Marcel!, Jasmine Trinca esordisce alla regia. Proiezione speciale al Festival di Cannes. Recensione

Marcel! è l’esordio alla regia di Jasmine Trinca che passa dietro la macchina da presa per raccontare una storia tutta al femminile e un complesso rapporto madre – figlia. Ancora una volta tornano le questioni familiari in questa 75a edizione del Festival di Cannes e anche il film di Trinca, Marcel! non è da meno, in proiezione speciale per la Croisette.

Una bambina soffre di insonnia, non dorme mai, vive con sua madre (Alba  Rohrwacher) artista di strada, distratta e incurante dei bisogni della figlia, con loro il cagnolino Marcel. La bambina ama sua madre ma quest’ultima ama di più di chiunque il piccolo Marcel.

Un giorno Marcel fugge e la madre non so dà pace nel disperato tentativo di trovarlo. Prova con I ching, il pendolo e altri metodi, finché il cane viene ritrovato morto.
Marcel era la star dello spettacolo di strada che la madre proponeva ogni giorno agli spettatori passanti.

In questo quadro grottesco e drammatico Giovanna Ralli con poche sapienti pennellate interpreta la nonna, una nonna che balla, sogna e vive nella memoria del padre della bambina, un pittore sempre allegro, così come lo descrive la nonna, bello come il sole e sempre sorridente. Di lui non sappiamo altro se non i pochi dettagli che ci riserva il racconto della nonna.

Tutto è bizzarro, tutto è surreale, siamo fuori dal tempo, i personaggi stessi sembrano fermi in una sorta di eternità in cui non si ha percezione dello scorrere del tempo. Lo stesso Marcel continua a esistere in una forma o nell’altra insieme a loro.

Dopo la morte che da avvio alla storia madre e figlia lasciano la periferia per un viaggio, dirette a un festival di artisti di strada, la figlia spera che la madre si leghi di più a lei e ce la mette tutta per piacere, partecipando anche al numero nelle vesti di Marcel e suona il sax ma niente di quello che fa serve a molto.

Il film è chiaramente sullo stile del road movie e in qualche modo rimanda a La strada di Federico Fellini. Beninteso, il riferimento è per le atmosfere e non per l’argomento oppure lo stile che naturalmente presentano qualcosa di acerbo e già visto, dopotutto si tratta di un’opera prima da regista e per essere tale le basi sono anche buone, ma forse il film non decolla mai davvero.

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Va detto che il cast è importante, a parte le protagoniste e Giovanna Ralli, abbiamo la partecipazione di Valeria Golino e Paola Cortellesi. I personaggi maschili sono volutamente assenti, in sordina, perché Jasmine Trinca ha voluto fare un film femminile a tutto tondo, mostrandoci diversi tipi di donna e diversi modi di fare arte, di vivere la vita, da donna.

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I temi di cui parla il film sono chiari, si affronta il discorso dell’alienazione reciproca, solitudini profonde, estraneità con il resto del mondo. Perché nulla è più complesso che essere sinceri negli affetti più stretti, a partire da se stessi. E dunque può servire la mediazione dell’arte per sciogliere durezze e incomprensioni. Perché “all’arte si deve la vita”.