cena ed è proprio lui a sollevare il problema quando nota che lei non ci prova neppure a pagare il conto.

Questa discussione grottesca, comica e a tratti imbarazzante tra i due sembra apparentemente insignificante rispetto a quanto vedremo dopo nel film ma in realtà mette in discussione i ruoli dell’uomo e della donna in una relazione e ironizza sul femminismo o sedicente tale che vorrebbe la donna indipendente, forte e autonoma e però vuole anche farsi pagare la cena.

Questo uno dei tanti capovolgimenti che vedremo nel film e subito apparirà evidente come in discussione vi siano le leggi della società, il confronto tra ricchi e poveri e la lotta di classe. Si parte dalla coppia, i cui ruoli vengono messi in discussione, per poi allargarsi sempre di più, attraverso rocambolesche situazioni, passando per una tipica situazione da ricchi, una crociera in yacht dove ogni situazione “da ricchi” viene derisa e ribaltata per arrivare all’essenza della vita con un naufragio in cui non vi sono più differenze.

Naturalmente niente in questo film resta al suo posto e il capovolgimento di situazioni e ruoli sociali è una caratteristica del regista. Tutto è bizzarro e assurdo e lo è nella misura in cui ci siamo abituati a cose che consideriamo normali ma che forse normali non sono, come le differenze di classe ancora molto radicate nel ventunesimo secolo, un certo edonismo insieme a una certa superficialità, l’incapacità di comunicare tra di noi e di essere in contatto con la natura.

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A proposito di tutto questo i due protagonisti della vicenda al ristorante altro non sono che un pretesto per dire tutto questo. Malgrado il litigio al ristorante il loro rapporto va a vanti e li ritroviamo in crociera di lusso su uno yacht dove nel giro di una sola sera succede il caos; non anticipo nulla perché rovinerei la sorpresa ma quello che posso dire è non ci si annoia mai e sarà così fino alla fine, quando nella terza parte la situazione si sposta su un’isola deserta.

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Sicuramente tra i film della selezione ufficiale è il più originale e per il suo essere pungente e ironico lo rende qualcosa di diverso nel panorama dei film proposti in questa edizione.