Les Amandiers di Valeria Bruni Tedeschi, un film sull’amore per il teatro nella selezione ufficiale di Cannes. Recensione

Valeria Bruni Tedeschi, questa volta nella veste di regista porta, nella selezione ufficiale di Cannes un film sull’amore per il teatro e per l’arte in generale: Les Amandiers.

Siamo alla fine degli anni Ottanta a Parigi e un giovane gruppo di attori viene ammesso alla scuola di Les Amandiers, il prestigioso teatro la cui scuola è diretta da Patrice Chéreau. L’esperienza si rivela importante per la loro crescita e per l’avvio di quella che tutti sperano essere una brillante carriera. Dal momento in cui varcano la soglia dell’Accademia di recitazione imparano, recitano, amano, vivono esperienze appassionanti, felici e terribili allo stesso tempo mentre provano a mettere in scena la loro prima tragedia.

Il titolo in inglese del film è Forever Young e non potrebbe essere più azzeccato perché i protagonisti di questo film corale nostalgico e romantico, sono tutta vita, sono giovani, sono spensierati e stanno per toccare con mano la vita vera, dentro e fuori la scena.

Il film è un perfetto esempio di coming of age durante il quale i protagonisti da acerbi diventano maturi e scoprono qualcosa in più sulla vita, e lo fanno su due livello quello del teatro che la vira la rappresenta e quello della realtà che abitano, fatta di gioie e dolori e dove per altro si scontrano con le brutture della seconda metà degli anni ottanta quando l’Aids aveva già ucciso milioni di persone.

I protagonisti non stanno mai fermi, tutto il film è un film che non sta mai fermo, accade continuamente qualcosa e la fame di vita dei protagonisti, la passione per l’arte e il sogno di fare arte pulsano vita e emozioni dall’inizio alla fine.

Questo è un film che sicuramente parla a tutti, ma soprattutto mi sento di dire che è un film che parla a tutti quelli che a vent’anni volevano o vogliono fare arte e il primo giorno che hanno messo piede nella scuola dei loro sogni, il sacro luogo in cui tutto era possibile hanno sentito quella stretta allo stomaco, le farfalle che senti solo quando sei davvero innamorato.

La nostalgia e la familiarità, infatti, sono i due sentimenti che ho provato guardando Les Amandiers, mi sono ricordata dei miei vent’anni e della passione che muoveva tutto il mio mondo in funzione di un’unica e sola stella polare, il Cinema nel mio caso, il Teatro per i protagonisti del film, l’Arte per chiunque ami questo mondo e voglia abitarlo.

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Gli interpreti tutti, con la presenza di Louis Garell nei panni di un regista teatrale sono originali e diversi, con spiccate personalità e così veri dentro il mondo costruito da Bruni Tedeschi che quasi sembra di assistere a un “documentario” girato veramente negli anni ottanta. Allo stesso tempo siamo fuori dal contesto storico perché questa storia poteva accadere anche all’alba degli anni 2000 oppure oggi, nel nostro contemporaneo.

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Sicuramente Valeria Bruni Tedeschi ha voluto realizzare un film per ricordare i tempi in cui era una giovane attrice in erba e così facendo ha ricordato anche a noi i giorni in cui immaginavamo il futuro. Il risultato è un film bello e soddisfacente che non lascia sospesi e tira bene tutte le linee della narrazione fino alla fine.